Sotto ai portici del Crocifisso ci sono sempre più persone senza fissa dimora

Il caso L’accampamento crea allarme igienico sanitario con giacigli, immondizia e alcuni episodi di violenza. Il parroco: «Non cacciamo nessuno, ma il problema c’è»

Como

Senzatetto sotto al Crocifisso, autorità e chiesa cercano una soluzione.

Dopo la fine dell’accoglienza messa in atto durante i mesi invernali in via Borgovico, le presenze in viale Varese aumentano. Ci sono una dozzina di persone stanziali che dormono tra cartoni e coperte, la notte il totale delle presenze arriva anche a una ventina. Con le alte temperature la situazione igienica peggiora, al mattino farsi largo tra i giacigli non è agevole. La sera con il buio molti evidenziano anche timori per la sicurezza. Ci sono stati in effetti alcuni episodi di tensione e violenza, anche in tempi recenti.

Il Crocifisso è uno spontaneo luogo di ritrovo per i senzatetto da tanti anni, fino a qualche anno fa c’era anche molto movimento sotto a San Francesco, oppure in punti più esterni ed isolati, ad esempio dietro alla stazione di San Giovanni.

Assistenza continua

Chiesa e autorità, in costante dialogo, stanno comunque cercando soluzioni per gestire meglio queste persone, il giorno e la notte. Siamo ancora ai primi passi.

«È un percorso ancora embrionale appena iniziato – riferisce don Michele Marongiu, parroco del Crocifisso – C’è stato un primo incontro con le autorità locali in Questura. Il problema esiste, almeno dal punto di vista igienico sanitario, come pure relativamente alla sicurezza. Noi non facciamo sotto ai portici accoglienza. Non suggeriamo ai senzatetto di dormire lì, per terra, perché è chiaro che non va bene. Però è vero che non mandiamo via nessuno». Chiesa e Padri Somaschi, è bene ricordarlo, sono enti caritatevoli. «Non lo facciamo principalmente perché mancano le alternative – spiega ancora il sacerdote –. In città i dormitori sì ci sono, sebbene diversi senzatetto non vogliano entrarci, ma questa gente ha bisogno di assistenza anche di giorno, quando è estate o quando piove. Sono persone che hanno necessità di servizi igienici, di un posto dove lavarsi, dell’acqua da bere». Di un posto dove tenere una valigia e qualche vettovaglia. A proposito di lavarsi e passare la notte nell’area del Pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna, sono segnalate molte presenze che la vigilanza cerca di tenere sotto controllo. Alcuni accedono per andare in bagno, altri provano a chiudere gli occhi sulle panchine della sala d’attesa.

Servono alternative

«Seguirà a breve in Questura un altro incontro – aggiunge Francesca Cabiddu, operatrice del Padri Somaschi da anni impegnata sul tema dell’accoglienza –. Anche con la Prefettura c’è grande collaborazione, quasi quotidiana, quindi quando ci sono situazioni più critiche è giusto interrogarsi e provare a riflettere. Bisogna capire bene la situazione, i numeri, bisogna cercare di affrontare in maniera seria il problema. Perché almeno per l’igiene e la sicurezza un problema si pone. Di contro però servono alternative. Ogni persona lì sotto ha un vissuto difficile e particolare. C’è chi per mille ragioni non vuole entrare in dormitorio. Chi arriva da lontano. Chi ha problemi sociali e mentali. Chi invece ha trovato un lavoro e vorrebbe trovare una soluzione abitativa. Insomma bisogna distinguere, volendo aiutare e risolvere davvero storie complicate. Anche di giorno non tutti i servizi per chi ha bisogno sono aperti sette su sette in settimana».

Una riunione per cercare una soluzione

La questione Crocefisso e l’aumento di queste ultime settimane del numero di senzatetto sotto il porticato della basilica di viale Varese, venerdì sarà oggetto di un incontro che è stato convocato dal prefetto di Como, Corrado Conforto Galli. Dopo l’incontro dei giorni scorsi in Questura, quando il questore Marco Calì ha ricevuto una delegazione dei padri Somaschi e del mondo del volontariato e dell’accoglienza vicino a Caritas, è stata attivata la Prefettura per poter affrontare la problematica «in maniera multidisciplinare», come suggerito dallo stesso questore di Como.

Saranno presenti le istituzioni, i rappresentanti delle forze dell’ordine e i referenti dei progetti di volontariato

In particolare al tavolo al primo piano del Palazzo del Governo di via Volta si ritroveranno, oltre agli esponenti delle varie forze di polizia, i padri Somaschi, esponenti della Diocesi e della Caritas, referenti del Progetto Betlemme e - ovviamente - il prefetto. Saranno presenti per un confronto anche esponenti del mondo del volontariato e del Terzo settore nonché referenti dell’amministrazione comunale. L’intenzione è quella di trovare una soluzione condivisa che tenga conto dell’aspetto legato alla sicurezza e quello relativo all’accoglienza, cercando di capire come riuscire a garantire un aiuto a persone in difficoltà senza trasformare la zona in un dormitorio a cielo aperto.

Il questore: «Lì mai problemi di criminalità»

«L’ho detto anche ai diretti interessati: per risolvere la situazione che si è venuta a creare al Crocefisso dobbiamo trovare un punto di caduta così da garantire sì la fermezza, ma senza che questa sia mai disgiunta dall’umanità». Tra i tanti dossier sul suo tavolo il questore di Como, Marco Calì, da qualche giorno ha anche quello della basilica di viale Varese.

«Ovviamente eravamo a conoscenza della situazione, ma su quel punto - spiega il questore - anche perché l’area è monitorata, come dimostrano i numerosi interventi, con arresti e anche denunce, fatti sulla parte accanto ai giardini. Sul Crocifisso, però, non avevamo mai ricevuto sollecitazioni particolari. Peraltro, al netto della percezione e di una situazione di degrado, non abbiamo mai registrato situazioni critiche se non un episodio che però è decontestualizzato e riguarda tutt’altre dinamiche». Il riferimento è al senzatetto, che dormiva sotto il porticato del Crocefisso, aggredito giorni fa da due ignoti. «Nei giorni scorsi - precisa Marco Calì - siamo stati interessati del problema e ci siamo immediatamente attivati. Abbiamo portato la questione nella sede corretta, ovvero la Prefettura, con tutte le parti coinvolte così da trovare una soluzione condivisa e, soprattutto, multidisciplinare».

Il discorso è molto chiaro: la Questura interviene laddove la legge viene violato o di fronte a situazioni di problemi di ordine pubblico. Sotto i portici del Crocefisso queste due premesse non vi sono, ma ciononostante la Polizia si è attivata per trovare una soluzione a quello che, viste le recenti segnalazioni, è vissuto come un problema. «Io sono il primo, di fronte a chi viola la legge, a intervenire con fermezza. Ma di fronte a tutti gli altri ritengo che gli attori preposti debbano intervenire a sostenerli».

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