«Le sette note? Una vera terapia per l’anima»

L’intervista Giambattista Galli, cantante dei Sulutumana. «Dare vita a una canzone ti fa sentire davvero bene»

“Music is the healing force of the universe” era il titolo di un album del jazzista Albert Ayler dal forte sapore mistico. “La musica è la forza guaritrice dell’universo”. Può sembrare un’esagerazione, ma gli studi neuroscientifici hanno dimostrato che quelle “molecole d’aria che si agitano davanti alle nostre orecchie” (definizione di Frank Zappa) penetrano attraverso di noi e influiscono sul nostro umore, sulla nostra salute e sulla nostra psiche.

Stati d’animo

Per Gian Battista Galli, cantante, autore e musicista per i Sulutumana – il gruppo in cui milita da tanti anni assieme agli amici e colleghi Francesco Andreotti e Nadir Giori – si tratta davvero di una forza trainante. «Ho sperimentato stati d’animo contrastanti, rispetto alle modalità operative della musica su di me. La musica mi ha portato in altissimo, per le soddisfazioni che mi ha dato, ma può anche tirarti verso il basso. Ci sono stati momenti esaltanti: quando si scrive una canzone, quando si prepara un disco, quando entra in ballo la creatività, sia individuale che collettiva». Nel caso dei Sulutumana si tratta di collaborare sempre: «Ne parlavo proprio con Nadir recentemente, dell’effetto incredibile che ti dà ‘chiudere’ un pezzo: nel corso di tutti questi anni è sempre stato un momento molto potente, anche dal punto di vista organico. Quando senti di avere dato vita a una nuova canzone ti senti proprio bene, capisci di avere centrato qualcosa». Ma non funziona sempre: «A volte non ci riesci, entri in una fase di stallo, magari per intere giornate, settimane e allora ci sono momenti di vera frustrazione e ti senti in balia di questo stato d’animo».

La carriera di “Giamba” è iniziata molto presto: «Ero uno di quei bambini che salivano in piedi a cantare su una sedia e mi sento sempre un po’ quel bambino, davanti alla gente. Non capivo cosa volevo, cosa avrei fatto, ma ho capito subito che mi fa stare bene, fisicamente: sento benefici nel momento in cui sto cantando». E c’è anche la fisarmonica: «Se cantare è terapeutico, suonare per me è traumatico perché non mi ritengo un musicista davvero bravo e provo un’ammirazione infinita per chi sa mettere le dita bene sullo strumento. Però in tutti questi anni ho capito che c’è un altro meraviglioso mistero legato alla musica, il fatto che la sua forza non derivi solo dalla tecnica sopraffina, ma dall’anima che ci si mette». I Sulutumana ci hanno sempre messo l’anima, anche spendendosi per portare questo potere della musica ad altre persone, impegnandosi in progetti benefici: «Penso a un’esperienza con persone affette da hiv, ospitate dalla comunità La Sorgente di Como, da cui è nata ‘Per mano’, una canzone a cui teniamo molto e che è sempre nel nostro repertorio. Leggendo le esperienze di queste donne e questi uomini abbiamo pensato a loro e ci siamo resi conto che è un brano universale, una canzone per supereroi, sul coraggio di chiedere aiuto quando se ne ha bisogno. Incredibilmente forte è stata la collaborazione con ragazzi portatori di handicap a Riva San Vitale. Insieme a loro abbiamo scritto ‘Ogni giorno è un dono’. Sono venuti nel nostro studio a registrarla e l’hanno cantata con noi sul palco. È stato un momento di grandissima intensità». Ma Galli è anche un ascoltatore: che musica smuove il suo animo?

Musica dell’anima

«C’è un brano che ricordo sempre con commozione: è ‘Respiro’ di Franco Simone: risuonava dal parco vicino al cimitero, quando è mancato mio padre. È lento, dolce, mi ha emozionato. Crescendo, ricordo che ascoltavo la cassetta di ‘Discanto’ di Ivano Fossati ed era proprio il brano che intitola l’album a smuovere qualcosa dentro di me». Ed è lì che si deve dare ragione a Paolo Conte che inneggiava a “La vera musica, che fa ridere e all’improvviso ti aiuta a piangere”.

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