Rimane bloccato al terzo anno di scuola superiore e deve interrompere gli studi: la quarta e le altre scuole sono piene

Scuola La denuncia della mamma di uno studente dell’Enaip costretto a interrompere gli studi. L’istituto: «Problema reale, posti definiti dal budget». La psicologa: «Situazione diffusa e grave»

Non c’è posto per fare la quarta ed è impossibile cambiare scuola, tanti giovani studenti comaschi così rischiano di restare a casa.

La storia testimoniata da una mamma comasca con il figlio iscritto all’Enaip è esemplare di un problema che sta diventando troppo comune nelle scuole superiori della città e della provincia.

L’apprendistato

In estrema sintesi il ragazzo dopo il diploma triennale in un percorso professionale regionale, conquistato con qualche fatica, non ha trovato posto per proseguire gli studi in quarta. Il passaggio dopo il triennio non è automatico, è una scelta, molti istituti non hanno per tutti un banco perché devono costruire le classi a seconda dei finanziamenti che vengono loro erogati dal sistema scolastico lombardo.

E così spesso chi incontra maggiori difficoltà, pur volendo andare avanti, si ferma o viene instradato verso altre esperienze.

La mamma in questione ha anche tentato di passare ad altre scuole superiori, ma il passaggio verso gli istituti statali o verso altri centri di formazione è molto complicato. Nel suo caso ancor più difficile avendo bisogno di un sostegno in ragione di una lieve disabilità.

«Non conosco il caso specifico, ma posso dire che il problema è reale – spiega Ilenia Brenna, direttrice dell’Enaip – nel senso che noi abbiamo dei posti limitati a seconda del budget che ci viene riconosciuto. Non tutti gli iscritti ai corsi triennali decidono di passare al quarto anno, dunque la nostra capacità d’accoglienza è sempre di poco inferiore. Anche le altre scuole professionali hanno posti limitati. Noi però, questa almeno è la nostra filosofia, cerchiamo di non lasciare indietro mai nessuno. E per esempio proponiamo dopo il terzo anno l’apprendistato, per continuare a studiare lavorando». Bene, non è però la stessa cosa.

Fine dell’obbligo

«Dopo i 16 anni non c’è più l’obbligo formativo – spiega Silvia Bassanini, per anni responsabile dello sportello di ri-orientamento della Provincia di Como – e quindi capita che alcuni ragazzi non trovino posto al quarto anno. Il problema è grave e coinvolge tutto il nostro sistema scolastico. Per tanti alunni comaschi, ancor più dopo bocciature o giudizi in sospeso, è diventato impossibile cambiare scuola in corsa». Figurarsi ad agosto.

«Così gli studenti rischiano di ripetere più volte l’anno – dice ancora la psicologa – oppure di perdersi, di ritirarsi. Scuole come il Pessina devono respingere decine di domande di ammissione per mancanza di posti. Molti alunni che si sono iscritti al liceo e si accorgono di fare fatica non vengono accolti dalle scuole professionali statali e regionali. L’alternativa, pagare la rette degli istituti privati, non è per tutte le tasche».

L’anno scorso il Caio Plinio ha sollevato l’argomento. «Abbiamo apposta anticipato i corsi di recupero per avere più tempo sui passaggi – dice la preside del Caio Plinio Silvana Campisano – e dare più risposte sull’accoglienza, al netto dei margini effettivi. Il passaggio ad altra scuola è complicato, ma il mio istituto fa incontri con genitori e studenti. Cerca almeno di prospettare qualche soluzione. A fine agosto è comunque impraticabile».

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