L’ex bimba di Chernobyl diventa cuoca

La storiaSu Diogene due anni fa scrisse: «Il mio sogno? Fare la chef». Maryia, comasca d’adozione, ce l’ha fatta

Si è innamorata dell’Italia e della sua famiglia italiana fin da subito: da quando - nel 2011, a poco più di nove anni - è arrivata qui dalla Bielorussia ospite di “mamma Anita” e “papà Marco”. Maryia Tsitarenka chiama così Anita Astori e Marco Flutti, che con Emma e Francesco - i loro figli - oltre dieci anni fa per la prima volta l’hanno ospitata nella loro famiglia, grazie al progetto avviato dall’associazione Como Verso Est per la promozione dell’ospitalità dei “bambini di Chernobyl”.

Ogni volta Maryia ritrovava le persone a cui voleva bene e l’italiano, che parla decisamente bene, è diventata di fatto la sua seconda lingua. Oggi ha diciannove anni e da luglio è riuscita a tornare dalla sua famiglia italiana e a fermarsi per realizzare il suo sogno, quello di diventare chef. Qualche anno fa proprio al quotidiano La Provincia aveva raccontato il suo desiderio: «Quando finirò la scuola che sto frequentando vorrei venire in Italia per continuare a studiare in quel campo e poi iniziare a lavorare: questo è il mio sogno per il futuro». Così diceva. E quel sogno si è avverato.

Il titolo portafortuna

«Il titolo dell’articolo ha portato fortuna», dice mamma Anita. Stare lontana dal Paese e dalle persone che l’hanno accolta e che due volte l’anno - in estate e in inverno - veniva a trovare è stata dura, per Maryia: «Non poter tornare nei due anni passati, a causa della pandemia prima e della guerra poi, è stato orribile per me. Nonostante sentissi quella che considero la mia famiglia tutti i giorni, per me era difficile non poterli vedere e raggiungere. Nel frattempo, però, ho continuato a studiare e a giugno di quest’anno ho preso il diploma di aiuto cuoco nella scuola professionale dove ho studiato». Quindi, finalmente, il ritorno nel nostro Paese.

«Il 2 luglio sono riuscita a partire e ad arrivare in Italia dopo un viaggio molto difficile: per questa possibilità - dice Maryia - devo di nuovo ringraziare mamma Anita e papà Marco, perché senza il loro aiuto per poter avere i documenti necessari e organizzare gli spostamenti non avrei potuto fare nulla. Da quando sono tornata vivo da loro e sto continuando il mio percorso per realizzare il mio sogno».

In molti casi, per i “bambini di Chernobyl” la scuola passa in secondo piano e viene abbandonata presto perché già da adolescenti i ragazzi si sposano o diventano genitori, senza contare gli altri problemi che spesso, in molti, incontrano.

Al contrario, e anche grazie all’esperienza in Italia, per Maryia lo studio è sempre stato al primo posto. Già qualche anno fa mamma Anita raccontava che, crescendo, Maryia ha sempre più preso consapevolezza di sé e iniziato a fare progetti, mostrando il carattere forte che aveva già da piccola e che nel tempo si è accentuato.

Questa tenacia l’ha aiutata a tornare in Italia e a proseguire con il suo percorso: una volta qui, infatti, Maryia ha seguito un corso all’Enaip di Como per poter conseguire il titolo valido in Italia e da ottobre ha iniziato un tirocinio di sei mesi con lo chef Davide Grosso: «Ho conosciuto Davide già nel 2011, quando sono venuta in Italia per la prima volta. È un caro amico di famiglia e mi conosce da quando avevo nove anni. Adesso lavoro come tirocinante nelle cucine della sua attività - “La Breva Catering” - affiancandolo».

Contaminazioni

La giovane si è subita saputa adattare: «Ho già iniziato a seguire diverse cose sia nella sede di via Benzi che per il ristorante Bistrot Muralto. Sto imparando molto: inizio alle 10 di mattina e durante la giornata seguo la preparazione dei menù oppure prendo parte al servizio catering e nei servizi esterni aiuto anche al buffet. Sto apprendendo il più possibile da tutti e mi trovo bene con le persone con cui lavoro, cerco di impegnarmi tanto e spero di continuare anche dopo la fine del periodo di tirocinio».

Ma non c’è apprendimento, senza desiderio di mettersi in gioco e sperimentare. «Mi piacerebbe, pian piano proporre anche i piatti della mia tradizione, ma per ora sperimento - a casa - ricette sia bielorusse che italiane: in famiglia cucino spesso anche per la mia famiglia e ho provato a preparare la pizza, il risotto, i pizzoccheri».

Per ora, in ogni caso, Maryia si gode quel sogno che a modo suo si è avverato. E per il futuro? «È ancora presto - dice - fare dei progetti ma spero tanto di diventare una vera chef e poter lavorare ancora tanto con Davide, che ha mantenuto la promessa che mi aveva fatto da piccola di farmi lavorare con lui se fossi riuscita a venire in Italia. Mi piacerebbe, certamente, anche aprire un mio ristorante e magari - chi lo sa - proprio con lui. Intanto - conclude - lo devo ringraziare tantissimo insieme alla mamma Anita e al papà Marco perché il sogno si sta pian piano avverando».

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