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Martedì 27 Maggio 2025
Patience, un prete tra i migranti: «Don Giusto è stato la mia guida»
Persone A Rebbio l’incontro con un sacerdote camerunense missionario in Tunisia. Vive a Gabès, una piccola realtà in cui per anni non c’è stata alcuna presenza cristiana
Como
Voci di testimonianze e vite quelle che si sono fatte ascoltare a Rebbio, nel bar dell’oratorio del quartiere di Como. Un luogo che riesce sempre ad essere simbolo di incontri e crocevia di destini. Un paio di settimane fa, dunque, proprio negli spazi parrocchiali un centinaio di persone si sono riunite per ascoltare le parole di persone che arrivano da lontano, che qui a Como passano ma poi proseguono oltre, seguendo il loro cammino.
Tra missionari, migranti e giovani attivi, il racconto si fa denso. L’incontro, voluto da don Giusto Della Valle, insieme con alcuni giovani dell’associazione comasca “Legami”, ha accolto il racconto prezioso e autentico dalla voce di Padre Patience Kalkama, missionario Pime nel sud della Tunisia, che ha narrato la sua storia missionaria. Padre Patience, un uomo di 38 anni, è partito proprio ieri per tornare in Tunisia nella sua missione, ma prima di partire ha avuto la possibilità di raccontarsi: «Io sono del Camerun, ed è proprio lì che ho conosciuto Don Giusto, che è stato il mio parroco. Forte di questo legame ho voluto partecipare, seppur a distanza a questo incontro a Como. Don Giusto non solo mi ha conosciuto, mi ha visto crescere e si può dire che la mia vocazione sia stata spinta e incoraggiata proprio da lui, dalla sua vita, da quello che faceva quando era parroco all’estremo nord del Camerun» e prosegue: «In quegli anni è cresciuta la mia vocazione ed è nato in me il desiderio di diventare missionario, seguendo le sue orme».
Dopo la prima parte dello studio in Camerun padre Patience ha proseguito gli studi in Italia e sette anni fa è stato ordinato. «Sono poi rientrato in Camerun a fare il formatore nel nostro seminario filosofico, infine il mio superiore mi ha inviato come missionario in Tunisia, dove mi trovo già da 3 anni».
«Ho imparato l’arabo e cerco adesso di entrare un po’ nella comunità locale, il mio compito è quelli di farmi conoscere, di essere più vicino alle persone. Il mio scopo è di aiutare tutti, di essere il missionario, di lavorare con la gente del posto» continua il Padre, che aggiunge: «Essendo missionario, soprattutto sub-sahariano, sono sensibile anche alla questione dei migranti, di chi scappa e si trova in Tunisia, a volte un po’ perso». Nel territorio dove è presente la missione di Padre Patience sono molte le persone migranti che arrivano, ma che non possono essere avvicinate. «Io sono parroco nella parrocchia di Gabès, che è una particolare realtà un po’ isolata dove per tanti anni non c’è stata nessuna presenza cristiana; per questo il vescovo del paese ha voluto che ci fossimo per testimoniare una presenza di comunità. La situazione è particolare perché tra i nostri parrocchiani, abbiamo solo due battezzati e poi una decina di subsahariani che vengono per amicizia». Essere cristiani non sempre è facile in Africa, ma Padre Kalkama resta ottimista. «La nostra casa è aperta per tutti e spesso ospitiamo i giovani subsahariani che studiano nelle università e che vogliono incontrarsi, fare delle cose insieme. Ci occupiamo di creare legami, ponti di relazione, anche se la realtà di chiesa è molto diversa da quella italiana».
Accanto alla testimonianza di Padre Patience a Rebbio ci sono state le voci di chi, dalla Tunisia è partito o è passato per approdare in Europa, in Italia. Molti i ragazzi e le ragazze, tra cui molti giovanissimi, che attraversano il deserto e arrivano in Tunisia, ennesima tappa di questo viaggio verso una vita migliore. Raccontano che in Nord Africa vengono accolti con timore, ma spesso non manca un po’ di empatia e di sostegno. Le associazioni attive sul luogo si occupano di dare loro la prima accoglienza, cibo, abiti puliti. Soprattutto, cercano di convincerli a tornare sui propri passi e di non intraprendere il pericoloso viaggio sui barconi. I più coraggiosi però non demordono e continuano il cammino verso il sogno di una vita migliore. Molti non lo realizzeranno, pochi i fortunati, alcuni sono a Rebbio con don Giusto.
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