Visitatori a Como, +98% in dieci anni. Terza città italiana

Il dato Soltanto a Bari e Bergamo una percentuale più alta. Ancora ressa ai giardini, bagnanti multati in zona Tempio.Camesasca: «Non esiste solo il capoluogo, serve un piano»

Como

In dieci anni, dal 2014 al 2024, l’incremento del turismo a Como è stato del 97,9%, piazzandosi al terzo posto in tutta Italia. Parlano chiaro i risultati diffusi ieri e calcolati da Sociometrica su dati Istat per il Sole 24 Ore, che analizzano le presenze turistiche nelle maggiori destinazioni. Se è sotto gli occhi di tutti come la nostra città si sia trasformata nel tempo, diventando sempre più a vocazione turistica, i numeri non fanno che confermare questo trend.

La classifica

La città con l’incremento più rilevante è Bari (+125,1%), seguita da Bergamo (+117,4%), quindi proprio Como che supera Lecce, Trieste, Bologna, Verona e Roma. Considerando che tra le dieci destinazioni che hanno registrato le peggiori performance turistiche ce ne sono ben otto di mare, si comprende come le città stiano diventando sempre più attrattive e che, forse, le località marittime debbano ripensare la propria offerta.

È pur vero che, anche sul Lario, i tuffi sono all’ordine del giorno e a una visita culturale o a una giornata di shopping, si possono aggiungere bagno e tintarella: c’è chi lo fa dove è consentito, nei lidi della città – qui i turisti confermano di apprezzare tantissimo il nuoto direttamente nel lago, piuttosto che in piscina – ma anche in luoghi vietati, primo tra tutti la zona del Tempio Voltiano. Proprio ieri la Polizia locale ha fatto tappa nel “lido” improvvisato multando i bagnanti, evidentemente ignari del divieto o disposti a rischiare, pur di trovare refrigerio. Tante, infatti, le persone che si limitavano a rimanere sedute in spiaggia, bambini compresi, ma non pochi anche coloro che si sono immersi, incorrendo nella sanzione.

Ai tuffi vietati si aggiungono i picnic un po’ ovunque per risparmiare sul pranzo e soste sui prati del Tempio stesso e di Villa Olmo, anche queste ultime vietate.

Il dibattito tra chi elogia i vantaggi di queste grandi presenze e chi invece auspica una migliore gestione, soprattutto a garanzia dei residenti, nel frattempo continua. «Bisognerebbe capire cosa si vuole, dove si è arrivati e i nuovi obiettivi – è il parere di Andrea Camesasca, di Confcommercio -. Chi si occupa della gestione di un segmento economico che ha risvolti economici e sociali? Non esistono solo i Comuni del lago e Como, oggi l’obiettivo di un progetto più evoluto dovrebbe riuscire a interessare più aree del territorio. Serve un piano quinquennale e decennale di sviluppo, c’è anche una storia e una cultura con la possibilità di proporre un turismo nuovo e rigenerativo senza fare due ore di coda, ma promuovere la scoperta. Bisogna però mettere insieme tanti sindaci. Direi che servirebbe un’attività di promozione di altre aree: ad esempio dei fiumi come l’Olona, Seveso e Lambro. Potrebbe essere un inizio di azione funzionale a creare nicchie e nuovo interesse, per portare un turismo un po’ diverso».

Regole e mercato

E aggiunge: «Se prima si parlava di destagionalizzazione, oggi il grande tema è la delocalizzazione. Bisognerebbe parlare della regolamentazione del mercato: alcuni affitti brevi erano nati per la sussidiarietà del reddito familiare e oggi sono dei veri e propri business. Serve un progetto che si immagini i nostri territori tra cinque anni, anche perché se diventa pernicioso per il cittadino, non è un’azione intelligente. Credo che serva, oltre alla Camera di Commercio che fa un ottimo lavoro di promozione, un tavolo permanente sul turismo, basandosi su dati veri e sui flussi. Bisogna riuscire a creare un volano positivo e nuova effervescenza nelle aree che ne hanno bisogno: Porlezzese, Bassa comasca, Triangolo lariano». Fare in modo, quindi, che i turisti possano apprezzare ogni zona della provincia e non solo quelle a ora più conosciute.

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