(S)Veglia di dolore: «Fermate ora questo sterminio»

Gaza Don Michele Pitino ai fedeli a Sant’Abbondio: «Se stiamo in silenzio, a Gaza rimarranno solo le pietre»

Non solo una veglia, ma una «sveglia, per molti di noi»: così don Michele Pitino, rettore della basilica di Sant’Abbondio a Como, ha definito il momento di preghiera per Gaza cui la Diocesi ha invitato i comaschi giovedì 29 maggio. E loro hanno risposto. A centinaia si sono riversati nelle navate della chiesa, riempiendo le panche così come gli angoli più bui, sotto alle colonne, per rispondere a un bisogno comune e condiviso: cercare consolazione, di fronte al male, nella parola di Dio.

«Nessuno figlio di un dio minore»

Don Pitino, nella lunga riflessione che ha rivolto ai comaschi travolti dall’immane tragedia in corso nella Striscia di Gaza, dove ogni giorno centinaia di civili perdono la vita sotto i bombardamenti dell’esercito israeliano o per la fame, dopo settimane senza cibo e con gli aiuti umanitari bloccati alle porte dell’area, ha messo in chiaro alcuni punti fermi. «Questa sera - ha detto guardando anziani e giovani fedeli - preghiamo per Gaza, come abbiamo pregato sempre e sempre preghiamo per ogni popolazione oppressa dalla guerra. Per questo popolo preghiamo, con questo popolo solidarizziamo, come abbiamo pregato, pianto e solidarizzato con ogni altro popolo schiacciato dalla violenza dei violenti». Dalla strage terroristica del 7 ottobre, in cui hanno perso la vita innocenti israeliani per mano di Hamas, al Libano, il Myanmar, la massacrata Ucraina, il Sudan e i molti altri luoghi del mondo dove imperversa quella che don Pitino ha definito «la violenza dei violenti». «Così - ha detto allontanando ogni dubbio sulle intenzioni della serata - oggi preghiamo per il massacrato popolo di Gaza, senza paura perché nessuno è figlio di un Dio minore».

Non una serata qualunque, ma improntata alla preghiera e all’ascolto della parola di Dio. Un ascolto che, ha rivelato don Pitino, molti hanno ritenuto inopportuno: «Questa sera, anche contro molte raccomandazioni in senso opposto, abbiamo deciso di metterci in ascolto della Parola di Dio, dei profeti e di Gesù che sul coraggio di pronunciare il male e parlare di pace ci insegna, facendoci arrossire».

Una Parola che rimprovera i nostri silenzi e smaschera le nostre ipocrisie. «Quei silenzi e quelle ipocrisie - ha ricordaot il prete - che Gesù non può sopportare». Durante la veglia sono state lette pagine del libro della Genesi, la visione narrata da Giovanni nell’Apocalisse e le parole del profeta Isaia. Con il solo obiettivo di unirsi all’appello di papa Leone XIV: «Cessi immediatamente il fuoco, si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi».

Nella Striscia di Gaza, dove la popolazione è costretta a sofferenze continue, alla perdita della casa, dei cari e di tutto ciò che permette di costruire la pace, don Pitino ha detto a gran voce «gridano le pietre... le pietre, ovvero l’unica cosa che resterà lì, se continueremo a fare silenzio, lasciando che siano le armi a parlare. Le armi benedette con i nostri soldi».

Il coraggio delle parole

E sull’importanza di prendere la parola su quanto sta accadendo, don Pitino ha aggiunto una riflessione priva di inibizioni o vergogne: «Le parole sono importantissime, ma a volte ci si può nascondere dietro le parole, si può finire per avere la bocca untuosa come il burro pronunciandole. Mentre molti ancora discutono all’Accademia della Crusca, cercando la parola più adatta, accade la realtà. Chiamatelo come volete, ma fermate questo sterminio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA