
Cronaca / Como città
Giovedì 07 Agosto 2025
«Una città non vive di solo turismo. Ora Como si ritrovi»
Estate Il boom di visitatori in città fa ancora discutere. Mauro Magatti: «Positivo, ma importanti ricadute sociali». Spallino: «L’esplosione dei costi un danno per i residenti»
Como
Tantissime persone in centro, lunghe code all’imbarcadero e alla funicolare, picnic improvvisati sui prati e tuffi nel lago, anche dove non è consentito. È un agosto di grandi numeri dal punto di vista turistico, un boom di presenze che sta cambiando il volto della città e creando qualche problema, come raccontiamo ormai da tempo. Dai taxi boat abusivi ai lucchetti delle case vacanza appesi un po’ ovunque, fino all’esplosione dei prezzi nella ristorazione e nel mercato immobiliare.
In centro si sentono accenti da ogni parte del mondo e, ancora una volta, si riaccende il dibattito tra chi considera il turismo una risorsa fondamentale e chi, invece, sottolinea la necessità di stabilire un “confine”, per molti versi già superato.
L’aumento dei costi
«Il punto, a mio avviso, non sono i disagi, inevitabili nel momento in cui il brand Lago di Como diventa il primo per attrattività alberghiera – evidenzia Lorenzo Spallino, ex assessore all’Urbanistica - Il punto è confondere l’overtourism con l’incapacità di gestire il fenomeno o, peggio, con la dichiarata volontà di non gestirlo. Pensare che una rete di trasporto pubblico progettata per i residenti si adatti magicamente a qualche milione di turisti è pura demagogia. Il Comune di Como ha gli strumenti per dire come è cambiata la città in 10 anni, ma se non pubblica più le statistiche dei residenti è chiaro che si accontenta dei 2.000.000 di euro di tassa di soggiorno. Como deve decidere con urgenza cosa vuole diventare. Città universitaria, città turistica o città del terziario avanzato? Lo strumento per farlo è il Piano di Governo del Territorio, di cui mi sembra si sia persa ogni traccia nella misura in cui comporta progettualità, competenze e tanto tanto, confronto».
E aggiunge: «Come vivano i residenti è evidente. L’aumento dei prezzi al mq premia la rendita fondiaria e l’aumento del costo della vita ne è una conseguenza inevitabile. Chi ne soffre sono le giovani coppie e il ceto medio. Attorno al 2017 i numeri dicevano che il centro storico stava tornando a invertire la curva dei residenti. Oggi mi piacerebbe vedere i numeri. La scelta, unica tra i comuni capoluogo, di non consumare più suolo, favoriva il recupero dell’esistente. Oggi il recupero è inteso solo per investimento o residenza di alta gamma. Così costringiamo i nostri giovani ad andarsene e favoriamo la crescita di un tessuto umano che della comunità non ha nulla. Va benissimo dire che questa non può essere altro che una città turistica. Bisogna però avere il coraggio di dirlo sapendo cosa significa. Grandi costi per chi ci abita, pochi vantaggi per la città. Francamente mi sembra lo stesso atteggiamento che abbiamo avuto per lo stadio. Nessuna assunzione di responsabilità, nessuna programmazione».
Le ricadute sociali
«Non si può pensare che una città viva solo di turismo, può essere una componente, ma ha bisogno di altri elementi che la rendono equilibrata dal punto di vista economico e sociale – evidenzia Mauro Magatti, sociologo ed economista comasco, professore alla Cattolica -. Come per tutte le cose, di questo turismo a Como ci sono aspetti positivi e negativi. Quelli positivi sono che potrebbe generare ricchezza, porta denaro, lavoro e anche opportunità per la notorietà che ha Como, anche l’orgoglio di vivere in una città che in alcune parti del mondo è considerata molto attrattiva. Il turismo di Como è internazionale, arrivano persone anche da Paesi che in questo momento dispongono di tante risorse economiche. Questo però influisce sul mercato delle case ed è un problema molto grave. Il valore degli immobili diventa inaccessibile per i giovani e per chi viene a lavorare qui stabilmente. Questo è uno dei fattori che spinge alcune categorie ad andarsene verso la Svizzera, non ci sono vantaggi a stare a Como. Purtroppo quello turistico è un settore per il quale l’effetto economico è solo parziale. Chi ha investito in alberghi e strutture sono società finanziarie e il trasferimento di questa loro ricchezza sul territorio è limitato. Da comasco, tra l’altro, non credo che la città si presenti bene, anche per gli aspetti pubblici: mancano parchi giochi per i bambini in centro, anche i parapetti che sono lì così da tanto tempo non sono un bel biglietto da visita».
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