La mappa della città che suona: Milano

Studio Giordano Casiraghi e l’accurata ricerca sui locali che hanno alimentato la leggenda musicale del capoluogo. Giornalista e testimone degli anni più fertili, ai ricordi personali ha aggiunto interviste a protagonisti grandi e piccoli

C’è una storia della musica moderna che tutti conosciamo: è quella che si legge sulle biografie delle celebrità, si desume dalla successione dei loro dischi, si legge mese per mese sulle tante (troppe) riviste di un Paese dove pochi comprano ancora cd. Ma c’è un’altra storia, poco o per nulla conosciuta, quella della musica vissuta serata dopo serata, nei locali, nelle cantine, ma anche nei grandi festival, anno dopo anno.

Una storia fatta di intrecci sconosciuti ai più, con grandi amicizie che, magari, non sono mai sbocciate nella formazione di un gruppo, oppure collaborazioni clamorose che non sono mai arrivate in sala di registrazione, restando vive solo nella memoria di chi c’era, solo in quel momento, solo in quel luogo. E Milano è una delle città migliori, in Italia, per questi incontri: con i suoi innumerevoli ritrovi, vecchi e nuovi, che aprono, chiudono, riaprono, si ammodernano, tornano al passato, soprattutto mantengono in vita il tessuto sonoro della città. E poi ci sono i suonatori: senza di loro non esisterebbe nessuna scena musicale.

Le storie

Jazzisti, mestieranti pop, orchestrali, grandi cantanti, eccellenti chitarristi, leggendari sassofonisti, imbattibili batteristi, bassisti contesi (il bassista è sempre una bestia rara), pianisti che hanno alle spalle il Conservatorio e che ritrovi ad accompagnare una spogliarellista.

Tutte storie che si intrecciano tra le pagine di “Che musica a Milano” (Zona, 430 pagine, 28 euro) di Giordano Casiraghi. Per tanti anni firma di questo quotidiano, ma prima ancora di riviste leggendarie come “Ciao 2001” e “Re Nudo”, per non citarne che due, e, soprattutto, testimone di gran parte di quegli anni formidabili che ha deciso di raccontare non affidandosi (solo) ai propri ricordi, ma intervistando i protagonisti dell’epoca, grandi e piccoli.

L’elenco

La narrazione procede di locale in locale, da quelli storici come Santa Tecla, Jamaica, Stork Club e il glorioso Capolinea (senza dimenticare la sede meneghina del Piper e tanti altri luoghi che hanno goduto di minore popolarità), ai cabaret, ai night, fino alle sedi dei grandi raduni all’aperto, ma anche i teatri e i palazzetti che hanno aperto al rock e al pop (alcuni già alla fine degli anni Cinquanta). L’elenco delle voci è ricchissimo, da Riccardo Arrigo, ma per tutti solo “Ghigo” Agosti, a Vincenzo Zitello, passando per elementi della Premiata Forneria Marconi e degli Area, jazzisti come Franco Cerri e Gaetano Liguori, cantanti come Fausto Leali e Maurizio Vandelli, ma anche colleghi giornalisti come Enzo Gentile e Alfredo Marziano.

Un lungo viaggio nella memoria per i milanesi e per chi Milano ha frequentato in un’epoca in cui era bello “Suonare, suonare”. Pubblicato per la prima volta dieci anni fa, il testo si è arricchito di oltre cento pagine, con nuovi locali (il conto complessivo sfiora i 300), altre testimonianze e una parte dedicata alle numerose sale di registrazione meneghine. Un’opera unica nel suo genere, incorniciata dalla copertina di un musicista artista come Gigi Cavalli Cocchi.

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