Jaga Pirates all’arrembaggio. La medicina migliore è il sorriso

Inclusione Con il suo “Insolito tour” la band teatrale è entrata nei luoghi che si occupano di cura. E ha fatto cose impensabili: come tradurre Jannacci ai migranti ospiti della Caritas Ambrosiana

Con l’“Insolito tour” la band teatrale Jaga Pirates ha portato evasione, divertimento, inclusione, condivisione, socialità in quei luoghi dove è più urgente e necessario entrare. Il progetto ha origine dall’esperienza di “Museo a Cielo Aperto”, una rassegna di teatro musicale presso il Cimitero Monumentale di Milano curata da ex allievi della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi e della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano. Il debutto risale all 2018 con “Aspettando i Limoni” e da allora portano avanti il progetto che vede protagonisti Jaga e Gaga, due “figure” che - tra battute, ironia e momenti di riflessione - raccontano storie proponendo i più famosi brani di Enzo Jannacci e Giorgio Gaber, ma non solo.

Gli istituti coinvolti

Dopo essere stati nei teatri, nei locali, nelle piazze, nei parchi, online e dopo aver incontrato ogni tipologia di pubblico - riuscendo sempre ad unirlo e coinvolgerlo - gli Jaga Pirates (Stefano Annoni, Luca Rodella, Roberto Dibitonto, Diego Paul Galtieri, Francesco Marchetti) dallo scorso 28 settembre hanno portato il nuovo concerto-spettacolo “Quando la vita ti limona” in luoghi che si occupano di cura, di inclusione sociale, di opportunità, di condivisione, di libertà, per creare un momento di leggerezza e socializzazione tra anziani, disabili e non solo.

Il “Jaga Insolito Tour” ha infatti coinvolto due Rsa (Casa del cieco di Civate e Opera Pia Magistris di Valmadrera), il Codic Casa Maria delle Grazie di Nibionno, la mensa di San Nicolò gestita dalla Caritas Ambrosiana di Lecco, la Polveriera di Como, la Cascina Biblioteca di Milano, il Circolo Arci Mirabello di Cantù e l’Università della Terza Età Il Melo.

«Il progetto, finanziato da Smart e Fondazione Cariplo, ci ha consentito di portare lo spettacolo dal vivo “a casa” delle persone - racconta l’attore comasco Stefano Annoni - E grazie al bando vinto e ai relativi fondi è stato possibile sostenerne i costi. Siamo molto soddisfatti del lavoro e - sebbene non sapessimo esattamente cosa aspettarci, essendo la prima volta che, come gruppo, affrontavamo un’esperienza simile - sicuramente ci piacerebbe poter riproporre spettacoli del genere in futuro. Oltre alla riuscita della parte musicale e teatrale in sè, è stato emozionante e umanamente arricchente anche tutto ciò che abbiamo trovato “attorno”, dal pranzo con i vari staff alla “scoperta” dei vari luoghi, al rapporto con le persone che abbiamo incontrato».

«In ciascuna occasione la scaletta è stata adattata e poi molto è stato lasciato anche all’improvvisazione: nella data alla mensa della Caritas Ambrosiana di Lecco, ad esempio, abbiamo tradotto al momento - “in diretta” - i testi delle canzoni per gli ospiti rifugiati, così da coinvolgere anche loro».

Qualcosa da ricordare

«In altri casi è capitato di vedere alcuni anziani - ad una prima impressione non partecipi - accendersi poi su certe canzoni che hanno loro stimolato dei ricordi. Ci sono state reazioni davvero commoventi e in generale abbiamo ricevuto un grandissimo affetto e molti ringraziamenti - prosegue Annoni -: alla Casa Maria delle Grazie abbiamo coinvolto il direttore, che suona il flauto, nella canzone “Azzurro”, in un’altra occasione una signora molto anziana ci ha raccontato che a suo tempo anche lei cantava “Tintarella di Luna”, mentre il suo bassista le mormorava nelle orecchie apprezzamenti “coloriti”, in un altro caso abbiamo visto ballare alcuni disabili motori sulla sedia a rotelle che ballava».

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