«Turismo, situazione sempre più difficile. Como faccia presto»

Il dibattito Matteo Montebelli (Touring): «Gestire viabilità e mobilità per allentare la concentrazione» - Barbara Marcotulli: «Esperienza da visitatrice già non più esaltante, urgente affrontare il problema»

Il tema dell’overtourism non è legato solo a un dato numerico, ma alla variabile della concentrazione delle presenze, e investe tutta una serie di politiche, in primo luogo quelle relative alla mobilità e alla viabilità. Ne è convinto Matteo Montebelli, responsabile dell’Area ricerche e pubblicazioni del Centro Studi del Touring Club Italiano.

Leggi anche
Leggi anche

«Non possiamo ricondurre il problema solo a un dato quantitativo assoluto - dice - È più significativo sapere quante persone ci sono in un dato luogo, e quanto più il luogo è ristretto tanto più le ricadute sono problematiche».

I dati provinciali

I dati calcolati su base provinciale - per esempio quelli utilizzati dall’istituto Demoskopika per il recente studio sulla pressione dell’overtourism sulle diverse zone del Paese, studio che ci vede in una fascia “moderata” con città come Siena e Padova - secondo l’esperto del Touring «non tengono conto delle diverse sfumature, invece vanno sempre ricondotti alla quantità di spazio e a periodi di tempo definito. Su questa base le azioni che si possono intraprendere sono più o meno semplici a seconda dei contesti. Per esempio, solo in certe situazioni, come Venezia o le Cinque terre, è pensabile di chiudere l’area considerata e modulare l’accesso con prenotazioni o ticket».

Per esempio agendo sul prezzo di un mezzo di trasporto in base alla stagionalità o al giorno, riuscendo così a diluire la concentrazione in un momento particolare: «Ma in altre situazioni questa leva non c’è, se parliamo di uno spazio pubblico molto accessibile diventa molto più complicato pensare di poter controllare i flussi».

Per Montebelli buona parte delle problematiche riguardano la gestione degli spazi pubblici: «Può funzionare l’aumento della pedonalizzazione: se c’è congestione sul lungolago si aumenta lo spazio a disposizione dei pedoni in modo che la congestione si allenti. Bisogna interrogarsi sul tipo di destinazione che voglio - più pedoni o più auto? - e lavorare in quel senso nella gestione degli spazi».

La conformazione del territorio e della città - Como ne è un esempio - può rendere particolarmente complicato questo tipo di approccio: «Ma nei casi limite - continua Matteo Montebelli - si possono prevedere delle navette. Il tema dell’overtourism si inquadra in quello più generale della gestione delle destinazioni, non solo per quanto riguarda i turisti ma anche i residenti. Questo prima ancora di prendere in considerazione i provvedimenti limite come quello del ticket: il mio consiglio è ripensare la gestione della mobilità e della viabilità».

Meglio Lecco?

«Conosco e frequento il lago di Como, anche se ultimamente più sul versante lecchese proprio per le problematiche che affliggono Como», dice Barbara Marcotulli, service designer per il turismo ed esperta di destination consulting. «Proprio per questo, perché l’esperienza del turismo a Como non è più esaltante, è urgente affrontare il problema. È necessario tenere conto della capacità di carico del territorio, tendiamo ad assecondare il turismo e non a governarlo, ci manca una visione sistemica e organica. Non abbiamo idea di che tipo di destinazione vogliamo essere, e a un certo punto sarà troppo tardi».

Manca insomma a Como quella che gli esperti chiamano Dmo, Destination management organization: «Si tende a orientarsi verso la promozione e la commercializzazione invece che concentrarsi sulla capacità di carico. Personalmente non credo che la risposta corretta sia quella di Venezia, quello che di Venezia può essere interessante è che si tratta della prima affermazione di consapevolezza del problema. Mi auguro che sia solo il primo step di una strategia molto più articolata e che faccia da apripista anche per altre destinazioni».

Come hanno fatto notare altri esperti, l’esperienza potrebbe essere interessate anche per i dati che permetterà di raccogliere e che potrebbero essere utilizzati per approntare nuovi modelli di gestione: «Anche Como farebbe bene ad attivarsi subito, è una destinazione splendida, finora meta di uno splendido turismo». Anche perché per Marcotulli, contrariamente a quello che diceva sul giornale di ieri il docente della Bocconi Rodolfo Baggio, «tutti hanno “diritto” di viaggiare: nel senso che il viaggio resta uno degli strumenti di conoscenza più belli, peccato viziarlo con un’esperienza non del tutto soddisfacente a causa delle file per prendere il battello o della mancanza di bagni pubblici».

© RIPRODUZIONE RISERVATA