
Cronaca / Como città
Martedì 19 Agosto 2025
Un altro sconto all’assassino di Yuri. La madre: «Vergogna, non è giustizia»
Il caso Il cameriere comasco strangolato senza motivo a Milano. La Procura non ha fatto appello - Così la pena scende a 11 anni, effetto della “Cartabia”. «Sono straziata, tra pochi anni sarà in giro»
«Sono straziata. E’ vergognoso quello che è successo. Tra quattro o cinque anni quel criminale sarà di nuovo in giro, mentre il mio Yuri non me lo ridarà nessuno».
Giovanna Nucera, la mamma di Yuri Urizio, cameriere comasco di 23 anni, strangolato in Darsena a Milano nel corso di una nottata che avrebbe dovuto essere di divertimento, ha appreso nelle scorse del mancato appello della Procura di Milano dopo la condanna in primo grado a 14 anni, per l’omicidio, inflitta a Cubaa Bilel, tunisino di 30 anni.
Una pena che aveva lasciato tutti interdetti, perché malgrado l’efferatezza del delitto, e una morsa di soffocamento che proseguì per diversi minuti e senza alcun motivo, la Corte d’Assise meneghina era partita dal minimo edittale togliendo poi lo scontro di un terzo successivo alla scelta del tiro abbreviato. Ora la pena si riduce ulteriormente perché in base alla riforma Cartabia chi non appella in secondo grado sentenze di condanna gode di un ulteriore sconto di un sesto della pena che può aggiungersi a quello già ottenuto per il rito abbreviato. E così l’uomo che ha ucciso a mani nude (strangolandolo senza motivo in una serata di settembre del 2023) il cameriere comasco ha chiuso la propria vicenda penale con una pena complessiva di 11 anni e 8 mesi di reclusione. E questo nonostante l’avvocato che assiste la mamma di Yuri con due diverse istanze avesse chiesto alla Procura di appellare la sentenza di primo grado, domande che sono rimaste inascoltate.
«E’ una vergogna – dice la madre – Sono straziata. Nessuno ci ha ascoltato. Nessuno mi ridarà indietro mio figlio, in mio Yuri, mentre chi l’ha ucciso tra quattro o cinque anni sarà di nuovi libero di girare per strada come se nulla avesse fatto». Parole che trasudano sofferenza, cui si aggiunge un vuoto che logora dall’interno, quello di aver perso in quel modo un figlio senza riuscire ora a fargli «avere quella giustizia che meritava».
A spiegare l’accaduto è l’avvocato Davide Cicu: «Abbiamo proposto due distinte istanze finalizzate a sollecitare la Procura di Milano all’impugnazione della sentenza e per ben due volte la Procura ha rigettato l’istanza ribadendo la congruità della pena». Dunque la pena di 14 anni, diventata definitiva, è stata ulteriormente ridotta di 2 anni e 4 mesi per la Cartabia, per cui in definitiva la pena finale da scontare sarà 11 anni ed 8 mesi di reclusione. «Se consideriamo che ha già alle spalle due anni di custodia cautelare in carcere la pena ora sarà di 9 anni e 8 mesi. Se si tiene presente che ogni sei mesi al condannato può essere concessa la liberazione anticipata di 45 giorni, potrebbe avere un’ulteriore riduzione di 2 anni e 4 mesi e 15 giorni, quindi la pena che concretamente potrebbe dover scontare è di 6 anni, 7 mesi e 15 giorni».
Una pena «palesemente esigua in ragione del reato commesso e del danno cagionato», prosegue l’avvocato Cicu, per quella che senza mezzi termini viene definita una «brutta pagina per la giustizia». E pensare che nelle motivazioni, erano stati gli stessi giudici a definire quell’aggressione che era costata la vita a Yuri come «di inaudita violenza e senza un motivo plausibile», senza che la vittima «potesse difendersi, colpita al volto più volte» prima di una «stretta al collo» prolungata che ne causò lesioni che portarono al decesso «per asfissia meccanica».
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