Benvenuti a “Cravattiade”
Spazio all’upcycling d’arte

I dieci anni di “Tess” Gli studenti di Accademia “Galli” - Ied Network, autori di una riuscita capsule abbigliamento-home che ha ripensato l’accessorio

La cravatta, accessorio quasi sorpassato e solo formale, diventa giovane, colorato, contaminato… Punto focale nella comunicazione corporea dell’uomo (l’antico nome romano della cravatta era “focale”), è spiritoso e insolente accessorio della donna. Per Alessia Basilico, la diligenza del lavoro è diventata trasformismo: «Il lavorare in gruppo e trovare nuove idee che scavalchino la tradizione, mi è sembrato una gioiosa sfida, con destinazioni d’uso inaspettate». In Stefano Chiari la domanda è energetica: «Cosa mi ha lasciato il progetto “Cravattiade”? Una forza che mi spinge a risolvere i problemi che mi si parano davanti, e trovare metodi alternativi per ottenere un risultato. L’andare avanti sempre e comunque, con o senza una guida. Mi ha lasciato inoltre la saggezza di chiedere a chi è più esperto di me argomenti che non conosco e apprenderne il più possibile. Tutto questo lavoro è stato un’occasione per poter approfondire il mondo della cravatta esistente e quello che sta nascendo attraverso un felice lavoro di team».

Per Chiara Incremona, “Cravattiade” è un progetto che celebra la creatività e l’importanza del riciclo. Esplorare il potenziale trasformativo delle cravatte, passando dal loro uso tradizionale al diventare accessori e oggetti di design innovativi. «Le cravatte, spesso trascurate o dimenticate negli armadi, possono diventare la tela su cui dipingere nuovi mondi creativi. Questo lavoro è un elogio al riciclo, dimostrando quanto sia fondamentale oggi riutilizzare ciò che già esiste per ridurre lo spreco e creare prodotti unici e sostenibili. Sono stata entusiasta di partecipare a questo progetto alla scoperta di nuove possibilità creative con la speranza di ispirare gli altri a esplorare il potenziale del riciclo nella loro vita quotidiana». Per Ilaria Pasotto partecipare al progetto “Cravattiade” è stata una grande occasione. «Il mettermi in gioco con un tema e soprattutto con un oggetto che, generalmente, la mia generazione non utilizza e non considera particolarmente, la cravatta, mi ha stimolato, aprendomi nuove declinazioni. Da quelle più vintage a quelle più contemporanee, il poterne rielaborare e stravolgere mi ha dato modo di conoscerle in modo più approfondito e ha fatto nascere in me la voglia di farle tornare di tendenza».

Arianna Pejrani usa la cravatta in modo nuovo: «È quasi un gioco cambiare colori, forme e destinazioni d’uso. La cravatta diventa gioiello, accessorio imprevisto e lancé impensato. Tutto sembra nuovo. Marta Valsecchi ha ritagliato colori, sovvertito forme, cambiato idee: «È stata per me una bellissima occasione di lavoro, grazie allo spirito di gruppo e alla voglia di cambiare».

(Testi a cura della professoressa Marina Nelli, coordinatrice del progetto)

© Riproduzione riservat

© RIPRODUZIONE RISERVATA