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Giovedì 10 Luglio 2025
«La matita assoluta di Crepax: così ha dato vita a Valentina»
Il mondo del grande fumettista dal punto di vista della figlia Caterina, che oggi gestisce l’archivio del padre. Sessant’anni fa su “Linus” la comparsa dell’iconica fotografa. «Ha visto un’attrice, ma poi ha ritratto mia madre»
Comparve nel 1965 su Linus, personaggio secondario nella terza puntata della serie fantascientifica “La curva di Lesmo”. Ci è voluto poco però prima che suo “papà”, il fumettista milanese Guido Crepax, capisse che era lei la protagonista da valorizzare. A sessant’anni di distanza Valentina è ancora un’icona del fumetto italiano e la sua memoria è portata avanti dai figli del disegnatore, gestori dell’immenso “Archivio Crepax”. È Caterina, la secondogenita, a introdurci nel mondo di Valentina e del suo creatore, un uomo schivo che ha letteralmente passato tutta la sua vita al tavolo da disegno, lasciandoci in eredità fumetti che sono entrate a pieno diritto nella storia della nona arte internazionale.
Valentina compie sessant’anni, come li festeggerete?
Ci sono un po’ di cose in ballo con l’Archivio Crepax, che gestiamo io e i miei fratelli Antonio e Giacomo. Lavoriamo ogni giorno per mostre o iniziative pubbliche, di cui spesso ci chiedono anche l’allestimento, e organizziamo mostre di vendita private in gallerie in Italia e all’estero. A livello editoriale proseguiremo con la pubblicazione delle storie all’estero con Fantagraphics, ma anche in Brasile, Germania e Messico.
Ci saranno novità anche per l’Italia?
Per noi era un po’ triste andare in libreria e non trovare più i libri di nostro padre, così abbiamo stretto un accordo con Feltrinelli, riediteranno tutto Valentina, ma non solo. Per la prima volta abbiamo accettato la nascita di una “nuova Valentina”, affidandola al fumettista Sergio Gerasi. L’idea è nata da lui e dalla sua fantasia e siamo contenti di quello che ci sta proponendo. Le sue storie toccano temi che avrebbe esplorato anche mio padre, se fosse stato in vita.
È vero che Valentina è ispirata a sua madre?
È noto che mio padre si ispirò esteticamente all’attrice Louise Brooks, all’inizio credo per il taglio di capelli molto geometrico, che trovava funzionale. Poi mia madre tagliò i capelli come lei e divenne la sua ispirazione, anche se di carattere era diversissima. Valentina si vestiva coi vestiti di nostra madre perché mio padre si riferiva tanto alla nostra vita familiare, essendo un “non viaggiatore”.
Com’è stato il rapporto tra i suoi genitori?
Un amore assoluto, sono stati insieme praticamente tutti i giorni della loro vita. Mia madre non assomigliava a Valentina, era una persona discreta che non amava mettersi in mostra. Le storie di mio padre però erano un omaggio a lei.
Se Guido Crepax è stato “il padre” di Valentina, possiamo dire che lei fosse sua sorella...
Io non ho mai percepito una sensazione di sorellanza, anche se Valentina era sempre presente: aveva le nostre cose, viveva nelle nostre case... diciamo che era una presenza che davamo per scontata. I giornalisti a volte chiedevano a mia madre se fosse gelosa, lei rispondeva di no; Valentina era una “di casa”, una presenza bidimensionale nella nostra vita reale.
Ha mai invidiato Valentina?
No. Mio padre era un “viaggiatore immobile”, estremamente prudente. Viveva per il disegno, non usciva e non cercava le altre persone, pur essendo di buona compagnia. Valentina era una proiezione di sé, di quello che avrebbe voluto ma che non aveva il coraggio di fare. Possiamo dire che lei era il suo opposto. Io invece non mi sono risparmiata, ho sempre vissuto quello che volevo vivere. Fondamentalmente sono timida e avrei potuto osare di più, anche a livello di vestiti, ma sono sempre stata una che non si voleva far notare. Comunque nella vita anche io ho vissuto qualche esperienza complicata, cosa che lui non ha mai fatto.
In Valentina suo padre ha esplorato anche il mondo delle paure femminili...
Si è dimostrato avanti per i tempi, Valentina era spregiudicata e indipendente ma aveva le sue paure, alcune erano anche quelle di mio padre. Lui rimase molto colpito dalla scena politica degli anni Settanta, si era pentito di aver fatto disegni per gruppi che si erano rivelati ambigui. Era di sinistra ma è stato rivoluzionare solo coi suoi disegni. Col passare del tempo questo ha fatto sì che Valentina diventasse più introspettiva rispetto ai primi anni.
Possiamo dire che Valentina è la figura femminile più amata del fumetto italiano?
Sì, tutte le ragazze ai tempi volevano essere come lei, sotto sotto.
Ai tempi i disegni di Valentina fecero scalpore.
Per mio padre il nudo era “rivoluzionario”, per lui era un vero e proprio messaggio, non era fatto per vendere più copie, era come se fosse un manifesto. Ricordo che a un certo punto era talmente scocciato su questa questione che iniziò a disegnare gli uomini nudi, per lui non faceva differenza, contava il messaggio.
Pensa che Valentina abbia oscurato l’immensa produzione di suo padre?
Ovviamente sì, per questo il lavoro che noi facciamo è quello di tirare fuori tutto il resto, lasciando spesso stupite le persone. Lui iniziò disegnando le copertine dei dischi, se non fosse stato notato magari avrebbe fatto l’architetto. Per noi Valentina è una “apri porte”, una specie di Virgilio che ti accompagna a conoscere tutto il resto della sua produzione.
Nel mondo fumettistico degli anni Settanta in cosa Guido Crepax era diverso dagli altri?
Nel fatto di aver inventato un personaggio incredibilmente reale. Corto Maltese faceva viaggi esotici, Toppi parlava di Samurai e Battaglia, uno degli autori che mio padre ha più amato, disegnava la letteratura. Lui creò una donna reale che viveva a Milano, questo lo distinse dagli altri autori. Anche il racconto della sua gravidanza fu qualcosa di strano, non si era mai visto prima. Valentina era un modello di donna del futuro, lui ci aveva visto lungo.
Lei non ha ereditato la passione dei fumetti?
È un genere che non ho mai amato e anche lui non era un grande lettore, ricordo che leggeva principalmente gli albi di Toppi o Battaglia, ma anche Andrea Pazienza gli piaceva molto. Lui ha passato tutta la sua vita a disegnare ed è per questo che, nonostante sia morto relativamente giovane, la sua produzione è letteralmente sconfinata e continuiamo ogni giorno a scoprire cose nuove.
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