Turismo, il crollo dopo le speranze
«In città strutture occupate al 15%»

Di solito settembre era uno dei mesi da tutto esaurito, ora prenotazioni azzerate - Cassani (Albergatori): «Un disastro per tutto il comparto, molte attività non sopravviveranno»

Como

Dopo una parentesi di speranza estiva il turismo in città è crollato. Stanze al 15% dell’occupazione e rischio fallimento entro fine anno per diversi hotel e case vacanza. Gli albergatori sperano nell’arrivo del vaccino anti Covid per riportare gli stranieri, americani in primis, sul Lario. Le settimane centrali del mese di agosto avevano rasserenato il clima nel settore trainante dell’economia comasca, ma all’inizio di settembre Como è di nuovo deserta. Tutta la filiera, dalla ristorazione, al commercio, ai taxi, sta soffrendo. «Siamo tornati ai flussi di giugno, nel clima Covid – spiega Roberto Cassani, presidente degli albergatori – e siamo fermi, ancora ai minimi termini. C’è qualche flusso locale il venerdì e il sabato, poi il nulla. Siamo intorno al 15% come livello d’occupazione delle strutture. Negli ultimi anni la stagione era lunga e durava buona parte dell’anno».

La crisi non risparmia nessuno. «Soffrono gli alberghi, ma anche tutto il comparto legato all’accoglienza. Negozi, bar, guide turistiche, i servizi terziari - prosegue -. Lo smart working e le video conferenze non ci aiutano, sono fermi meeting, corsi, convegni, i viaggi di lavoro. La crisi colpisce di più la città rispetto al lago e alla provincia. Anche Milano del resto è deserta. Forse perché le destinazioni piccole e distanti suggeriscono un rischio contagio minore. Il calo per l’albergo tradizionale, gravato da spese di sanificazioni importanti, è superiore rispetto al bed and breakfast che perde terreno, ma in termini di fatturato ha capacità inferiori».

Il centro storico e la zona a lago sentono soprattutto la mancanza degli americani, voli e viaggi intercontinentali sono bloccati. Tra viale Geno e Villa Olmo l’assenza del mercato a stelle e strisce e di quello australiano è pesante. «La vocazione turistica del territorio non è stata intaccata – dice ancora Cassani – torneranno gli statunitensi come i russi e i giapponesi. Il problema è che fino a che non verrà distribuito in maniera planetaria il nuovo vaccino anti Covid io penso che certezze il turismo non ne avrà, almeno per il lungo raggio. Ma temo che la partita non sia immediata. Entro dicembre ci sono grandi scadenze fiscali, c’è troppa cassa integrazione. Chi non ha messo da parte nell’ultimo triennio liquidità importanti a fine anno sarà costretto a portare i libri in tribunale». «C’è poco turismo di prossimità ed è meteo dipendente – commenta Giuseppe Rasella, rappresentante del settore alberghiero in Camera di Commercio – legato alle previsioni del week end. Agosto è stato un fuoco di paglia. L’impatto sulle prenotazioni è forte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA