Clima, la Svizzera è virtuosa, ma non troppo. Alle spalle di Filippine e Marocco

Tutela del clima Non è certo brillante l’impegno della Confederazione. Secondo gli esperti va migliorato l’utilizzo delle energie rinnovabili

Il nuovo anno che sta per cominciare sarà un anno impegnativo per la Confederazione che, come molti altri Paesi, dovrà lavorare sodo per avvicinarsi agli obiettivi di tutela del clima.

Gli ultimi dati, resi noti a inizio dicembre, dicono infatti che la Svizzera, benché sia migliorata di un posto, resta ancora lontana dai vertici della classifica dei virtuosi e si pone al 21mo posto dell’”Indice di prestazione in materia di cambiamenti climatici (CCPI 2024)”. In sostanza, la Confederazione si trova a metà classifica generale dietro altri Paesi tra cui Filippine al sesto posto, Germania al 14mo, Marocco e India e l’Europa nella sua totalità al 16mo.

La classifica

Il “Climate Change Performance Index”, pubblicato da Germanwatch, NewClimate Institute e Climate Action Network è una classifica di 63 Paesi e dell’intera UE, che sono ritenuti, nella loro globalità, responsabili di più del 90% delle emissioni globali di gas serra e le prestazioni in materia di protezione del clima sono valutate in quattro categorie: emissioni di gas serra, energie rinnovabili, uso dell’energia e politica climatica. L’Italia è messa ancora peggio, al 44mo posto.

Queste posizioni vengono raggiunte in base a un punteggio complessivo di ciascun Paese che viene calcolato in base ai punteggi individuali in quattro categorie: emissioni di gas serra, energie rinnovabili, uso dell’energia e politica climatica, composte da 14 indicatori.

Posizione intermedia

«La crisi climatica è una minaccia esistenziale per la vita sulla Terra. Per ridurre l’entità degli impatti della crisi, dobbiamo limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, come deciso nell’Accordo di Parigi – si legge nelle dichiarazioni dell’ente - Solo un’azione decisa ridurrà le emissioni di gas a effetto serra, che sono responsabili del cambiamento climatico. In quanto strumento di monitoraggio indipendente, il CCPI svolge un ruolo di primo piano nell’informare sulla fase di attuazione dell’accordo di Parigi.

Dal 2005, il CCPI fornisce un’analisi delle prestazioni dei paesi in materia di protezione del clima».

La Svizzera nel CCPI si trova ora in una posizione intermedia e guardando all’anno che sta per finire, vale la pena di ricordare che nel giugno 2023 ha adottato una legge sul clima che fissa un obiettivo di zero emissioni per il 2050. Ora l’impegno sarà rivolto a migliorare ancora l’uso delle energie rinnovabili e a decidere quando riuscire a dire addio ai combustibili fossili.

Molti sono gli interventi che la rete sta ospitando in merito alla posizione della Svizzera in questa classifica. Tra gli altri c’è quello di Georg Klingler, esperto di clima ed energia di Greenpeace Svizzera che ha dichiarato a margine della Cop28 di Dubai: «Il confronto tra i Paesi in materia di protezione del clima mostra chiaramente che gli sforzi compiuti finora non sono sufficienti e che siamo in fondo alla classifica quando si tratta di questioni climatiche. La Svizzera deve ridurre le proprie emissioni interne di almeno il 60% entro il 2030, invece del 34% attualmente previsto. Allo stesso tempo, la Svizzera deve impegnarsi maggiormente all’estero. Deve adottare misure che le consentano di ottenere, entro il 2030, riduzioni significative delle emissioni nei Paesi terzi, oltre a quelle interne. I Senior del clima svizzeri hanno presentato queste due richieste alla Corte europea dei diritti dell’uomo. La sentenza è prevista per il 2024 e il caso è considerato un precedente».

Lo stesso esperto ha aggiunto, e le sue parole sono state pubblicate anche da RSI, che «in quanto Paese ricco (...), la Svizzera ha la responsabilità di adottare una politica climatica più ambiziosa. Deve mettere in atto misure per ridurre rapidamente le sue emissioni di carbonio».

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