La prima di “Cento domeniche”,
folla in sala per il film di Albanese

Cinema Venerdì sera a Cinelandia, a Como, proiezione della pellicola girata a Olginate, con l’attore-regista nel ruolo di un operaio tradito dalle banche

Un lungo applauso sui titoli di coda, diversi volti visibilmente emozionati tra il pubblico al riaccendersi delle luci in sala, una vera e propria ovazione ad accogliere il protagonista, regista e sceneggiatore (“e anche produttore”, dirà poi) perché questo film, giusto per citare le parole del giornalista Vittorio Colombo che ha avuto il compito di introdurre l’incontro, «è davvero un cazzotto nello stomaco».

Così è stato accolto, da una sala 5 gremita ed entusiasta, l’attore e regista Antonio Albanese, che venerdì scorso è stato ospite del Cinelandia di Como, per raccontarsi e dialogare con il pubblico al termine della proiezione del suo nuovo film, “Cento domeniche”, una pellicola dall’intensità semplice e piena, una vicenda drammaticamente vera, che ha toccato tanti piccoli risparmiatori, vittime di truffe, raggiri e crack bancari. «Abbiamo voluto rappresentare il racconto di un tradimento – ha detto Albanese – che contiene centinaia di storie reali, raccolte in tutta Italia. Ho iniziato a scrivere il soggetto di questo film due anni fa, ma la scintilla è scattata dopo il mio incontro con una psicologa, che mi ha descritto le conseguenze fisiche e psicologiche a cui sono andate incontro queste persone, conseguenze di cui ci si è dimenticati troppo presto e che non hanno riguardato solo la perdita economica, ma soprattutto il sentimento di vergogna, la solitudine e la sensazione di essere stati traditi da coloro di cui si fidavano. Questo film non vuole condannare il sistema banche, ma la malvagità di quei pochi che hanno causato danni incredibili».

L’attore ha poi proseguito nel suo intervento, spiegando il motivo che lo ha guidato nella scelta delle ambientazioni. «Non è facile realizzare un film del genere, così, per coccolarmi un po’, ho scelto di girarlo in una comunità che conosco bene, quella di Olginate, Lecco e dintorni, nei luoghi dove sono nato e cresciuto, nella stessa fabbrica in cui ho lavorato per quasi sette anni. Siamo stati trattati benissimo, abbiamo lavorato con grande serenità, nonostante sia stata dura dal punto di vista emotivo. E poi lì c’è il lago, e per me il lago è fondamentale». Tra battute, scambi con il pubblico e aneddoti, Antonio Albanese ha voluto sottolineare l’importanza e la dignità del lavoro operaio.

«Perché gli operai sono i primi, sono le fondamenta della società. Mio padre aveva un amico operaio, che si era costruito la casa nei weekend e durante le vacanze, e alla fine l’aveva chiamata “Cento domeniche”. Questo film vuole anche essere un omaggio a quella provincia sana che sostiene il nostro Paese».

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