Virus in anticipo, ressa al Pronto soccorso. Ma solo il 30 per cento ha problemi gravi

Sanità Oltre 90 pazienti al Sant’Anna e una ventina al Valduce per patologie respiratorie - «Colpa degli sbalzi climatici, ma tanti si rivolgono a noi anche perché non trovano alternative»

Più di novanta pazienti al Pronto soccorso del Sant’Anna, anche all’ospedale Valduce da una ventina di giorni ci sono più malati a causa dei virus stagionali. Ma in generale negli ultimi anni gli accessi complessivi nei reparti di emergenza urgenza sono aumentati più del 10%, anche perché mancano le alternative sul territorio.

Ieri mattina le persone in attesa o già in cura al Pronto soccorso del principale ospedale di Como erano 93. Solo uno su tre aveva un codice d’urgenza rosso o arancione, la grande maggioranza aveva bisogni di cura altrimenti trattabili.

Di conseguenza per questi pazienti le attese si sono prolungate per diverse ore, anche dieci. Tutti i Pronto soccorso della provincia sempre ieri mattina registravano in totale 210 accessi, una cifra significativa per essere solo alla fine di ottobre. Eppure, raccontano i medici, la quota delle sindromi influenzali, Covid e simili, è già importante.

«In questi ultimi giorni stiamo registrando un aumento di accessi legati a sindromi respiratorie - osserva Roberto Pusinelli, primario del Pronto Soccorso dell’ospedale Sant’Anna nonché direttore del dipartimento di Emergenza urgenza dell’Asst Lariana - Complici anche gli sbalzi di temperatura, le persone più fragili sono quelle più esposte. Con il freddo poi tendiamo a stare maggiormente nei posti chiusi e questo aumenta la possibilità di contagio».

Vale la pena di ricordare che la campagna vaccinale contro l’influenza e il Covid è ormai aperta a tutta la cittadinanza e gratuita. E’ possibile prenotare un appuntamento nelle case di comunità e nelle farmacie aderenti tramite l’app Prenota Salute o via fascicolo sanitario, oppure chiedendo aiuto a medici e farmacisti. «Come sempre i pazienti anziani e pluripatologici sono quelli maggiormente a rischio – dice ancora Pusinelli - e va da sé che se il ricovero è necessario il paziente viene ricoverato».

Se però si va a guardare il numero totale di accessi contati fino alla scorsa settimana si scopre che polmoniti, influenze, malanni di stagione non sono così esplosivi rispetto agli scorsi anni. E che la quota di pazienti che viene poi ricoverata è comunque minoritaria e non è salita nell’ultimo triennio. Quello che aumenta, in maniera costante dal 2022, sono complessivamente le persone che vanno in Pronto soccorso, più 11% rispetto a tre anni fa, per tutti i bisogni di cura. Succede a Como come nel resto del territorio coperto dall’Ats Insubria.

«Da una ventina di giorni la pressione è più forte - spiega Anna Natalizi, primario del Pronto soccorso del Valduce – sindromi influenzali, Covid. Ma la tendenza a fare maggiore ricorso al Pronto soccorso ha diverse ragioni, molte anche profonde. I medici di famiglia oberati dagli assistiti rispondono con più difficoltà e lentezza e non hanno strumenti per fare una diagnosi esaustiva. I pazienti non riescono a fissare in tempo esami e visite, colpa delle liste d’attesa. I cittadini sono più anziani, più fragili, hanno più problemi e sono più ansiosi. E così la coda finisce qui, in Pronto soccorso, anche in maniera impropria, tra lunghe attese e lamentele».

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