«A Gaza il futuro è solo morte e macerie»

La testimonianza Il comasco Angelo Rusconi è il capoprogetto di Medici senza frontiere in Palestina

Como

«Eccoli, ricominciano». Un’esplosione in lontananza. Angelo si interrompe. Osserva l’orizzonte e poi spiega: «Più o meno a quest’ora, puntuali, riprendono a bombardare qui». E gira il telefonino, con cui siamo in videochiamata, verso il punto da cui proviene l’esplosione. Tra lui e quel punto soltanto macerie o quasi. «E pensa che questo era il quartiere più bello e ricco di Gaza City».

«Qua la gente muore di fame Il cibo non c’è o ha costi altissimi»

«C’è la guerra della fame»

Indossa una pettorina bianca di Medici senza frontiere, Angelo Rusconi. Operatore umanitario di Como, legatissimo da sempre alla parrocchia di Rebbio e alle attività di volontariato di don Giusto Della Valle. Attivo nei progetti per la promozione della legalità, qui sul nostro territorio, quando parte per l’estero lo fa come capo progetto di missioni umanitarie. Proprio come da tre settimane a questa parte: Angelo è il responsabile del progetto di riattivazione dei centri medici per la popolazione di Gaza: «C’erano quindici centri salute, prima. Oggi ne restano appena quattro». E due sono quelli gestiti dal progetto coordinato per Medici senza frontiere da Angelo Rusconi.

Gli uffici si trovano in quello che era un quartiere residenziale di quest’angolo di Palestina, distrutto dai bombardamenti israeliani, dove decine di migliaia di persone, tantissimi bambini e donne, sono stati ammazzati dalle esplosioni. «Nel giardino - spiega - ora riattiviamo un pronto soccorso. Qui cambia tutto velocemente, anche un’ora con l’altra. Sei costretto a tirar su un centro medico sapendo che, magari, presto dovrai evacuarlo perché l’area sarà bombardata».

«Questo posto ridimensiona le priorità delle nostre vite»

Attorno ad Angelo, che si trova al primo piano di uno dei pochi palazzi rimasti in piedi, ci sono solo cumuli di macerie: «Questo edificio è contrassegnato come “deconflitted”, cioè l’Idf (l’esercito israeliano ndr) lo ha segnato sulla mappa come obiettivo da non colpire. Ma qua attorno è stato distrutto tutto. Quel palazzo è stato dato a fuoco dalle truppe di terra, quello dietro bombardato e raso al suolo, anche quell’altro è stato incendiato. Venerdì scorso a 150 metri da qui è stata tirata una bomba. Ma noi siamo dei privilegiati».

L’emergenza attuale, tra le migliaia di emergenze, è quella del cibo: «Qua la gente muore di fame. Non c’è più cibo e quello che c’è ha costi altissimi: 18 euro un kg di riso, 15 euro per la stessa quantità di farina, 50 per lo zucchero. Anche noi abbiamo dovuto fare delle scelte, ad esempio abbiamo tolto la nutella: 250 grammi ora sono 150 dollari. Ecco, puoi titolare così: a Gaza non c’è più la Nutella».

«All’improvviso cade una bomba uccide e distrugge Ma la vita riparte»

Entra nella cucina del quartier generale di Mfs Italia: «Ma noi siamo fortunati» ripete. «Anche noi mangiamo una volta al giorno, ma cibo ce n’è. Cosa? Minestre dentro la plastica, una specie di pasta. Ma stasera siamo fortunati, guarda: fagioli in scatola… lenticchie… stasera ci va bene».

Va molto meno bene ai bambini e alle donne incinte: «Qua facciamo la guerra sulla fame. Si calcola che muore un bambino ogni 40 minuti perché denutrito. Noi diamo cibo terapeutico: quando arrivano malnutriti gli si dà cibo ipercalorico, ma il problema è che appena escono di cibo non ce n’è più». Pure l’acqua è un problema: «Gli israeliani hanno chiuso due condotte di acqua potabile che arrivavano a Gaza. Noi distribuiamo ogni giorno migliaia di metri cubi d’acqua».

«È tutto surreale Pure io che son qui faccio fatica a capirlo»

Fuori il sole picchia. Un vento lieve alza la polvere da quella che, una volta, era una delle strade più belle di Gaza City. Ora è una distesa di macerie, sulla quale ogni tanto si vede qualcuno camminare.

«Questo posto ridimensiona le priorità dell’esistenza, rimette a posto le bocce della vita sul tavolo da biliardo. A volte si ha la sensazione di essere in un formicaio: quando dai un colpo al formicaio, questo si rifà. Qui cade una bomba, distrugge e ammazza, ma la vita riparte. C’è un’abilità a ricostruire velocemente… Gaza è la vita che si ostina a tirare avanti». Nonostante tutto. Nonostante la vita sia sempre in bilico: «L’altra notte un razzo ha colpito una scuola, 35 morti. Il nostro farmacista, quando gli ho detto una sera “vai a casa”, mi ha risposto che a casa non ha più nessuno. Moglie e figlio per fortuna sono riusciti a fuggire in Egitto, ma il resto della famiglia non c’è più: sono tutti morti».

Ci sono case, o tende, che si svuotano e altre che si riempiono: «La mia assistente ha 4 figli suoi, 4 di suo cognato, li ha presi con sé perché la mamma e il papà sono morti e un nono figlio di un altro cognato. Tutte le sere lei torna a casa e deve trovare cibo per far mangiare dieci persone compresa lei. Che infatti è magrissima».

«Qui i bambini muoiono»

A livello internazionale si moltiplicano le condanne alla guerra scatenata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità dal Tribunale dell’Aja. «Qua non esiste più il futuro, perché il futuro fa paura. L’orizzonte temporale dei palestinesi di Gaza non va oltre la notte. È tutto surreale, faccio fatica io a capirlo».

Angelo Rusconi ritorna sul balcone: «Sono operatore umanitario da quasi 25 anni e, quindi, sono dalla parte delle vittime. E qui le vittime sono donne e sono bambini… bimbi esplosi, con la testa divisa a metà… ci sono video impressionanti… Cerchiamo la vita su Marte, ma distruggiamo quella sulla Terra».

Siamo ai saluti. E Angelo sceglie di farlo alla palestinese: «Qui dicono: “ho il mio cuore con te”. Ed è un bel modo di salutare».

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