«L’arte va goduta, vi spieghiamo come»

Amici dei Musei Da oltre 25 anni sul territorio di Cantù c’è una realtà che si occupa di promuovere il bello. Il presidente Peduzzi: «Abbiamo lavorato per abituare le persone a guardare anche nel proprio territorio»

Il loro logo, disegnato da Bruno Munari, è la A maiuscola di associazione che, se rovesciata, si trasforma in un angolo acuto. Quest’angolo dai bordi rossi, per gli Amici dei Musei della Città di Cantù e del suo Territorio è uno spazio definito, ma per nulla statico. Lungo le sue direttrici che tendono al futuro si corre ad abbracciare sguardi diversi, facendo largo alla scelta di includere più forme d’arte contemporanea, più visioni, più stimoli possibili, tenuti insieme però dal denominatore comune di avere un legame con il territorio canturino. Il territorio è così uno spazio racchiuso, per tornare all’immagine dell’angolo acuto, in cui far germogliare le idee, prendersene cura, anche conservarle, ma senza confini.

Cantù si apre al mondo dell’arte, allo stesso tempo l’arte stessa che nasce e vive a Cantù e dintorni si fa conoscere al di fuori delle sue mura.

È accaduto per oltre 25 anni di attività e accade ancora oggi che gli Amici dei Musei della Città di Cantù giocassero la loro vocazione di sodalizio culturale a tutto tondo sulla voglia di non perdere mai la curiosità e quella prospettiva acuta sulla bellezza in ogni sua forma.

Dal 1995 ai giorni nostri sono state organizzate più di 70 mostre, facendo dialogare le menti acute degli artisti con le altrettanto acute intuizioni del pubblico che da sempre ha risposto con entusiasmo alle proposte dell’associazione. Eventi tutti gratuiti che hanno trovato l’appoggio delle Amministrazioni comunali e della Cassa Rurale e Artigiana di Cantù.

Oltre la “fama”

«L’ottica, fin dalle origini – racconta l’attuale presidente, Peppo Peduzzi – è stata quella di creare anche in Provincia momenti dove godere di un’arte bella da vedere senza per forza affidarsi alle grandi esposizioni della città. Si è lavorato per abituare le persone a guardare anche nel proprio territorio e scoprire nessi e sinergie tra autori di fama internazionale e altri poco conosciuti, spesso locali, che hanno condiviso una suggestione con il Canturino. Non c’è mai interessato il famoso e il non famoso. Che si trattasse di pittura, scultura, intarsio, fotografia, serigrafia e altre discipline, quello che ci si siamo posti di perseguire è stato ed è valorizzare l’arte contemporanea, cogliendo i suoi slanci innovativi da ovunque arrivassero».

Valorizzare il territorio

L’associazione nacque su iniziativa di Paolo Minoli e di un gruppo di soci promotori: Riccardo Arbizzoni, Ruggero Bruni, Walter Francone, Valerio Gaeti, Vittorio Marelli, Giuliana Ratti, Luigi Sacripanti, Paolo Sala proprio con l’intento di proporre attività culturali, finalizzate alla valorizzazione del territorio canturino e del suo patrimonio storico-artistico.

La prima mostra allestita fu su Bruno Munari, di cui il sodalizio oggi co-gestisce l’omonima collezione canturina. Poi negli anni furono proposti Luigi Veronesi, Fausto Melotti, già insegnante all’Istituto d’arte di Cantù, oggi a lui dedicato, Lucio Fontana che firmò il pavimento a mosaico della Permanente Mobili e tanti altri ancora, fino ad arrivare a veri e propri artisti-artigiani locali come Aimo Cerati, Mario Ronchetti, Lino Cappellini ecc.

«Ci muovevamo su un doppio binario – continua Peduzzi, che assunse 20 anni fa la carica di presidente, dopo Riccardo Arbizzoni che a sua volto era subentrato a Minoli – occupandoci sia di arte contemporanea, sia della conservazione del patrimonio artistico locale. Proponevamo anche cicli di conferenze che spesso vertevano sul tema del rapporto tra arte e progetto, arte e invenzione: volevamo continuare e rinnovare, nella scia dell’insegnamento di Melotti, il discorso sull’importanza dell’idea nel fare artistico e artigianale».

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