Sos apprendimento. Nella scuola comasca ci sono 5.400 casi

Numeri in crescia Gli alunni con lcertificazione Dsa sono il 10% del totale, mentre la media nazionale è 7%. L’incidenza maggiore si registra alle superiori

Il 10,2% degli studenti comaschi soffre di disturbi specifici dell’apprendimento. Questo il dato elaborato dall’ufficio statistica del ministero dell’Istruzione riferito agli alunni con Dsa, partendo dalle elementari e fino alle superiori, nell’anno scolastico 2022/2023. Su un totale di 52.869 studenti, 5.404 si sono sottoposti a una valutazione specialistica (tramite Asl di riferimento, specialisti privati o strutture accreditate) da cui è emersa una diagnosi di dislessia, disgrafia, disortografia o discalculia.

Si parla di un 5,46% alla scuola primaria (913 bambini su 15.774), 11,94% alle medie (2012 su 16.851 ragazzini) e 12,5% negli istituti superiori (5.404 su 20.224). Numeri preoccupanti nella nostra provincia, se si pensa che la media nazionale si ferma “solo” al 7%.

L’incremento

Una crescita che sembra non volersi arrestare: nel 2012 i ragazzi comaschi con Dsa erano 2.370, nel 2017 in salita a 3.909, nel 2019 sono arrivati a 4.367, fino agli attuali 5.404. In undici anni, sono più che raddoppiati. Una situazione non semplice da gestire, sia a livello familiare che scolastico: presidi, professori, psicologi e pedagogisti lavorano a stretto contatto per dare un supporto alle famiglie e offrire ai ragazzi tutti gli strumenti necessari per continuare al meglio il loro percorso scolastico.

Dall’iperattività al panico

«Invece di andare avanti, si va indietro – ammette Cinzia Zorino, referente dell’Associazione italiana dislessia (sezione di Como) per l’area progetti e formazione nelle scuole e coordinatrice di Studio facile dalla A alla Z – Non è solo un discorso di Dsa, ma anche tutto quello che viene insieme: disturbo dell’iperattività, attacchi d’ansia e di panico, soprattutto dopo la pandemia. Per avere la certificazione Dsa, il costo varia a seconda dei centri: si va dai 480 euro fino a più di 800 euro. Sono tanti i casi e la situazione è preoccupante. Solo nel nostro laboratorio, abbiamo 200 bambini iscritti per la provincia di Como che vengono a imparare il metodo di studio e l’utilizzo degli strumenti compensativi informatici: prima della pandemia erano 30».

Basta questo per capire come la situazione stia peggiorando di anno in anno. «Con questi numeri, andrebbero ripensati la didattica e l’insegnamento – è la considerazione di Silvana Campisano, preside del Caio Plinio - Come organizzazione dei tempi e metodologia, forse va rivisto l’approccio. C’è anche una mancanza di motivazione all’apprendimento e una dispersione scolastica molto alta e non credo sia solo una questione di poca voglia di studiare. Il problema è che non conosciamo bene i giovani, non sono mai al centro dell’attenzione: non li sappiamo ascoltare e così non si ha futuro».

Una situazione simile in tutti gli istituti, statali e paritari. «I numeri sono decisamente in aumento, è un dato oggettivo – conferma anche Cristina Caprani, dirigente scolastica delle Canossiane – C’è un buon numero di studenti con Dsa in ogni classe, in qualsiasi percorso di studio. E sono grandi fatiche per questi ragazzi, rispetto anche solo a generazioni di quindici anni fa. Da segnalare che, a volte, non ci si accorge subito perché capita che alla primaria compensino da soli, trovando strategie di apprendimento. Ma quando le fatiche aumentano, poi la diagnosi arriva».

«Casi in aumento anche da noi rispetto al passato, ma non in modo esponenziale – è il commento di Matteo Ciastellardi, del Cfp di Albate – è comunque necessario far intervenire esperti, che diano una mano agli educatori».

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