Una metropolitana che collega Como e Lugano? Possibile, ma la soluzione di Alptransit per ora è solo un’idea

Scenari Ieri a Villa Olmo un convegno “bilaterale” in cui si è parlato di sviluppo di trasporti locali di confine: «Dal progetto grandi opportunità per l’area insubrica»

La soluzione per rimanere agganciati al treno di Alptransit - al momento fermo a Lugano, con l’inaugurazione del tunnel ferroviario del Ceneri (4 settembre 2020) - c’è sia per Como che per la vicina Chiasso ed è stata (meglio) perimetrata ieri mattina a Villa Olmo durante i lavori del convegno “Il Progetto Alptransit, tra Costruzione, Architettura e Paesaggio”.

Il concetto, sintetizzato da Andre Rigamonti - presidente della Commissione regionale dei Trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio - davanti ai sindaci di Como (Alessandro Rapinese), Chiasso (Bruno Arrigoni) ed al presidente provinciale Fiorenzo Bongiasca è che «Alptransit costituisce una grande opportunità per il territorio insubrico, perché permetterebbe di realizzare la metropolitana di collegamento tra Ticino e Lombardia».

Un nuovo tracciato

«Oggi tra Lugano e Chiasso il numero dei treni per ora ha ormai raggiunto un punto di saturazione sia per il traffico merci che per il traffico passeggeri - la chiosa di Rigamonti -. Realizzare Alptransit significherebbe spostare questi treni su un nuovo tracciato, liberando così una serie di “tracce” per il traffico locale, con la realizzazione sui due versanti del confine di nuove stazioni per il “Tilo” (il treno insubrico metà ticinese e metà lombardo, ndr). Da qui la nuova metropolitana ticinese-lombarda». Idea affascinante, anche se Berna non sono ancora giunti segnali di un prolungamento di Alptransit a sud di Lugano, con il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni che davanti a Rapinese («Sono entusiasta di questo momento di confronto finalizzato a portare benefici ai rispettivi territori») ed all’assessore comunale all’Urbanistica e Mobilità Enrico Colombo ha rispolverato dagli archivi il tema della stazione unica Como-Chiasso. «È un’idea che in passato non ha trovato concretizzazione, ma che potrebbe essere riproposta».

Il sud delle Alpi

Nel corso dei lavori del convegno, promosso grazie anche alla sinergia degli ordini professionali degli architetti e degli ingegneri della provincia di Como nonché dell’ordine dei geologi della Lombardia (con citazione d’obbligo anche per l’Università dell’Insubria e la Supsi), il professorRemigio Ratti dell’Università di Friburgo ha poi ben fotografo cosa potrebbe accadere se Alptransit dovesse fermarsi a Lugano rimanendo così un «progetto fatto con il cuore, cui mancano le arterie». Parole che meritano sicuramente una riflessione anche politica su entrambi i lati del confine. «Alptransit è il frutto di battaglie passate e soprattutto future - le parole di Ratti -. Perché guardando al futuro, a sud delle Alpi manca tutto il tratto da Lugano a Milano. Tratto in cui dopo aver percorso la galleria del Ceneri sopra i 200 all’ora, si viaggia a 50 chilometri all’ora quando va bene. Oggi c’è il rischio concreto che il San Gottardo - definito “via delle genti” - venga aggirato, perché entro il 2030 da Francoforte a Milano si arriverà più facilmente e velocemente passando da Monaco, Innsbruck, Brennero, Verona che non attraverso l’asta verticale tra Francoforte e Milano». Il che significherebbe derubricare ulteriormente anche il ruolo della tratta tra Como e Milano.

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