La scuola riparte, ma senza spazi
e con troppi esclusi

L’emergenza Dal Carcano al Ciceri fino al Caio Plinio: in città mancano le aule per accogliere gli studenti

«Si tratta di un dato di fatto: ci troviamo davanti a un’emergenza che non è solo del singolo istituto, ma anche di tutta la città e della provincia».

Questo il messaggio dei dirigenti scolastici del Setificio “Paolo Carcano”, del Liceo “Teresa Ciceri” e dell’Ites “Caio Plinio Secondo”, alla luce dei problemi legati alla carenza degli spazi per accogliere gli studenti all’interno degli edifici.

Le cifre

Un grande problema comune che, pur con le dovute specificità, affligge da tempo le istituzioni scolastiche cittadine, chiamate ormai da anni a confrontarsi con il numero talvolta crescente di richieste di iscrizione e l’effettiva possibilità di accogliere tutti gli studenti. Le cifre di cui si parla sono notevoli: globalmente, per l’anno scolastico 2023-24, il Setificio ha attivato 71 classi, il Ciceri 54 e il Caio Plinio 52 a cui si aggiungono per quest’ultimo quelle dei corsi serali.

Ad ognuna di esse è ovviamente necessario assegnare un’aula nel rispetto del rapporto metratura-numero di alunni (27 ragazzi max, secondo normativa). Un’equazione non sempre così semplice da risolvere, soprattutto quando non c’è spazio. Allora si ricorre a soluzioni di fortuna: nel 2022-23, ad esempio, il Ciceri aveva sacrificato l’aula magna per creare una classe in più e lo stesso ha fatto il Caio Plinio con la biblioteca e altri spazi polifunzionali. Si cerca, quindi, di mettere una toppa a una situazione che, però, sembra ben lontana dal trovare una risposta adeguata in tempi utili. E così l’unica alternativa possibile diventa quella di rifiutare le richieste di iscrizione, soprattutto per il biennio, la fascia più interessata dalla mobilità degli studenti tra gli istituti anche a seguito di non ammissioni o di un ripensamento sulla propria scelta scolastica.

«Molti ragazzi rischiano di non trovare posto altrove»

«Veniamo contattati da centinaia di famiglie ogni anno - sottolineano i presidi - e cerchiamo di accogliere il più possibile soprattutto perché molti ragazzi rischiano di non trovare posto altrove, ma la realtà è che gli spazi sono insufficienti e quindi a molti di loro dobbiamo dire di no».

Le ragioni che portano a questa situazione sono differenti e talvolta radicate nel tempo. Innanzitutto c’è il nodo dell’edilizia scolastica: «Purtroppo manca una pianificazione che tenga conto della funzionalità, della qualità e dell’estetica - commenta Silvana Campisano, ds del Caio Plinio -. La pandemia ha evidenziato come gli spazi siano risicati e che ormai la didattica non sia più soltanto “di aula”. Per questo occorrerebbe progettare a fondo gli interventi da realizzare». Accanto a questo tema c’è poi quello dell’orientamento: «Spesso la scelta non è fondata su un’analisi realistica dei percorsi di studio e sulle attitudini - sottolinea Roberto Peverelli, ds del Setificio -. Non è solo responsabilità delle famiglie, ma anche di un orientamento promozionale fatto da proposte affascinanti. Lo stesso si nota sulle aspettative verso il futuro non sempre coerenti con il percorso di studio». Ecco perché «un eventuale ripensamento sulla scelta o la non ammissione alla classe successiva fa sì che molti ragazzi cerchino di cambiare scuola - osserva Vincenzo Iaia, preside del Ciceri -, ma purtroppo rischiano di non trovare risposta e, quindi, sono costretti a rimanere dove sono». E le soluzioni? Poche e inefficaci, soprattutto sul lungo termine. «Bisognerebbe trovare un modo per alleggerire le sedi centrali e accogliere così più persone - chiosa -. Certo, questo implica costi maggiori, ma così il problema rischia di rimanere».

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