Rinascere dopo la paralisi, grazie al basket

La storia Figlio bloccato da ischemia midollare, il padre fonda una squadra di sport inclusivo: «Pallacanestro? No, baskin»

Se il basket è metafora perfetta della vita poiché prevede che le persone collaborino per raggiungere insieme la vittoria, il baskin ne è la sublimazione. Come testimonia la storia di Davide e Giovanni Ronchetti, figlio e padre canturini, che hanno messo in campo tutta la loro voglia di fare, di stare insieme e di creare qualcosa per gli altri. «È il baskin il vero motore della nostra rinascita» spiega Giovanni, che ha fondato insieme con il presidente Luca Porta, il vicepresidente Francesco Pezzi e Pier Nicola Denegri, “Sport4All” associazione sportiva dedicata all’inclusione.

Lo sport e la malattia

L’inarrestabile e garbato papà non ha mai perso di vista l’obiettivo di un genitore: aiutare i figli a trovare la propria strada. Quella di Davide in effetti è stata molto accidentata, ma non per questo priva di soddisfazioni, che invece di è potuto togliere grazie all’impegno e a un approccio alla vita decisamente positivo e propositivo.

Classe 1992, sportivo e brillante studente di liceo, a 16 anni Davide ha pescato dal mazzo una di quelle carte che potrebbero far saltare il tavolo. «Vivevo la mia vita come ogni ragazzo della mia età, ero in terza superiore, giocavo in una squadra giovanile della Pallacanestro Cantù, quando un’ischemia midollare l’ha stravolta». Dopo preoccupanti giorni di ricovero in ospedale e lunghe giornate di stop, Davide ha potuto iniziare la riabilitazione, rendendosi presto conto di come tutto però fosse ormai cambiato. «Dopo un allenamento ho avuto un grave malore, iniziato con un fortissimo dolore al collo». Nonostante i soccorsi immediati, la situazione di Davide si è stata manifestata serissima fin da subito.

«All’inizio ero completamente paralizzato, poi grazie alla fisioterapia, che continuo a praticare ogni giorno, ci sono stati dei miglioramenti, anche se non ho recuperato la manualità. Da allora ho una fedele compagna, la sedia a rotelle che mi aiuta in tutti i miei spostamenti». Per Davide c’è un aiuto ancora più prezioso, quello della famiglia e degli amici; papà Giovanni racconta: «Mio figlio dopo lo scatenarsi della malattia, purtroppo ha dovuto abbandonare l’attività sportiva; giocava a basket da quando aveva 7 anni e lo stop è stato duro, anche dal punto di vista psicologico».

Fino a che è arrivato l’invito ad assistere a una partita di questa nuova realtà: il baskin. «Per me è stata una folgorazione – dice Giovanni – la bellezza di questo sport è che ognuno partecipa con le proprie caratteristiche e si gioca davvero tutti insieme, si collabora per raggiungere l’obiettivo». Il baskin è uno sport di squadra, giocato da persone con disabilità e normodotati insieme che prevede squadre miste anche dal punto di vista del sesso e dell’età.

Il termine “baskin” è l’unione di “basket” e “inclusivo”, è ispirato dal basket e lo scopo del gioco è quello di segnare più punti della squadra avversaria. Ai giocatori è richiesto di esprimersi al massimo delle capacità, giocando in squadra e senza pietismo. «Devo ammettere che non conoscevo il baskin, sono stato invitato a vedere una partita da un mio amico, dopo la quale Luca Porta (l’attuale presidente di Sport4All) mi ha avvicinato e mi ha invitato a partecipare a qualche allenamento. Da quel momento non mi sono più fermato» dice il ragazzo. «Dopo un’esperienza in una squadra di Lentate, con mio padre e ad altre persone innamorate di questo sport – continua Davide – abbiamo fondato “Sport4All”, un’associazione dove ho iniziato come giocatore e dove ora sono anche allenatore, con grande soddisfazione. Grazie a questo sport, mi alleno una volta la settimana insieme ai miei compagni, poi nel weekend, una volta ogni 15 giorni, disputiamo le partite. Praticare sport mi mancava molto, come mi mancava la possibilità di stringere relazioni vere e genuine con le altre persone». «Con i compagni di Sport4all ci si ritrova spesso: è nato un grande gruppo – continua Davide – L’associazione in pochi anni è cresciuta, le squadre ora sono due, i Lions e Bear, ma puntiamo ad ingrandirci ancora e a costituire la terza formazione, per dare questa opportunità a più persone. Tutti sono ben accetti e devo dire che le persone che si avvicinano a questo sport non restano indifferenti, perché è divertente e ognuno deve dare il suo contributo».

Il camp estivo

L’entusiasmo e la voglia di fare non mancano. «Passeremo del tempo insieme anche in un camp estivo: a settembre andremo qualche giorno al mare dove disputeranno anche delle gare che coinvolgono le squadre locali. È un’esperienza che abbiamo già fatto ed è stata davvero piacevole». Ascoltare il tono sereno con cui Davide racconta la sua storia infonde ottimismo. Mai darsi per vinti. «Ho accanto una bella famiglia che non mi ha mai fatto mancar l’appoggio. Sono riuscito a laurearmi in informatica in Bicocca, da un paio d’anni lavoro. Guadagnare qualche soldo, frutto del mio impegno, mi dà una bella soddisfazione» conclude Davide Ronchetti.

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