Tensioni al Sinigaglia: la voce dei due lecchesi tifosi del Celtic

Il caso «Ci contestano la bandiera palestinese e l’istigazione all’odio. Ma era una risposta alle provocazioni degli olandesi»

Marco Valsecchi e Silvia Ratti, presidente e vicepresidente del Lecco Club Shamrock erano a seguire Ajax-Celtic. Sono loro due dei cinque raggiunti dal Daspo da parte della Questura di Como per i fatti di Como di giovedì sera.

I fatti

Erano al Sinigaglia insieme per sostenere il Celtic ma avevano in mano una bandiera palestinese. Di sicuro non si riconoscono nelle motivazioni addotte dalla Questura di Como: «Poco prima del termine dell’incontro si è verificato un momento di tensione, intorno alle 22.05, allorquando una tifosa del Celtic, una lecchese dell’85, spalleggiata da un altro soggetto, un lecchese del ’73, dopo aver esposto una bandiera della Palestina, si sono avvicinati al sistema divisorio che separava la curva scozzese da quella olandese, sventolandola in chiaro segno di provocazione. Tale gesto ha innescato una reazione da parte dei tifosi olandesi i quali si sono anch’essi avvicinati alla barriera divisoria tra i due settori. Il rapido intervento degli steward e del personale di polizia del dispositivo di ordine pubblico, ha impedito che l’azione provocatoria continuasse, allontanando i contendenti. Sono stati denunciati per l’art. 604 bis del codice penale». Daspato e accusato di travisamento anche un’altra persona, Soltan Al Gasem, dipendente dello stesso Valsecchi per essersi coperto per goliardia il volto con un passamontagna irlandese.

Ma tornando a Ratti e Valsecchi, l’articolo 604 bis è quello che norma il reato di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”. Ecco è questo il punto. I due lecchesi, conosciutissimi per essere due tifosi blucelesti, lei ex giornalista e lui ex giornalista, ma soprattutto tifosissimo del Lecco, gestore di uno dei pub irlandesi più rinomati d’Italia, rifiutano categoricamente questa etichetta di razzisti e provocatori.

Anche perché la prima provocazione è stata quella di alcuni tifosi dell’Ajax che alle 22 hanno esposto una bandiera nordirlandese (quindi filoinglese), ben sapendo di ingenerare rabbia nei tifosi irlandesi del Celtic.

Rifiuto

Raccontano i due amici, rifiutando categoricamente l’accusa di antisemitismo: «Siamo arrivati a Como – raccontano Silvia Ratti e Marco Valsecchi - con il pullman del Celtic Supporters Club Lecco, per metà italiani e per metà scozzesi e irlandesi, in un clima di festa rovinato proprio dall’esposizione di quella bandiera nordirlandese che è uno schiaffo in faccia all’orgoglio irlandese. La Polizia ha visto la bandiera palestinese e non quella dei tifosi dell’Ajax. Ma tant’è. Di sicuro nessuno ci può accusare di razzismo per motivi etnici o religiosi. Naturalmente in questo periodo è più facile vedere solo la bandiera palestinese, che però per noi e per tutti i tifosi del Celtic è solo il simbolo di vicinanza a un popolo oppresso. Nulla che giustifichi l’accusa a noi mossa di antisemitismo».

E non a caso proprio ieri sera allo Shamrock Pub si è tenuto un concerto di raccolta fondi per aiutare il popolo palestinese. Silvia Ratti conclude: «Il popolo ebraico ha sempre avuto tutto il mio appoggio per le vessazioni che ha dovuto subire nella storia. Semplicemente, nel conflitto israelo-palestinese, sto dalla parte delle sofferenze palestinesi. Ma questo non mi tramuta automaticamente in un’antisemita».

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