
Cultura e Spettacoli / Como città
Domenica 20 Luglio 2025
Ecco il fiore all’occhiello del calendario: la chitarra di Stern chiude il festival
Como Il celebre artista statunitense protagonista della serata finale allo Sharaton Hotel. Gli assoli del leader accompagnati da una solida sezione ritmica: inizio spettacolo alle 21
Il “Jazz festival Villa del Grumello” si concluderà stasera alle 21 con l’attesissima Mike Stern Band, vero e proprio fiore all’occhiello del calendario approntato dal direttore artistico Flavio Minardo. Il chitarrista è originario di Washington, ma è identificato con Boston, città ove sorge il prestigioso Berklee College of Music. Lì ha appreso le finezze dello strumento da un maestro d’eccezione come Pat Metheny.
Dopo esperienze nei Blood, Sweet & Tears e alla corte di Billy Cobham, Stern riceve la chiamata che cambia la sua vita: dopo cinque anni di ritiro, all’inizio degli Ottanta Miles Davis intende tornare sulle scene e vuole questo giovane chitarrista bianco nella sua nuova band.
In anticipo sui tempi
Sono gli anni di album in anticipo sui tempi come “Man with the horn” e “Star people”, che segnalano Mike come talento eccezionale, una fama accresciuta da una collaborazione con un altro asso come il bassista Jaco Pastorius prima dell’ingresso negli Steps Ahead. Dal debutto come leader, con “Upside downside” del 1986, a oggi non si è mai fermato e ha mietuto premi e consensi.
Arriva a Como per esibirsi accompagnato dalla solida sezione ritmica formata da Jimmy Haslip (basso) e Dennis Chambers (batteria), pronta a sostenere gli assoli del leader, del sassofonista Bob Franceschini e della chitarrista e cantante Leni Stern, la talentuosa moglie di Mike.
Biglietti
Sono disponibili ancora pochissimi biglietti a 30 euro. Data la probabile pioggia il concerto si svolgerà nell’Auditorium Spazio Como dello Sharaton Lake Como Hotel di Tavernola. Come detto, questa star del jazz arriva a coronamento di un’edizione da incorniciare: le prime tre serate, ospitate dal suggestivo spazio esterno della serra, un angolo verde dove si è ospiti di rane e cicale, hanno visto un pubblico sempre numeroso. E mutevole: oltre agli affezionati che non sono mancati a ognuna delle tre serate, ogni evento ha registrato anche numerosi spettatori arrivati proprio per ascoltare, nella prima serata, Javier Girotto e i suoi Aires Tango, formazione che ha superato l’invidiabile traguardo dei trent’anni di attività suonando con la stessa freschezza del 1994, ma con un affiatamento quasi telepatico.
La vera rivoluzione del festival si chiama Josh Meader. Nessuno conosceva questo talentuoso chitarrista australiano, eppure più di cento spettatori si sono fidati e hanno vissuto, sicuramente, un’esperienza memorabile. Non ancora trentenne, possiede un talento misuratissimo, che lo ha visto ripercorrere con il suo strumento, un repertorio di standard, anche abusati (“Footprints” di Wayne Shorter, “Misty” di Erroll Garner), dando prova di avere qualcosa di nuovo da dire anche quando si tratta di confrontarsi con i classici.
È anche un eccellente bandleader se è vero che con il pianista Edoardo Maggioni, il contrabbassista Francesco Carcano e il batterista Andrea Quattrini ha effettuato un’unica prova prima di salire sul palco. Poesia e suggestioni con il trio di Custódio Castelo, virtuoso di chitarra portoghese, con la viola da fado di Cajé e l’intensa voce di Ana Paula, a ripercorrere le nostalgiche vie del fado contando, per due eccellenti brani, anche sulla presenza dello stesso Minardo, amico ritrovato dopo tanti concerti condivisi assieme ad Arrigo Cappelletti.
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