
Cronaca / Como città
Lunedì 14 Luglio 2025
Villa Geno, un sorpasso dietro la tragedia:
velocità sotto accusa
Il giorno dopo Indagato il conducente del taxi boat che avrebbe urtato la barca su cui viaggiava la vittima - Il sospetto che un terzo natante gli abbia nascosto la visuale
Potrebbe esserci un tentativo di superare un’imbarcazione che in parte occludeva la visuale dietro all’incidente che sabato pomeriggio è costato la vita alla giovane turista olandese Julina De Lannoy, 32 anni, centrata dalla chiglia di un taxi boat, sbalzata in acqua e morta poco dopo li ricovero al Sant’Anna. È l’ipotesi alla quale sta lavorando la Guardia di finanza, cui la Procura ha delegato le indagini, e che ieri mattina ha eseguito un lungo sopralluogo sulle due imbarcazioni coinvolte, il motoscafo Cranchi della ditta di noleggio “Il Medeghino” e la barca a noleggio sulla quale si trovavano le sette turiste olandesi, l’una e l’altra sotto sequestro allo Yacht club.
Appare scontata l’iscrizione sul registro degli indagati del conducente del motoscafo, comasco, 44 anni, rimasto lievemente ferito lui pure nello scontro, e ricoverato in osservazione all’ospedale Sant’Anna dopo essere stato sottoposto all’alcol test. Ma la principale indiziata - al di là di responsabilità che è prematuro attribuire - rimane la velocità, se è vero, come è vero, che se tutti rispettassero i limiti imposti nelle acque del primo bacino, farsi male sarebbe davvero molto difficile, anche in caso di impatto. C’è da aspettarsi un’indagine tecnica, come sempre in questi casi, non breve, un mix di consulenze cinematiche e di testimonianze, a partire da quelle delle amiche di Julina e del turista tedesco che l’ha tirata fuori dall’acqua intervenendo per primo in suo soccorso da un’altra imbarcazione. Sullo sfondo, il nodo della coabitazione di un numero tanto abbondante di natanti a noleggio e di taxi boat, in uno spazio già di per sé piuttosto angusto - quello del primo bacino - e ulteriormente ristretto dalla presenza del canale di decollo e ammaraggio degli idrovolanti. Un tempo c’erano ancora parecchi comaschi che approfittavano del lago per esempio di prima mattina, chi per remare, chi per nuotare, chi per andare a vela nei rari giorni di vento; la maggior parte di loro garantisce che oggi è impossibile, che l’onda che agita le acque fin dalle prime luci dell’alba è ancora conseguenza del moto provocato dall’infinito viavai di infiniti motoscafi, che neppure le ore della notte valgono a placare.
Le conseguenze di un moto ondoso di questa portata, sono tante e spiacevoli, per la fauna (qualcuno avrà pur notato che della colonia cittadina di cigni non c’è più traccia, chissà come mai), per le rive, che l’onda scava mettendo a rischio muri, darsene e terrapieni, e infine per la navigazione.
Oggi il pensiero è tutto per le amiche di Julina, per chi le voleva bene, per i suoi genitori raggiunti dalla telefonata che è l’incubo di ogni madre e di ogni padre che abbia una figlia o un figlio in viaggio. La speranza - anche se non basterà a riportarla a casa - è che l’inchiesta arrivi a chiarire tutto quello che va chiarito e che insieme - magari a partire proprio da oggi, quando in Prefettura si riunirà il Comitato per l ’ordine e la sicurezza - si trovino soluzioni che rendano felici i turisti ma che ci restituiscano anche il lago che conoscevamo.
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