Affitti, l’emergenza ticinese: «Così sparisce il ceto medio»

L’intervista Il deputato del Gran Consiglio del Cantone, Giovanni Albertini, da sempre si occupa dei costi delle locazioni: «Stipendi troppo bassi rispetto alle zone della Svizzera, c’è chi non riuscirà mai ad avere una casa di proprietà»

Un aumento del 30% dei canoni d’affitto e dell’80% del prezzo delle abitazioni di proprietà. In Svizzera trovare casa è sempre più costoso. A confermarlo e a lanciare un Sos è stato di recente lo studio commissionato dai pianificatori cantonali dell’area metropolitana di Zurigo e dall’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB) sul ruolo della pianificazione del territorio in relazione ai costi abitativi.

Il Center for Regional Economic Development (CRED) dell’università di Berna ha esaminato, insieme alla società CIFI, le cause dell’aumento dei costi abitativi concentrandosi in particolare sul ruolo della pianificazione del territorio.

Giovanni Albertini, deputato al Gran Consiglio del Canton Ticino per Avanti con Ticino & Lavoro da tempo si batte per sensibilizzare la politica sul tema del caro affitti e case e spiega come, in Canton Ticino, gli stipendi siano mediamente troppo bassi per permettere di affittare con serenità un’abitazione adeguata alle proprie esigenze.

Albertini, in un sondaggio che aveva realizzato tempo fa, aveva anche evidenziato la costante crescita di ticinesi che si trasferiscono in Italia, pur mantenendo il lavoro nella Confederazione.

Deputato, gli aumenti degli affitti evidenziati dai dati sono sensibili, come li affrontano i ticinesi?

Si tratta di un fenomeno in costante crescita e, non aumentando gli stipendi e non adeguandosi all’inflazione e al caro vita, a fine mese diverse famiglie e single che hanno un reddito basso faticano a trovare un appartamento idoneo in affitto. Anni fa, da un sondaggio che avevo realizzato proprio su questo argomento era emerso che alcuni ticinesi pensavano, e pensano, ad andare ad abitare in Italia dove il costo della vita è minore e l’accesso ad un mutuo maggiormente facilitato. Avevo inoltrato il mio sondaggio alle autorità raccogliendo testimonianze di coppie o famiglie che, non per scelta, ma per necessità andavano a vivere in Italia; sono dati di tre anni fa, ma la situazione non è cambiata, anzi.

Perché i canoni di locazione continuano a crescere?

Per diversi motivi. Uno è che noi ticinesi abbiamo stipendi bassi, non riusciamo a risparmiare cifre corpose e l’accesso alle ipoteche è molto selettivo e difficile, per cui molti ticinesi si vedono costretti a vivere tutta la vita in affitto. Questo vuol dire che la domanda di affitti rimane consistente e quindi chi ha un appartamento da affittare tende a tenere alte le pigioni; è una questione di domanda e offerta. Inoltre, chi costruisce il nuovo sopporta rincari sulle materie prime che poi riversa sui prezzi delle abitazioni: è un cane che si morde la coda e ci va di mezzo chi ha uno stipendio medio-basso.

Anche il ricorso ai finanziamenti bancari è difficile?

Sicuramente. Se vuoi comprare un immobile di proprietà, diciamo una casa del valore di un milione di franchi, per accedere all’ipoteca devi avere di capitale proprio almeno del 20% sul prezzo d’acquisto, quindi 200’000 franchi. E le spese per l’abitazione non devono essere superiori al 33% del reddito. Inoltre, va tenuto conto della diminuzione del poter d’acquisto anche a causa del rincaro dei costi fissi, come quelli dell’elettricità, della benzina e della cassa malati obbligatoria.

Volendo fare i conti in tasca a un ticinese, quanto spenderebbe per un appartamento in affitto?

L’affitto di un 2.5 locali a Lugano può ammontare dai 1600 franchi al mese ai 2’500 franchi e oltre, dipende dalla superficie di metri quadrati, dalla posizione e dalla modernità dello stesso. In zone periferiche le cifre sono un po’ più basse, ma comunque non inferiori a 1000 franchi. Un costo così elevato per molti non è sostenibile, perché ci sono altre spese fisse a cui non ci si può sottrarre: la cassa di almeno 500 al mese, la benzina, assicurazioni varie, imposte federali, comunali e cantonali, cibo, ecc. Il conto è quindi subito fatto, e il più colpito è il ceto medio anche se le parole “ceto medio” sono abusate e non facilmente circoscrivibili.

Come si dovrebbe intervenire per dare più respiro ai ticinesi del “ceto medio”?

Bisognerebbe adeguare al rialzo i salari per compensare il carovita e l’inflazione. Promuovere maggiormente degli spazi abitativi intergenerazionali a pigione moderata, nuovi contesti urbani dove non vi è spreco, ma cooperazione e condivisione massimizzando il risparmio delle risorse, dal cibo agli attrezzi “fai da te”. Riformare il sistema della cassa malati pubblica obbligatoria. Oggi abbiamo un tasso di invecchiamento sempre più marcato e un tasso di natalità sempre più basso, va da sé che bisogna adeguare il sistema a questa nuova realtà. Portare in Ticino posti di lavoro qualificati e con alto valore aggiunto. Migliorare, rendere maggiormente capillare ed economico il trasporto pubblico con l’obiettivo di utilizzare il proprio veicolo motorizzato il meno possibile.

Gli appartamenti sono affittati in genere arredati o vuoti e quindi con il costo per gli arredi da sostenere?

Ci sono piccoli appartamenti ammobiliati, ma la maggior parte non lo sono. Di solito gli appartamenti già ammobiliati sono quelli maggiormente indicati per coloro che vogliono affittare a tempo determinato un immobile. Coloro che invece decidono di trasferirsi a lungo termine prendono in affitto un appartamento vuoto arredandolo come meglio credono.

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