
(Foto di archivio)
L’associazione Una mensa che sfama non solo il corpo. Oggi raccoglie attorno a sè un gruppo di sostenitori che l’hanno resa un riferimento non solo per i poveri
Como
Lei chiede preoccupata un passaggio per tornare dopo cena verso Tavernerio. In città ha perso la casa, è venuta a Casa Nazareth per cenare in bicicletta e non sa dove lasciarla, non ha la catena. Ha modi gentili, ma è confusa, in bocca ha pochi denti. Lui è molto arrabbiato, se la prende con la gentile volontaria che gli passa un contenitore pieno di lasagne. Dice che è lenta e non ha voglia di lavorare, che potesse impegnarsi lui in cucina sarebbe tutto diverso, ma qualcuno o qualcosa glielo impediscono. Si capisce che beve. Poi c’è un giovanotto dalle spalle già larghe, nero, ha un grave difetto nella parola, si esprime male, in compenso mastica l’italiano. Vorrebbe partire, andare lontano, ma deve aspettare un permesso, un visto.
Da Casa Nazareth ogni giorno passano circa 220 storie come queste, vissuti complicati, vite sofferte, solitarie, gente che non ha un tetto sulla testa. Ad aiutarli a settimana fanno il turno altrettanti volontari, circa 240 persone tra Incroci, Caritas e le Vincenziane. A pranzo tra tavoli e cucina si vedono più nonne, pensionati, la sera più mamme, lavoratori che tolta la giacca indossano un grembiule. Comaschi comuni, volenterosi, buoni, disponibili a regalare due o tre ore del loro tempo al prossimo, a chi ha bisogno.
«Siamo partiti nel gennaio del 2021 – racconta Gabriele Bianchi, responsabile di Casa Nazareth – spostata la mensa del don Guanella abbiamo iniziato a servire qui pranzi e cene senza pause. Speravamo che nel tempo, superata la pandemia, il numero di ospiti calasse. E invece il bisogno continua ad aumentare. Ci sono tanti stranieri, richiedenti asilo, poveri. Purtroppo sempre più anziani, soli, in difficoltà tra sfratti e affitto». La casa è un diritto sempre più precario in città, costa troppo e non tutti riescono a farcela.
«Questo spazio è aperto a tutti – dice Lucia Villani, referente della rete Vicini di Strada che riunisce 18 associazioni attive nel sociale pronte a tendere una mano – è un’opera, un segno, che rende orgogliosi tanti generosi comaschi. La mensa, lo splendido giardino, offrono un incontro a chiunque abbia bisogno».
Sabato sera, in occasione della notte dei senza dimora, in fila fuori dalla porta della mensa erano presenti anche diversi comaschi della classe media. Persone che si sono avvicinate a Casa Nazareth per sostenere questa mensa. Mamme e papà con bambini, un medico, un insegnante, signori distinti residenti nel quartiere che hanno diviso la tavola con senza tetto e migranti. Magari giovani che affrontano lunghi viaggi della speranza, senza documenti in tasca. Oppure anziani che perso il lavoro, ancora senza pensione si sono persi per strada.
Questo scrigno in via don Guanella merita di essere sostenuto. Le braccia per mescolare grandi pentole di pizzoccheri sabato non mancavano, c’era una squadra addetta a lavare piatti e teglie, altri volontari spadellavano arrosti e ricette tipiche africane, qualche ragazza preparava polpette. Servono però anche sostegni di tipo economico. Casa Nazareth ha un costo, in termini di derrate alimentari, spesso donate, ma anche di bollette, affitti, tre cuoche e un fattorino sono da stipendiare. Eventi, concerti, raccolte fondi, c’è sempre bisogno. Con regolare cadenza in via don Guanella vengono promosse iniziative benefiche, anche aziende e ditte di tanto in tanto fanno sentire la loro vicinanza a uno degli esempi più bello di volontariato locale. Sono quasi 50mila i pasti servizi tra gennaio e agosto del 2025, la mensa funziona 365 giorni l’anno. Per tutte le informazioni e i contatti è possibile navigare sul sito casa-nazareth.it.
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