Troppi turisti: l’effetto dell’overtourism sui lavoratori nella tesi di una comasca

Como Greta Gallisay ha svolto una ricerca che incrocia le competenze economiche con quelle psicologiche: «Molto stress da lavoro correlato»

Como

In una stagione turistica caratterizzata da un boom di presenze sul lago di Como, tra favorevoli e contrari al fenomeno dell’overtourism, c’è chi si interroga, invece, sul benessere dei lavoratori del settore alberghiero. Greta Gallisay, comasca e laureanda in Cognitive Psicology in Health Communication all’Università Vita-Salute San Raffaele, in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana, nella sua tesi di laurea si sta occupando di indagare una realtà ancora poco conosciuta.

Dalla statistica al benessere psicologico

«Sul settore alberghiero meno studi rispetto ad altre realtà lavorative come la sanità»

Tradurre in dati statistici gli aspetti psicologici non è cosa facile, ma è quello che Gallisay, insieme alle referenti della sua tesi, la professoressa Clelia Di Serio - direttrice del programma di laurea magistrale per UniSR -, e la dottoressa Chiara Ferrero, ha deciso di portare avanti. In suo aiuto strumenti scientifici come la psicometria e la data-science. «L’obiettivo è quello di trasformare elementi qualitativi in quantitativi – spiega Gallisay – per questo sto lavorando a un questionario che ha già fornito alcuni dati preliminari interessanti. La psicologia è una scienza vera e propria e per me è fondamentale sfruttarla per promuovere il benessere sul lavoro».

La comasca non è nuova a numeri e statistiche, in precedenza infatti ha svolto un percorso di studi in economia. «La scelta di indagare il settore alberghiero è legata al fatto che ci sono meno studi rispetto ad altre realtà lavorative come, ad esempio, il mondo sanitario – prosegue – Anche il fatto di essere comasca e aver visto l’evoluzione che ha avuto il turismo negli ultimi anni qui, mi porta a voler misurare il benessere dei lavoratori in questo ambito. Ho amici che lavorano nel settore e mi sono resa conto che non sono rari i casi di stress lavoro correlato». Aspetto spesso sottovalutato quest’ultimo in quanto l’ospitalità viene vista più come momento di vacanza e di svago per chi soggiorna in hotel, senza pensare a chi, invece, ci lavora e ogni giorno deve presentarsi con il sorriso, lasciando i problemi “fuori”.

I risultati

La tesi di laurea magistrale internazionale in Cognitive Psychology in Health Communication è condotta in collaborazione con Sara Rosso- Cipolini – Planhotel Hospitality Group. Il questionario è stato sottoposto a lavoratori di tutte le età: 18-25 anni (7%), 25-35 anni (9%), 35-50 anni (26%), 50-60 anni (46%) e +60 anni (12%).

«Dai dati preliminari – spiega ancora Greta – è emerso che il 70% degli intervistati reputa fondamentale il supporto della famiglia, spesso però lontana quando si lavora, e il 58% indica le buone relazioni tra colleghi un elemento di supporto e di resilienza. Tra le prime strategie per migliorare il benessere dei lavoratori ci sono, quello di incentivare i riconoscimenti quotidiani, promuovere dei momenti di “team listening” in cui parlare liberamente con i colleghi senza essere giudicato, ma anche favorire il giusto connubio tra lavoro e tempo libero».

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