Addio a Lea Massari, la diva ribelle

Lutti Si è spenta all’età di 91 anni la celebre attrice, esigente e refrattaria ai meccanismi dello star system. Sul territorio lariano ha girato due film: “Una vita difficile” di Dino Risi e “Allonsanfàn” dei fratelli Taviani

Lea Massari, scomparsa a 91 anni d’età, è stata una delle due sole attrici (l’altra fu Isa Miranda) a comparire in due diversi film girati dalle nostre parti. Pellicole non qualunque per un’attrice che volle scegliere le parti da interpretare; vogliamo cominciare, fuori da ogni cronologia, da “Una vita difficile” (1961), girato in non piccola parte in riva al lago di Como, che del resto campeggia sui titoli di testa del film. L’approdo di partigiani fuggiaschi, l’albergo Leon d’oro come possibile riparo per uno di loro, giornalista, un fucile tedesco puntato alla schiena, la figlia dell’albergatrice che fa schiattare il soldato colpendolo con un ferro da stiro.

Lui, Silvio Magnozzi, interpretato da Alberto Sordi, lei, appunto da Lea Massari: da sposata, nel film, attraversa le molteplici crisi dell’Italia coeva, dall’immediato dopoguerra al boom, tra ambizioni e compromessi, in un ruolo che fa da controcanto a quello maschile con l’adesione a un personaggio di donna autentica.

Donna pratica

Dino Risi, regista del film, la presenta come una donna pratica, ma niente affatto squallida, tanto che, aveva sottolineato Risi medesimo, “alla fine sarà proprio lei, che è sempre vissuta con l’idea del denaro prima di tutto e sopra tutto, a spingere, con uno sguardo, il marito a ribellarsi”.

Lo sguardo è quello di un’attrice drammatica e con doti speciali di introspezione, capace di scegliersi ruoli che le sono del tutto corrispondenti, assecondando i propri personali gusti, fuori da un qualsivoglia genere. I registi Paolo e Vittorio Taviani ne sono ben consapevoli quando le affidano la parte di Charlotte: giunge nella residenza del patrizio Fulvio Imbriani di Marcello Mastroianni, cui ha dato un figlio, e che intende lasciare la militanza carbonara - siamo nel 1816, in piena Restaurazione - e finirà con il tradire anche i rivoltosi meridionali.

A salvarsi sarà solo l’idealista Allonsanfàn che intitola il film (1974), girato anche nell’Erbese, avendo i fratelli registi memoria del documentario che avevano un tempo dedicato alle ville della Brianza. In “Allonsanfàn” è giusto villa Amalia di Erba a incorniciare un notevole reparto femminile dove spicca Lea Massari. Che è nome d’arte di Anna Maria Massarani, romana, ma “europea come cultura e formazione”, giunta al cinematografo dall’università, era iscritta ad architettura, sollecitata da un amico di famiglia, illustre scenografo e costumista, Piero Gherardi, l’”architetto delle donne” (e di Federico Fellini).

L’inizio

Esordisce nel 1954: Mario Monicelli la vuole protagonista di “Proibito”, nell’imprevisto ruolo di giovane rurale sarda innamorata del parroco del luogo, il soggetto deriva da un romanzo di Grazia Deledda, nel film, è stato scritto, “tirava una certa aria da western paesano”, mentre nel 1957 Renato Castellani le taglia su misura la parte della giovane sposa dei “Sogni nel cassetto”, commedia dove tenerezza e dolore sono magistralmente miscelati: è la rivelazione della protagonista che, basta scorrerne la filmografia, appare particolarmente apprezzata in Francia.

Nel 1971, per dire, ha parte in “Soffio al cuore” di Louis Malle dove da par suo l’attrice sfiora un tema delicato come quello dell’incesto. Ma era già apparsa in “L’amante” di Claude Sautet (1970), poi l’avrebbero diretta anche René Clément (“La corsa della lepre attraverso i campi”, 1972), Claude Pinoteau (“L’uomo che non seppe tacere”, 1973, “Le septième cible, 1984), Pierre Granier-Deferre (“Un battito d’ali dopo la strage”, 1973). E altri, tanto che forse è stata apprezzata più dai francesi che dagli italiani.

Beninteso, nel 1960 è a Lea Massari che Michelangelo Antonioni affida una parte tanto piccola quanto memorabile in “L’avventura” (è Anna, dispersa alle isole Eolie) e l’attrice affonda nei meandri psicanalitici di un personaggio cui corrisponde la sua recitazione nervosa e colma di sfumature, così come, in quello stesso anno, Mauro Bolognini ne valorizza sensibilità e grazia in “La giornata balorda”, mentre nel 1961 ha spazio nello spettacolare “Colosso di Rodi” di Sergio Leone oltre che nel popolare melodramma “I sogni muoiono all’alba” diretto anche da Indro Montanelli (uno speciale David di Donatello fu assegnato all’interprete sia per questo film sia per “Una vita difficile”). La sua presenza è gradita nel cinema italiano - è tra “Le soldatesse” (1965) di Valerio Zurlini per il quale interpreta la moglie del personaggio di Alain Delon in “La prima notte di quiete” (1972), mentre per “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi conquista nel 1979 un Nastro d’argento - anche se non sempre incontra ruoli di massimo impegno, che invece le vengono regolarmente proposti all’estero da autori che vanno dallo spagnolo Carlos Saura alla belga Chantal Akerman.

È tuttavia da ricordare con ammirazione la parte rigorosa e introversa che le compete nel bouquet femminile di “Segreti segreti” (1985) di Giuseppe Bertolucci. A fare esplodere il suo talento sarà invece la televisione: Lea Massari vi è attiva dalla fine degli anni cinquanta e sono gli sceneggiati, da “Capitan Fracassa” (1958) ai “Promessi sposi” (1967), dai “Fratelli Karamazov”(1967) a “Anna Karenina” (1974), a registrare un successo cui non deve poco l’apporto di un’interprete carismatica di opere teatrali ridotte per il piccolo schermo, “Il misantropo” (1967) per esempio, oltre che il lavoro sul palcoscenico vero e proprio, anche in commedie musicali. Con tutto questo Lea Massari rifugge da qualsiasi forma di divismo, e questa caratteristica rischia oggi di mostrarne un’intima caratteristica che non deve però oscurare la portata di un’attrice che resta tra le più capaci ed esigenti, “troppo civile” per certo cinema italiano.

Giorni e giorni,
notti e notti
e quel che fu,
sogni un tempo,
gioco e amore ritornerà

Vince, perde rosso
e il nero, il meno, il più,

nella storia tutto è gloria passa e va

Gatto e Peguri

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