Bruce, un tour contro Trump: «Uccide il sogno americano»

Springsteen Tra un mese il doppio appuntamento nell’amato San Siro Cala la voce, non l’energia. La vera forza? Il sound della E Street Band

Un Bruce più stanco, ma sempre energico, merito di una delle più grandi rock band della storia della musica. Un Bruce con significativi cali di voce, ma sempre potente nel sound. Un Bruce combattivo e arrabbiato, al punto da dedicare tutti i suoi discorsi a un unico grande tema: la distruzione del sogno americano, cantato per cinquant’anni dal Boss, da parte dell’amministrazione Trump. Di certo un Bruce che, a dispetto dei suoi quasi 75 anni, ancora è in grado di dedicare ai suoi fan due ore e 45 minuti di balli, e musica, e rock ed emozioni.

La tappa di Lille

A Lille (seconda tappa del tour europeo che tra un mese porterà Sprinsteen a Milano) si è avuto un assaggio di quello che potranno essere gli show del 30 giugno e del 3 luglio nell’amatissimo (da Bruce) stadio San Siro. Quando saranno recuperate le date saltate lo scorso anno (causa un problema di voce del Boss) in un tour comunque nuovo e diverso rispetto a quello della scorsa estate. A iniziare dal nome: Land of hope and dreams tour. Scelto per trasformare questi concerti europei in un messaggio di condanna alle politiche del presidente Usa Donald Trump.

Il pronti e via di Springsteen è lampante, sul punto: «La E Street Band è qui stasera per portare il potere dell’arte, della musica e del rock in tempi pericolosi. Nella mia casa, l’America che ho cantato, le persone vengono perseguitate perché usano il loro diritto al dissenso. Il Paese è nelle mani di una amministrazione corrotta, incompetente e traditrice». Ma il messaggio che il rocker di Born in the Usa (che ha significativamente rimesso in scaletta) vuole mandare è che «l’America che ho cantato per 50 anni è reale. È un grande paese con grandi persone: noi sopravviveremo a questo momento».

Sul fronte dello spettacolo, pur restando uno degli show live che non si possono non aver visto una volta nella vita (il mondo si divide in due: chi è stato a un concerto di Springsteen e chi no), l’anagrafe è impossibile da cancellare. E così a Lille, dopo un inizio roboante con No Surrender e Land of hope and dreams, su Lonsome day il Boss ha avuto cali di voce anche clamorosi, che si sono ripetuti su Seeds e Hungry heart.

Qualche perplessità, a fronte di una produzione musicale clamorosa, la scelta di inserire in scaletta due canzoni decisamente non di qualità per un autore come Springsteen quali Rainmaker (scelta come canzone simbolo, insieme a Land of hope and dreams, nella critica a Trump) e House of a thousand Guitars.

I bis

Sui bis solita grande energia, anche se dallo scorso anno il Boss, che aveva abituato i fan a modificare la scaletta a seconda della serata e del momento, sembra aver innestato una sorta di pilota automatico. Significativa la canzone finale, la cover di Dylan Chines of freedom, quanto mai attuale in questo periodo.

A San Siro sarà spettacolo, perché quelle note fanno storia, ma gli anni passano per tutti.

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