Nicoletta, Andrea e il “Pandino”. Il viaggio si è fatto più difficile

Il racconto Partiti sette mesi fa da Lomazzo per raggiungere la Pamir Highway in Tagikistan i due fotoreporter comaschi sono rimasti bloccati a un bivio: «La meta? Vicina e irraggiungibile»

«Siamo arrivati in quella parte di mondo in cui oltrepassare i confini non è più così semplice». La voce di Nicoletta Corbella giunge un po’ distorta dal telefono nel corso della chiamata che collega Como, da cui la giovane è partita insieme ad Andrea Filigheddu ormai quasi sette mesi fa, e l’Iran, dove i due ragazzi si trovano in questi giorni. Il viaggio dei giovani fotoreporter a bordo di una Panda, che vi abbiamo raccontato di mese in mese sulle pagine di Diogene, si sta spingendo sempre più verso est. Ma tra loro e la meta – la Pamir Highway, autostrada più alta del mondo situata in Tagikistan, vicino alla Cina – nel corso del mese di giugno si sono frapposti due confini difficili da valicare.

«Tra noi e il Tagikistan c’erano due strade possibili, ma si trattava in entrambi i casi di un passaggio obbligato – spiega infatti Andrea – Dall’Iran, da Teheran dove ci troviamo in questi giorni, dovremmo attraversare una parte dell’Afghanistan oppure entrare in Turkmenistan, quindi in Uzbekistan. Ma scegliere tra l’Afghanistan e il Turkmenistan non è stato semplice».

Problemi non solo meccanici

Il tempo si dilata quando si viaggia e in certe parti del mondo assume un significato molto diverso da quello che siamo soliti attribuirgli nelle nostre routine che tolgono il fiato, in un affastellarsi continuo di impegni. Nicoletta e Andrea infatti sono rimasti bloccati in Iran per più di due settimane, dopo aver già trascorso un lungo periodo anche in Armenia in attesa di un pezzo di ricambio per la fedele Panda che ha iniziato a risentire dei tanti chilometri percorsi.

Ma nemmeno una volta risolto il problema meccanico della Panda il viaggio dei due fotoreporter è potuto proseguire liscio: una volta giunti in Iran è iniziata la lunga, burocratica attesa dei documenti per poter superare i confini del Paese: «Inizialmente il visto per il Turkmenistan ci è stato negato – spiega Nicoletta – ma non sappiamo perché, la politica del Paese è non dare spiegazioni. Quindi abbiamo fatto di nuovo richiesta… Era la nostra prima scelta perché l’Afghanistan è pericoloso e per attraversarlo percorrendo strade sicure avremmo dovuto fare affidamento su una guida turistica e impiegare almeno cinque giorni. Dall’altra parte però c’è da dire che sia il visto che poi il viaggio in Turkmenistan saranno molto cari e anche lì sarà obbligatoria una guida turistica. Questi ostacoli ci hanno demoralizzati perché siamo vicinissimi alla meta, ma sembra irraggiungibile». Il messaggio con la buona notizia arriva però un paio di giorni dopo la chiamata con Diogene: «Stamattina ci siamo svegliati con una buona notizia – scrivono Andrea e Nicoletta su Tg Panda, la chat con cui tengono aggiornati amici e famigliari sui loro spostamenti - Abbiamo ricevuto la lettera d’invito per ottenere il visto del Turkenistan».

Mentre aspettavano ansiosi di poter ripartire, i due viaggiatori partiti da Lomazzo hanno vissuto Teheran da turisti, nonostante il caldo e la necessità di venir meno al loro proposito di evitare le grandi città: «Qui le temperature raggiungono i 40 o i 43 gradi durante il giorno – spiega Andrea – e Nicoletta deve girare con i pantaloni lunghi e il velo, quindi soffre il caldo molto più di me».«Ma per strada troviamo sempre banchetti che vendono frutta fresca – scherza Nicoletta – quindi alla fine ce la caviamo».

Smantellare le abitudini

Il viaggio serve anche a smantellare le abitudini e i preconcetti, come emerge dal racconto dei due fotoreporter. In Iran infatti molte cose che sembrano apparentemente facili e quotidiane, come pubblicare un post su Instagram o utilizzare un social, non lo sono affatto: «Dopo le proteste hanno bloccato tutti i social e le vpn che normalmente usiamo dall’inizio del viaggio qui non funzionano. Abbiamo dovuto installare un server sul telefono che possa sbloccare i social ma anche a quel punto siamo stati consigliati di aspettare di uscire dal Paese prima di pubblicare i nostri scatti. Qui non ci siamo mai sentiti in pericolo, ma preferiamo essere previdenti e seguire le indicazioni».

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