Umilia e denigra la moglie per tre anni. Arrestato: puntava ai soldi di famiglia

Codice rosso La polizia fa scattare le manette ai polsi di un uomo di 49 anni per maltrattamenti. Già condannato in Toscana per lo stesso reato, litigava perché voleva il patrimonio del padre

«Quando il padre morirà, il suo patrimonio lo gestirò io». Non c’è certezza sul momento esatto in cui gli appetiti dell’uomo hanno preso il sopravvento. Di certo, negli ultimi mesi di convivenza con la moglie, prima che lei se ne andasse di casa perché esausta dagli insulti, le umiliazioni, le ingiurie, il pressing sulla gestione di beni e conti corrente si era fatto insostenibile. Ma a far finire in carcere, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate ed esercizio arbitrario delle proprie ragione, un uomo di 49 anni (di cui non pubblichiamo il nome esclusivamente a tutela della moglie), sono stati soprattutto quei tre anni di violenza psicologica, denigrazioni, violenze fisiche, minacce a cui la donna sarebbe stata sottoposta per tutto il periodo del matrimonio.

L’arresto

I poliziotti della squadra mobile di Como hanno eseguito, nella giornata di lunedì, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice delle indagini preliminari Massimo Mercaldo. In cella un uomo, già condannato a oltre cinque anni di reclusione per gli stessi identici reati commessi quando viveva in Toscana.

La donna che, esattamente un anno fa, ha deciso di rivolgersi in lacrime agli agenti della sezione fasce deboli della Questura, è una comasca, figlia di una facoltosa famiglia della città. Reduce da un rapporto tumultuoso, la donna quando ha incontrato per la prima volta il 49enne ora in carcere, ha creduto di aver trovato l’amore della vita. E dopotutto lui sembrava gentile, affabile, premuroso. Salvo poi, nel corso dei mesi, trasformarsi - secondo l’accusa della Procura - da agnello a lupo.

La denuncia

In realtà i segnali di un qualcosa di patologico erano già emersi pochi mesi dopo l’inizio del rapporto. Scatti d’ira improvvisi. Urla. Insulti. L’interesse dell’uomo per i beni della famiglia, sempre stando al racconto fatto agli agenti, sarebbero cominciati già nelle prime settimane di convivenza, quando l’uomo convince la futura moglie a farsi dare in gestione una bella villa in città.

Da lì in avanti le pretese sono aumentate: cointestare il conto corrente, gestire i contanti su un altro conto condiviso da figlia e padre, denaro per comprare un albergo a Madesimo, soldi per fare investimenti e operazioni finanziarie. Il desiderio di mettere le mani sul patrimonio ha spinto l’uomo a mandare in ospedale, mentre la moglie era ricoverata, un notaio per farle firmare una procura che lo autorizzare a gestire i suoi beni.

Tutto ciò inframmezzato da liti, insulti, minacce: «Non vali niente» le avrebbe urlato. «Sei patetica e incapace. Sei pazza: fatti curare» le avrebbe detto a più riprese. E poi insulti. E in alcune occasioni anche botte: la donna sarebbe stata strattonata per i capelli, e poi picchiata, e poi spintonata. Nel fascicolo d’inchiesta sono finite migliaia tra mail e messaggi whatsapp. Gli ultimi episodi pochi giorni fa. Con lui che avrebbe aspettato lei sotto casa. E con lei che chiamava in lacrime e spaventata i poliziotti per chiedere aiuto. Lunedì l’arresto. Carcere, ha deciso il giudice. Anche perché già in passato, quando a suo carico venne disposto un ordine di avvicinamento alla precedente compagna, l’uomo non lo avrebbe rispettato. Nei prossimi giorni l’interrogatorio.

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