Sla, il male comune di agricoltori e calciatori: la causa potrebbe essere l’acqua. Ecco il caso di Como

Inchiesta Novità da uno studio scientifico sulla malattia. Avrebbe un ruolo anche l’irrigazione dei campi di calcio: «Molti casi tra chi giocava in stadi vicini al lago o al fiume»

I casi di Sla, la sclerosi laterale amiotrofica - terribile malattia che può portare alla completa paralisi - sono molto più numerosi in alcune zone del mondo e nelle categorie professionali di calciatori e agricoltori. Che cosa hanno in comune le persone che vivono in queste aree, i calciatori e gli agricoltori, e nello specifico le squadre con il maggior numero di casi? Un team di ricercatori italiani ha lavorato per rispondere al delicato quesito e ha formulato un’ipotesi: l’acqua.

Un triste primato

Il tema tocca da vicino anche Como, visto che proprio la società calcistica lariana detiene il triste record di ex calciatori morti per Sla, ben 6: Celestino Meroni, Maurizio Gabbana, Albano Canazza, Adriano Lombardi, Piergiorgio Corno e Stefano Borgonovo. In passato, come si ricorderà (il nostro giornale segue da tempo l’argomento), un’inchiesta coordinata dal magistrato Raffaele Guariniello aveva messo sotto la lente d’ingrandimento i pesticidi usati per trattate l’erba dei campi di gioco, mentre altri studi si erano soffermati sulla possibile correlazione con il gran numero di traumi o con l’assunzione frequente di antinfiammatori. Tutte strade che non hanno condotto a risultati certi. Ora ecco un nuovo lavoro scientifico, che cita in modo esplicito il “caso Como”. Gli autori sono Giuseppe Stipa (ospedale di Terni) e gli esperti dell’Istituto superiore di sanità Antonio Ancidoni, Guido Bellomo e Nicola Vanacore e il loro lavoro - pubblicato sull’autorevole rivista “Annals of Neuroscences” attribuisce un possibile ruolo determinante alle cosiddette acque grezze.

La sfida dei ricercatori, da anni, è proprio quella di individuare i possibili fattori ambientali capaci di aumentare - quando associati alla predisposizione genetica - il rischio di ammalarsi di Sla. Il corposo studio dei professionisti descrive numerosi “cluster” osservati in passato e legati all’utilizzo di acqua grezza, detta in parole semplici un numero molto più alto di malati in zone (Indonesia, Giappone, Stati Uniti) in cui la popolazione beveva acqua da pozzi privati e acqua prelevata da fiumi ricchi di batteri, tossine, metalli pesanti e altre sostanze. Una relazione positiva tra il rischio Sla e l’uso di pozzi per l’acqua potabile è stata riscontrata anche nel nord Italia, mentre si parla soprattutto di pozzi privati per l’irrigazione nel Mezzogiorno.

L’analisi

«Abbiamo descritto un’associazione statisticamente significativa - scrivono gli autori dello studio - tra l’uso di acqua non trattata e la Sla». Il lavoro agricolo e il mondo del calcio possono essere inclusi in questa ipotesi. E non è tutto: lo scenario ben si sposa anche con il fatto che il maggior numero di ex calciatori con Sla sia stato registrato - sottolineano gli stessi autori - nel Como e nel Lecco (squadre che usano stadi vicini al lago, rispettivamente 6 e 4 i casi), nel Genoa e nella Sampdoria (stesso stadio, il Ferraris, vicino al fiume Bisagno, hanno avuto rispettivamente 4 e 5 casi) e nella Fiorentina (stadio Franchi, vicino all’Arno, 4 i casi).

«I rapporti di incidenza per queste cinque squadre di calcio sono i più alti tra tutte le squadre e risultano statisticamente significativi - si legge - I campi di calcio vengono spesso irrigati, anche tra il primo e il secondo tempo di una partita e sarebbe molto importante sapere con quale acqua venivano e vengono ancora trattati i campi». «Potrebbe esserci - è la conclusione - una relazione tra il calcio, il terreno e l’acqua non trattata che dovrebbe essere studiata ulteriormente. In particolare va approfondita la presenza di sostanze tossiche (metalli pesanti, solventi, pesticidi e fungicidi) o di cianobatteri e delle loro tossine nell’acqua non trattata». L’elemento decisivo insomma non sarebbe l’acqua in quanto tale, ma il fatto che attraverso di essa l’organismo umano verrebbe esposto a sostanze che possono essere coinvolte nel meccanismo che porta all’insorgenza della Sla, sommandosi a una predisposizione genetica.

A suffragare quella che, lo ribadiamo, per il momento è un’ipotesi da approfondire, c’è anche il fatto che in un precedente lavoro scientifico il rischio di ammalarsi di Sla era stato collegato, nel New England, alla presenza di un corpo idrico nel raggio di 2 miglia e allo svolgimento di sport acquatici (vela, canottaggio, kayak e, più frequentemente, sci nautico).

C’è da augurarsi che il lavoro appena pubblicato possa costituire un passo avanti nella comprensione dei meccanismi che portano a sviluppare la Sclerosi laterale amiotrofica, malattia considerata rara ma che colpisce in Italia oltre mille persone all’anno.

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