Tiro a segno sui vicini di casa: condannato

Monte Olimpino Gli spari esplosi dal proprio balcone con una pistola ad aria compressa colpirono due donne. La Cassazione: 20 mesi di reclusione. Dieci anni fa sparò con una carabina ferendo alla schiena una bimba

Il suo nome era già comparso sulle pagine delle cronache cittadine perché, nell’estate del 2012, nel corso dei festeggiamenti per una vittoria della nazionale italiana agli Europei di calcio contro la Germania (era il 28 giugno), sparò cinque colpi con una carabina calibro 22 dal balcone di casa a Monte Olimpino ferendo una bambina di 10 anni che era in macchina con i genitori. L’uomo disse di aver mirato in realtà ad un barattolo che era sulla terrazza, ma la ricostruzione balistica effettuata dalla polizia giudiziaria in fase di indagini diede alla storia tutta un’altra visuale.

I guai con le armi

Per quell’episodio, Leonardo Zarrelli che oggi ha 60 anni, patteggiò – assistito dal suo avvocato Massimo Di Marco – la pena di 2 anni e 8 mesi che nel frattempo ha finito di scontare. La sua vicenda giudiziaria tuttavia è proseguita in un altro fascicolo e si è conclusa in queste settimane davanti alla Corte di Cassazione. Non per quella serie di spari datati a 10 anni fa, ma per due episodi in tutto e per tutto simili avvenuti il 26 settembre 2015 e il 2 ottobre 2015.

Le armi da fuoco gli erano state levate, ovviamente, ma Zarrelli, secondo l’accusa - ricostruzione che l’imputato ha sempre negato con forza non riconoscendo le contestazioni – con dei piombini e una pistola ad aria compressa, esplose più colpi che colpirono due donne. Nel primo caso – sempre dal balcone della propria casa a Monte Olimpino – colpì al petto una signora che era affacciata al balcone del proprio palazzo in una via vicina, causandole un trauma contusivo alla parte sinistra del torace.

Nel secondo episodio colpì al piede un’altra donna che si trovava nella propria camera da letto, il tutto approfittando delle traiettorie di tiro che erano possibili dal suo appartamento posto al sesto piano.

L’uomo, tra l’altro, era stato raggiunto proprio in quelle ore da una misura di prevenzione firmata dal Questore di Como che lo inibiva dal detenere e usare armi anche di modesta capacità offensiva. Provvedimento che rimase inascoltato. Le indagini della procura lariana permisero di appurare che i proiettili di piombo rinvenuti nei due appartamenti erano dello stesso tipo di quelli trovati e sequestrati in casa di Zarrelli, appartamento che in linea d’aria era distante circa 50 metri da quelli abitati dalle due donne colpite dagli spari.

«Processo indiziario»

La difesa ha provato in questi anni ad opporsi alle nuove sentenze di condanna parlando di processo indiziario, ma la vicenda si è chiusa in Cassazione nelle scorse ore con la conferma della nuova pena a 1 anno e 8 mesi che è dunque diventata definitiva.

Il sessantenne di Monte Olimpino, che come detto, ha sempre negato di essere stato lui a sparare in questi episodi del 2015, aveva provato a sostenere che gli stessi proiettili avrebbero potuto essere esplosi da un altro appartamento, «ma tale affermazione – hanno sostenuto i giudici romani nelle motivazioni che sono già state pubblicate – appare meramente ipotetica e priva di qualsivoglia riscontro probatorio».

Da qui il respingimento del ricorso e la condanna del ricorrente (anche al pagamento delle spese) che è dunque diventata definitiva. L’uomo è libero in attesa della richiesta di affidamento in prova da parte del suo avvocato.

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