Tra i disperati del camping: «Finiremo in mezzo alla strada»

Lazzago Disabili, stranieri, genitori con bambini e soprattutto disoccupati - Il dramma degli inquilini dei bungalow: «Abbiamo bisogno di risposte»

Como

Nonostante l’ordinanza emessa dal Comune a gennaio per la cessazione dell’attività diverse casette del campeggio di Lazzago sono ancora occupate. I gestori del “No stress” hanno scritto agli ospiti ancora presenti chiedendo di saldare i debiti e di fare le valigie entro fine anno. Ma i pochi presenti che ancora vivono nella struttura turistica dicono di non sapere dove andare. Raccontano storie di disagio, di mancanza di lavoro, di case troppo costose per essere affittate.

I gestori hanno scritto agli ospiti

Un signore attempato parecchio robusto, di origine straniera e con evidenti difficoltà di comunicazione, si è presentato come uno dei gestori. «Non so quando chiuderemo i cancelli – ha spiegato – non possiamo buttare per la strada una quarantina di persone. Qui non ci sono problemi di sicurezza. Il piccolo incendio è avvenuto per motivi diversi da quelli che sono stati raccontati».

Ma è chiaro che la situazione dentro al campeggio non è più sostenibile. Il numero delle casette continua a diminuire, larga parte della struttura è stata liberata. Ci sono ovunque nastri, transenne e cartelli per non oltrepassare determinate zone. A lato dell’ingresso si vedono proi due bungalow bruciati a inizio mese durante un incidente, un episodio simile si era già verificato a gennaio.

«Io abito qui con mio figlio di cinque anni – racconta un altro giovane ospite straniero –. Sono arrivato sul lago perché avevo trovato lavoro in un hotel. Però non avevo modo di pagare un affitto, le case costano troppo. Qui mi chiedono una cifra abbordabile, più le bollette che mi conteggiano in automatico. Adesso però ho paura perché non so dove andare e perché qui dentro non mi sento al sicuro». Una donna sulla sessantina in mezzo alle roulotte racconta di non sentirsi bene, dice di avere freddo, di avere forse l’influenza. Aspetta, dice, un medico dell’Ats per il controllo dei giorni di malattia. Un’altra più giovane non parla italiano, allarga le braccia e sbuffa, sembrerebbe arrivare dal nord Africa. Sono tante le auto parcheggiate con targa straniera, soprattutto dell’est Europa. Ci sono parecchie bandiere appese, per esempio rumene.

«Ho paura, qui dentro non mi sento al sicuro»

Attorno alle casupole rimaste è pieno di conigli e oche, gli animali razzolano liberamente. La postazione che fa da reception è vuota.

«Abbiamo bisogno di risposte dal sistema pubblico – dice Daniele, con uno spiccato accento toscano – Qui c’è chi vive nell’indigenza. I prezzi delle case a Como sono troppo elevati, mancano le soluzioni abitative per chi ha bisogno di sostegno».

Le persone che abitano nel camping, di mese in mese sempre meno, appaiono stanche e spaesate. Ci sono cittadini con invalidità certificate. Per esempio Silvia, in carrozzina, alla ricerca di un appartamento con il marito. Non bastasse nelle casette manca da tempo l’acqua calda, la promessa è staccare presto tutte le utenze.

Il Comune di Como ha fatto sapere che tutti i residenti nel territorio comunali sono stati contattati per trovare soluzioni temporanee idonee. Occorre però essere presi in carico dai servizi sociali.

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