L’arte nei luoghi di sofferenza: «Porto i miei colori per far brillare il mondo»

La storia Greg, l’artista marianese (trapiantato a Milano) che ha portato la pittura negli ospedali, nelle carceri e nelle periferie

La sua firma è un cuore colorato, «i colori ci aiutano a far brillare il mondo e noi stessi», un cuore con la punta che termina in un ricciolo impertinente, inconfondibile. A Milano sono tanti i posti dove questo cuore batte, dai muri della stazione ferroviaria Garibaldi, a quelli degli ospedali, soprattutto nei reparti pediatrici, alla porta proprio dello studio di Gregorio Mancino, che si affaccia sul Naviglio Grande, vicino di casa della poetessa Alda Merini.

Greg, così lo chiamano tutti, è un artista che crede fermamente nel contagio dell’arte e nel guardare il mondo con lo stupore dei bambini. Milanese d’adozione, Mancino è nato a Mariano Comense e nella sua città ha lasciato una traccia indelebile. Nella campata centrale del Ponte del Lottolo ruggiscono due leoni che si guardano negli occhi e tengono tra le zampe, nemmeno a dirlo, un cuore colorato. «Quest’opera è nata quasi per caso - racconta - passando da lì, mi sono accorto di una scritta fatta con una bomboletta. Recitava: “Maiali”, rivolto agli agenti di polizia locale che spesso pattugliano la Novedratese. Ho contattato il Comune, messo insieme le idee e in poco tempo eccomi con i pennelli in mano. Ho subito creduto che ci volessero due leoni, lo stemma della città di Mariano ne possiede solo uno, per sorreggere un cuore che batte ancora più forte e porta il bello, la serenità, l’amore a discapito di ogni bruttura e insulto».

Il pittore dei Navigli di frecce nella sua faretra ne ha infinite. «Penso che ognuno di noi possa scoprire la magia che si porta dentro e, quando questa magia incontra il talento e la voglia di condividerla con il prossimo, diventa un dono». Il suo dono Mancino lo offre da anni anche ai più fragili, arriva come un fiume di creatività che si insinua negli angoli più neri, «il nero è un colore che non uso mai, divora e spegne tutto il resto», e contagia come un sorriso che curva le labbra all’insù ed esplode sui volti con tutta la sua luminosità. Sarà per questo che Greg negli ospedali è conosciuto anche come dottor Arcobaleno.

«Spesso quello che disegno, rigorosamente con il pennello, è qualcosa di semplice: un fiore, un cuore, una colomba. Ma la forza sta tutta nel cosa sa innescare quell’immagine. Il riconoscimento più grande è quando un bambino, dopo una mia performance, si avvicina e mi dice “quel disegno l’avrei potuto fare io”. Allora mi accorgo che c’è stato un incontro da anima ad anima e magari quel bambino tornerà a casa e inizierà a fare un dipinto tutto suo e a riempire il mondo con altri colori, lasciandosi libero di essere se stesso». Mancino dipinge a volte a bordo di una bicicletta o della sua spaziale vettura o sui pattini a rotelle. È il fondatore della Movimentart e con questa convinzione di far circolare il colore e la positività ha messo a disposizione il suo talento di tante realtà sociali con scopi benefici. Ha realizzato momenti e opere artistiche in oltre 30 ospedali italiani e in altri 20 all’estero, spaziando dal Madagascar alla Palestina, da Lione a Varsavia e a Bruxelles, ma anche in orfanatrofi, carceri, periferie.

Proprio pensando alla Palestina e a Israele, alla situazione terribile che vivono i popoli di questa parte di mondo, alla guerra, al genocidio in corso, Greg ritorna con la memoria al murales che creò su uno dei muri alzato intorno alla Striscia di Gaza, disegnò dalla parte palestinese del muro, le autorità israeliane non avevano dato l’autorizzazione perché l’opera fosse creata anche dall’altro lato. «Ho voluto rappresentare un pugno che bussa, da qui il titolo “Knocking for peace”, perché stando in mezzo a quei due popoli ho sentito in entrambi un forte desiderio di pace. Ancora credo nel profondo che nessuno di questi uomini, donne e bambini voglia la guerra, ma piuttosto che altre nazioni di quell’area geografica abbiano interesse affinché il conflitto continui e si espanda. Non so se il mio murales ancora esiste, spero però che continui a vivere, nonostante tutto il dolore, un forte desiderio di pace». Il pittore dei Navigli quest’estate è diventato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana per il suo impegno nell’ambito sociale e proprio dal prefetto di Como ha l’onorificenza. Per l’occasione ha realizzato un grande tricolore e incontrato tanti studenti delle scuole comasche, per ognuno di loro ha riprodotto la stessa immagine. «L’opera arriva dopo tutto il resto, non è la cosa più importante – continua Greg –. L’importante è che contamini chi la guarda, soprattutto lasci un segno di affetto, solidarietà, bellezza, calore. Scrivere e dipingere ci dicono chi siamo. Dalle parole che usiamo, dai colori che scegliamo viene fuori quanto è ancora vivono dentro di noi il nostro bambino. L’arte deve aiutarci a difendere questo bambino, a nutrirlo di stupore attraverso la creatività, a fargli capire con tutta la nostra energia che non bisogna mai smettere di sognare. Come mi disse una volta Patch Adams, che ho avuto la fortuna di incontrare: “È importante avere un sogno, non dobbiamo perdere il coraggio di sognare”».

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