Chiamatelo “stress idrico”: sarà l’agricoltura a pagare il prezzo più alto

Lo scenario Le paure degli esperti dell’Osservatorio permanente del Po. Nei campi essenziale impiegare l’acqua in modo equilibrato e consapevole

La siccità “stressa” anche i territori lombardi e piemontesi. E’ la considerazione che è emersa dal secondo incontro ufficiale dell’Osservatorio Permanente di Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po dello scorso 9 marzo. Bacino che interessa il territorio di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Marche, Veneto e si estende anche a porzioni di territorio francese e svizzero.

Gli esperti hanno confermato che la situazione idrologica è in conclamato stress idrico, come già era stata definita a febbraio.

Peggioramento

Non solo, rispetto a un mese fa ci sarebbe stato un peggioramento nelle ultime settimane perché, la pioggia che non è caduta ha annullato le effimere speranze di cancellare, almeno in parte, il deficit portato in eredità già dall’anno scorso.

Il Bollettino ufficiale dello stato idrogeologico aggiornato al 9 marzo scorso testimonia infatti che la siccità resta grave in tutta l’area Padana e che questo preoccupa non poco, visto che ci si avvicina alla stagione dell’irrigazione.

Se si vuole trovare qualche piccolo motivo di consolazione, dicono i dati ufficiali, lo si può cercare nella parte meridionale dell’area Padana dove esiste qualche indicatore positivo, ma solo in Emilia-Romagna; restano invece molto scoraggianti i dati dei territori piemontese e lombardo dove le analisi comunicate dagli enti hanno ribadito la situazione idrologica negativa.

A Parma, dove si è tenuto il secondo incontro ufficiale dell’Osservatorio Permanente di Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, sono arrivati più di 70 esperti rappresentanti di ministeri, regioni del distretto del Po, stakeholder e agenzie di monitoraggio. Tutti questi attori hanno sottoscritto la difficoltà cui si andrà incontro nei prossimi mesi, quando prenderà il via la stagione fondamentale per le produzioni agricole e durante la quale sarà essenziale impiegare l’acqua in modo equilibrato e consapevole.

Nell’insieme dei macrodati, raccolti e rielaborati dallo staff tecnico dell’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po con le Arpa regionali, sono emersi casi che dimostrano chiaramente lo stato di sofferenza del distretto del Po. Tra gli altri dati, significativi sono quelli delle portate d’acqua che, rilevate nelle stazioni lungo l’asta del Po sono rimaste, al 6 marzo, in uno stato di estrema o media gravità.

A preoccupare c’è anche un altro fatto, l’intrusione del cuneo salino che raggiunge già nel Po di Goro (secondo le analisi di Arpa Daphne in corso di ulteriore approfondimento) i 19 chilometri di risalita delle acque salmastre.

I livelli

Non è uno stato di fatto più incoraggiante nemmeno per i laghi, con il Garda che risulta quello in maggior crisi con un riempimento solo del 25% e con AIPo che già da giorni ha provveduto alla chiusura della diga di Salionze. Il lago Maggiore offre lo stesso panorama con un riempimento del 41,5% e con l’ente regolatore che conferma la scarsità di risorsa nei bacini di valle come mai negli ultimi 16 anni.

L’Associazione dei consorzi di bonifica, stante lo stress idrico dovuto alla siccità, ha chiesto in accordo con il Segretario Generale di Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po, di poter accumulare al più presto parte dell’acqua disponibile nelle reti di canalizzazioni dei consorzi, in anticipo sulla stagionalità, per rimpinguare le falde e i pozzi ad uso agricolo e salvaguardare habitat e biodiversità.

Il segretario dell’Autorità Alessandro Bratti ha anche sottolineato come ci si trovi in «una situazione assolutamente difficile in tutto il nord ovest con qualche situazione critica di approvvigionamento idropotabile in Piemonte e in Lombardia, dove si sono registrati parametri più negativi rispetto a quelli del 2022, mentre in Romagna, grazie alle piogge e allo scioglimento della neve che nei mesi scorsi è stato nella media, la situazione è differente. Siamo di fronte – ha concluso – a un bacino di fatto diviso in due. Ci vorrà molto buon senso e lavoro di confronto per gestire situazioni che potrebbero essere molto critiche all’inizio della stagione irrigua».

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