Via del Dos, piscina chiusa da tre anni: «Disabili ignorati»

La protesta Ieri mattina il presidio fuori dai cancelli: «Cantù è un’alternativa che non va bene per i casi gravi». Colisseum: «Promesse non mantenute dal Comune»

Como

Sono passati esattamente 1202 giorni da quando l’acqua delle piscine di via del Dos si è increspata per l’ultima volta. Ieri, ripensando a quelle vasche ormai asciutte, la rabbia è ritornata come un’onda nel presidio fuori dai cancelli. Del resto, su quelle vasche facevano affidamento non solo 700 utenti, ma anche 140 famiglie di persone con disabilità, che a Lazzago seguivano percorsi di riabilitazione motoria in acqua. «Alcune di quelle persone ora vanno a Cantù, ma costa di più, la piscina ci viene concessa per poco tempo e non è attrezzata per le disabilità più gravi» racconta Pia Pullici, presidente dell’associazione Thais, che offriva percorsi di nuoto alle persone con disabilità nella piscina. Pullici, mentre regge un’illustrazione satirica di protesta, aggiunge che «Regione Lombardia non riconosce nemmeno il nuoto come attività di riabilitazione».

La vicenda

Per raccontare questa storia però, vanno fatte due premesse: la prima è che l’ente proprietario delle micropiscine è il Comune, mentre l’ente gestore è stato, fino al giorno di chiusura, la cooperativa sociale Colisseum Dimensione Movimento. La seconda premessa è che qualcosa si era mosso nell’acqua già prima del 2022, con un tango tra giunta, Colisseum e – per un momento – anche l’autorità nazionale anticorruzione. Il 1° agosto 2022, giorno della chiusura, Alessandro Rapinese è sindaco da 33 giorni e conferma la volontà di chiudere per motivi di sicurezza. A gennaio 2025 la giunta annuncia una riqualificazione totale della struttura, con un investimento di 640mila euro. I lavori, da completare entro i due anni successivi, saranno fatti da Astolia, il gruppo di società che oggi ha l’appalto per la gestione dell’energia. A novembre 2025, la rete arancione c’è, ma tutto pare fermo ed è impossibile constatare a che punto siano gli interventi: l’assessore Maurizio Ciabattoni non risponde sul tema. Ieri mattina, tra i presenti al presidio c’era anche Antonella Antonazzo. Nella sua vita si è dilettata con il nuoto, la canoa, gli sci e i pesi, gareggiando alle Paralimpiadi del 1992. «Nonostante io non abbia una disabilità grave, vado in piscina a Cantù con i ragazzi di Thais. Al di là della riabilitazione, c’è l’aspetto del gruppo». E infatti al presidio di ieri c’era anche un membro di quel gruppo: Diego, una persona con disabilità che per anni ha frequentato le micropiscine. Ora racconta di andare a Cantù, ma anche di voler tornare qui in via del Dos. Sua mamma spiega che, per chi ha una disabilità grave, l’impianto comasco era l’ideale, sia per tipologia di spazi che per le attrezzature. «Non ci sentiamo calcolati», dicono.

La rabbia

A non sentirsi considerati sono anche i membri della cooperativa Colisseum. «Abbiamo mantenuto la struttura funzionale e già tre anni prima della chiusura è stato eseguito un puntellamento per garantire la resistenza dell’edificio» racconta Gabriele Romanò, il presidente. Cita un sopralluogo fatto nel 2022 insieme ai candidati Rapinese, Minghetti e Molteni. Durante la campagna elettorale, «consapevole dello stato di fatto, Rapinese aveva spiegato che avrebbe dato una proroga per non interrompere i servizi». Poi a una settimana dall’insediamento, «ci dice che la piscina potrebbe chiudere. Da lì non abbiamo più potuto parlare con l’amministrazione. E a fine luglio è arrivata la lettera per lo sgombero».

Fa rabbia non solo l’interruzione del servizio, ma anche il fatto che la chiusura sia stata sentenziata da «una perizia a vista, con quattro foto. Noi avremmo preferito sederci al tavolo». E se in futuro la piscina riaprisse, Colisseum tornerebbe? «Non con questa amministrazione, perché la buona riuscita di un servizio come questo richiede un dialogo costante e un supporto da parte dell’amministrazione».

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