
Cultura e Spettacoli / Como città
Martedì 01 Luglio 2025
«Gli abusi di potere: una storia collettiva»
L’intervista a Anna Bonomelli, scenografa e costumista. Stasera alle 21.30 nell’Arena del Teatro Sociale c’è “Tosca” per gli under 30
È arrivato il giorno dell’Anteprima Giovani, destinata agli Under30, per “Tosca”, lo spettacolo di opera partecipata scelto per l’XI edizione di 200.Com. Un progetto per la città, del Teatro Sociale di Como – AsLiCo. Questa sera, alle 21.30, nella Arena del Teatro Sociale, andrà in scena uno dei titoli più famosi ed importanti della produzione pucciniana, con la regia del comasco Davide Marranchelli e la direzione musicale di Manuela Ranno.
Si ricorda che, proprio stasera, lo spettacolo sarà preceduto, alle 20, da un aperitivo a cura di Rivo Gin e meet&greet, con il team artistico di Tosca. In più, Martino R. Dondi, divulgatore musicale, racconterà l’opera e i suoi retroscena. (Biglietti per la serata, con aperitivo incluso, a 15 euro. Info: www.teatrosocialecomo.it).
Naturalmente, poi, la “prima” ufficiale” che coinciderà con il debutto del Festival Como Città della Musica, si terrà nello stesso luogo e alla stessa ora, giovedì 3 luglio, con repliche sabato 5 e lunedì 7 luglio. L’allestimento, che ha come caratteristica fondamentale la presenza del Coro dei 200.Com (formazione di coristi non professionisti, cittadini comaschi prestati al canto lirico e formati per un intero anno, dai maestri Aslico), vuole, pur nel rispetto filologico della musica di Puccini, reinterpretare, in chiave sociale, il dramma intimo di Tosca e Caravadossi. Non a caso, il sottotitolo recita “Odio gli indifferenti”, ad evocare Gramsci. Per di più, la sfida di utilizzare lo spazio dell’Arena è sempre interessante. Ne parliamo con Anna Bonomelli, scenografa e costumista, formatasi sotto la guida di Paul Brown e Graham Vick, che ha lavorato con Marranchelli per uno spettacolo non convenzionale.
Bonomelli, che “Tosca” vedremo da stasera, in Arena?
Abbiamo interpretare la vicenda come una storia non solo individuale ma come una vicenda dal forte valore collettivo e sociale.
Perché?
Diciamo che si tratta di un esperimento sociale, una riflessione sugli abusi del potere e sulla necessità di prenderne coscienza e di schierarsi. Non è un pretesto perché non dimentichiamo che la microstoria di Tosca si inserisce nella macrostoria.
Ci può anticipare qualche elemento della scenografia e dei costumi?
Ispirandoci ad alcuni film, tra cui “The Truman Show”, (diretto da Peter Weir nel ’98 e interpretato da Jim Carrey ndr), abbiamo lavorato per sottrazione. In più, abbiamo sfruttato un angolo dell’Arena mai usato prima, in forte relazione con la facciata posteriore del Sociale, creando palchi di diverse altezze, su cui si muoveranno i cantanti. L’orchestra sarà il più possibile vicina alla scena e anche “integrata” nel racconto.
Una struttura di palchi “gerarchica”?
In un certo senso, sì. Vogliamo rappresentare il tema del potere in rapporto alle classi subalterne.
I costumi saranno d’epoca o contemporanei?
Volendo rappresentare un tema universale come il rapporto tra potere e società, abbiamo scelto costumi senza tempo. I colori saranno importanti per suddividere i gruppi politici e sociali.
Parliamo dei “200.Com”. Una presenza imprescindibile per l’opera partecipata…
Tutto il progetto è stato creato intorno ai 200 coristi. La loro presenza ha suggerito questo “allargamento” della storia e soprattutto il taglio sociale e attuale che è stato conferito allo spettacolo.
Tosca, da artista e donna innamorata diventerà altro?
L’abbiamo pensata come il simbolo dell’individuo comune (come potremmo essere tutti noi) che inizialmente si sente indifferente agli abusi del potere, poi, via via, matura una consapevolezza che non permette più di far finta di nulla. Alla fine, Tosca decide di dare l’esempio.
Sente di mettere in pratica la lezione dei suoi grandi maestri, Paul Brown e Graham Vick?
Certamente. Lavorando con loro ho imparato che l’arte non è mai solo estetica ma deve interagire con il nostro vissuto, a costo di provocare una reazione. In più collaborare con Davide Marranchelli è per me importante. Condividiamo davvero una visione del teatro e dell’arte e abbiamo lavorato, con tutto il cast, in unità di intenti.
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