
Diogene / Como città
Martedì 10 Giugno 2025
Massacri a Gaza, musica contro il silenzio
La storia Il comasco Mattia Petrilli tra gli organizzatori di una serie di concerti in Italia di solidarietà con la Palestina
Como
Tanta musica fatta di strumenti, voci e qualsiasi cosa produca un rumore «per rompere il silenzio omertoso e complice delle istituzioni di fronte al genocidio perpetrato nei confronti del popolo palestinese». Con queste parole il comasco Mattia Petrilli, insiem ad Alice Parente, Clarice Curradi, Antonia Fino, Andrea Tiddi e Jorg Winkle descrivono “La musica contro il silenzio”, manifestazione che sta girando in moltissime città italiane e che domenica 22 farà tappa anche a Como, per far sentire la propria voce «contro l’apartheid e il genocidio in Palestina».
L’idea è nata a Firenze ma si è presto diffusa: quello che all’inizio doveva essere un semplice flashmob, è diventato un movimento il cui motto recita “Basta stare in silenzio, facciamoci sentire!”. Viene dunque deciso di proporre una manifestazione musicale nazionale in cui musicisti, cantanti, strumentisti, professionisti, dilettanti, amatori e chiunque voglia partecipare con la propria voce e il proprio ritmo, possono intonare insieme agli altri i brani selezionati unitariamente o in funzione delle necessità di ogni piazza canti popolari palestinesi, estratti dal Requiem di Mozart, Bella Ciao. Una manifestazione apartitica, spiegano gli organizzatori, che accoglie il supporto soltanto dalle associazioni umanitarie e nate a sostegno della causa palestinese.
«Si canterà contro il silenzio delle nostre istituzioni, si suonerà contro il massacro che sta subendo il popolo palestinese – raccontano gli organizzatori - saremo un’unica voce per la libertà, per la giustizia e per il diritto sacrosanto di ogni popolo a resistere contro ogni forma di oppressione, sopruso e violenza. In un paio di giorni l’iniziativa è diventata virale nel mondo musicale italiano, ma non solo. Se ne parla in tutti i luoghi di musica. Le persone si aggiungono a centinaia sui vari gruppi whatsapp. Migliaia di contatti, visualizzazioni, followers, nuove città aderiscono ogni giorno e tutti si prodigano per organizzare, chiedere le autorizzazioni, divulgare, cercare gli spartiti musicali e contribuire all’organizzazione di questo evento, ognuno con la propria esperienza».
Tra i promotori dell’iniziativa c’è il comasco Mattia Petrilli. «L’idea è nata due settimane fa – racconta Mattia -. Alice Parente, violinista che collabora con il Maggio Musicale Fiorentino, ha parlato con Clarice Curradi e insieme abbiamo inizialmente deciso di fare un flash mob per dire la nostra con il linguaggio della musica nei confronti di quello che succede a Gaza, Cisgiordania e non solo, senza vergognarci o nasconderci dietro a parole troppo pesanti come genocidio o sterminio, perché pensiamo che è quello che è in atto al momento, e anche per dire la nostra con il nostro linguaggio per svegliare la comunità artistica e protestare contro il silenzio che le istituzioni sia nelle parole che nei fatti, nonostante qualche tentativo qua e là, stanno dimostrando».
L’organizzazione è stata velocissima, eppure in poco tempo hanno aderito tantissime città. «Abbiamo aperto un profilo Instagram che nell’arco di pochissimo ha raggiunto 700mila visualizzazioni e piano piano si sono aggiunte le città: Como è stata una delle prime che ha risposto all’appello. Finiremo a fine giugno, non ne accetteremo altre. Il senso è quello di scendere in piazza con tutta la comunità musicale, non solo i professionisti delle orchestre, ma anche con cori di amatori, bande, un appello a tutti coloro che masticano musica e a tutta la cittadinanza. Tutti possono partecipare anche con coperchi delle pentole, il campanello della bici o la propria voce. Ogni città ha la sua scaletta, i brani sono conosciuti, c’è anche musica leggera». E aggiunge Mattia: «È una manifestazione apartitica, non accettiamo sigle. No a partiti politici o sindacati, accettiamo invece tutte quelle associazioni che sono nate a favore della Palestina e le varie associazioni umanitarie che hanno canali preferenziali con Gaza, come Medici Senza Frontiere o Emergency. In piazza facciamo anche divulgazione per devolvere offerte, ogni città si sta legando a un’associazione particolare».
Il ritrovo è qualche minuto prima delle 18 ed è invitata tutta la comunità: ognuno può arrivare con il suo strumento, la sua voce, un leggio e le parti se ha voglia di partecipare e suonare. Anche chi non suona, però, può assistere a questa forma di concerto quasi improvvisato. La scaletta prevede il momento iniziale di Drum Circle con percussionisti, ma coinvolgendo tutti (anche gli altri strumentisti) in una improvvisazione ritmica. Poi lettura del comunicato nazionale che finisce annunciando l’esecuzione di La morte di Ase di Grieg come ricordo e riconoscimento di dignità agli ormai quasi 60mila morti. Quindi l’Esecuzione Grieg per archi, lettura di poesie, esecuzione delle due canzoni popolari palestinesi Al Afsur e Al Zaitune, poi di nuovo la lettura di altre poesie, l’esecuzione Mawtini, ancora poesie, l’esecuzione di Leve Palestine e per concludere Bella ciao.
Toccante l’appello finale lanciato dagli organizzatori, per arrivare ai cuori della comunità: «Venite a suonare con noi. Non serve essere musicisti, serve esserci. Restiamo umani».
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