
Cultura e Spettacoli / Como città
Martedì 22 Luglio 2025
Addio a Boncinelli, genetista “esagerato”
Lutto Scomparso all’età di 84 anni il celebre fisico e scienziato, autore di numerosi libri di divulgazione. Molto legato al nostro territorio, definì Volta «una persona che ha messo in campo qualcosa che non c’era»

Scienziato d’altri tempi, eppure modernissimo. Sapeva ascoltare e amava sorridere, non tradendo le sue origini toscane, nonostante fosse nato nella Rodi italiana del 1941. Edoardo Boncinelli, fisico, biologo e divulgatore era una figura poliedrica, “esagerata a volte” come diceva lui stesso e chi lo conosceva bene. Della malattia che lo ha colpito anni fa, ha scritto in uno dei suoi ultimi libri, “Essere vivi e basta. Cronache dal limite” (Guanda, 2020). Un dialogo con sé stesso, razionale e scientifico, con gli occhi sempre ben aperti sul mondo dell’oggi. Il linguaggio è limpido e l’esposizione lineare, come nei tantissimi libri che ha scritto (uno persino sul calcio, firmato col figlio Giovanni), dettato dalla volontà di far capire, di educare, sempre con una battuta pronta e mai scontata.
Negli anni ’80, insieme al collega Antonio Simeone, presso il CNR di Napoli esplora e chiarisce il ruolo di alcuni geni omeotici umani, responsabili della corretta espressione biologica e sviluppo dell’organismo, compiendo scoperte che gli valgono una vasta notorietà nella comunità scientifica internazionale. Successivamente lascia Napoli per trasferirsi a Milano, dove approda all’Istituto di Ricerca San Raffaele. Anche qui svolge studi di grande rilievo, come ricorda il dottor Luca Muzio -suo allievo al San Raffaele alla fine degli anni ’90 e oggi ricercatore presso lo stesso istituto - quali il lavoro svolto sui geni Otx ed Emx, fondamentali per il corretto sviluppo cerebrale.
Dopo gli anni in cui fu direttore della Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste, fa ritorno a Milano, dove presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano insegna Fondamenti biologici della conoscenza.
Filosofia
Un’altra passione, quella per la filosofia, che lo porta a generare un rapporto di amicizia e stima reciproca con grande filosofo Giulio Giorello (1945-2020), col quale condividerà diversi libri, uno dei quali caratterizzante lo spirito di entrambi: “Noi che abbiamo l’animo libero” (Longanesi, 2014). Un omaggio a Shakespeare, e alle figure di Amleto e Cleopatra, visti dagli occhi di un filosofo-matematico e di un fisico-biologo dall’animo filosofico, in un dialogo avvincente ed educativo. Ne “La farfalla e la crisalide”, del 2018 (Raffaello Cortina Editore), pone un netto distinguo fra scienza e filosofia, ammettendo “una certa sfiducia nel potere educativo e conoscitivo di questa disciplina” e affidandosi alla scienza sperimentale. Ma, nella metafora, la farfalla è la scienza e nasce proprio dalla filosofia-crisalide, dalla quale biologicamente si stacca.
Metterci la faccia
E allora il metodo sperimentale è il metterci la faccia, cosa sulla quale Edoardo Boncinelli non si è mai tirato indietro: entusiasta divulgatore aveva immediatamente accettato anche l’invito di un giovanissimo biologo (chi scrive) a far parte del comitato scientifico di un nuovo festival della scienza da fare a Como.
Era il maggio 2013, quando proprio partecipava all’edizione inaugurale del Festival della Luce, creando un rapporto ancora più profondo con la città e sulla figura di Alessandro Volta, che definì non uno scopritore ma «una persona che ha messo in campo qualcosa che non c’era». Infatti, l’elettricità - nonostante sia una delle quattro forze fondamentali dell’universo - in natura si può osservare solo in condizioni molto particolari, come un fulmine o l’aurora boreale, poiché il mondo che viviamo è sostanzialmente neutro, compensato dalla natura stessa. Descrivendolo disse che “aveva dimostrato la possibilità di fare una nuova realtà naturale, e questo lo pone su un piedistallo particolare, per pochissimi”. Difficile pensare quanti se ne rendono conto, nonostante al primo black-out percepiamo immediatamente la mancanza di qualcosa di essenziale alla vita moderna.
Ben conscio dell’importanza e ricchezza del passato, non ne era certo un adoratore. L’oggi e il domani lo interessavano molto di più, sia in ambito scientifico sia letterario. Da positivista qual era, è impossibile non leggere con estremo piacere “L’incanto e il disinganno: Leopardi” (Guanda, 2016, con Giulio Giorello) o la conversazione con il filosofo Umberto Galimberti, intitolata “E ora?” (Einaudi, 2000), il punto sui grandi temi esistenziali dell’uomo, a partire dal funzionamento della mente.
Cultore della Cultura, quella che non si improvvisa ma si coltiva, una delle ultime volte che parlammo del reale o fittizio pericolo dell’AI, tema che lo appassionava molto e sul quale era molto aperto, mi disse: è importante quello che ho nello zaino. Se nello zaino ho cose di poco valore mi farò imbrogliare mentre se ho cose di valore no. Lo zaino, naturalmente, è la propria cultura personale”, senza mascherare il suo sorriso pacato. Amante del progresso sì, ma ‘con juicio’: uso i social, ma rabbrividisco davanti ai tanti che esprimono terribili castronerie, usava affermare.
Estremamente convinto che concretezza e brevità fossero sempre un pregio, prendiamo questa osservazione come un consiglio e terminiamo qui il ricordo di una persona unica. Arrivederci prof.
© RIPRODUZIONE RISERVATA