Da residente in Ticino
a lavoratore frontaliere
Sarà il nuovo domani?

Lo studio Un trend decennale certificato da un’indagine dell’Ustat All’origine l’accordo fiscale, la carenza di manodopera e il telelavoro

Chi va, chi resta, chi ritorna. Per la prima volta si approfondisce un tema complesso e interessante quale i frontalieri che diventano residenti in Ticino e viceversa, in uno studio realizzato dall’Ustat.

Si distingue un trend decennale che vede sempre meno frontalieri diventare residenti e sempre più residenti diventare frontalieri. «Nel 2020 in Ticino, questi flussi migratori costituiscono circa il 13% degli arrivi internazionali complessivi, e rispettivamente il 18% delle partenze» è la conclusione. Mutamenti più duraturi per chi decide di vivere nel Cantone svizzero.

Chiaro che diversi elementi potranno incidere in futuro, a partire dall’accordo fiscale.

Cosa succede

Nel 2020 i residenti divenuti frontalieri sono stati 836, il 42,4 % in più rispetto al 2013. Nel medesimo anno, i frontalieri diventati residenti risultano 869, il 43,8%.

Prima di tutto gli analisti raccontano le ipotesi alla base dell’evoluzione registrata, con una premessa: «L’introduzione del nuovo accordo fiscale sui frontalieri, nonché la crescente possibilità di svolgere telelavoro, assieme ad altre dinamiche, come la carenza di manodopera, potrebbero modificare queste tendenze, in una direzione o nell’altra. Prevederne l’andamento risulta quantomeno complesso, perciò un continuo monitoraggio del fenomeno (oltre allo sviluppo ulteriore della metodologia applicata in questi contributi) rimane fondamentale per fornire una base oggettiva di dibattito attorno a un argomento molto discusso».

Allora prendiamo in esame prima la persistenza del cambiamento di residenza da una parte all’altra della frontiera: scelta temporanea o destinata a durare? Ecco che si segue il comportamento di chi si è spostato per tre anni.

Metodologicamente, la popolazione di riferimento è quella che ha fatto uno spostamento dal 2013 al 2017. «Si inizia analizzando i percorsi delle 7.417 persone che sono passate dalla situazione di frontaliere a quella di residente in Ticino – è la precisazione - La gran parte resta tale anche negli anni successivi: il 91,5% dopo un anno, l’84,1% dopo due anni e il 78,5% dopo tre anni». C’è anche una quota che torna all’estero, ma viene ritenuta esigua, cifre alla mano: dopo tre anni il 6,1% come frontaliere e l’11,4% senza più avere delle relazioni professionali con la Svizzera. C’è un’ulteriore, minima parte - il 4% - che si trasferisce nel resto della Svizzera.

Quanti sono

Ma c’è l’altra faccia della medaglia. Riguarda le 3.303 persone che da residenti in Ticino diventano frontaliere: qui si nota una maggiore mobilità rispetto al primo gruppo. Difatti, dopo un anno soltanto il 49,8% resta in questa condizione; il 24,1% lascia anche l’attività lavorativa in Svizzera e risulta quindi all’estero. Ma il 21,6% torna a vivere in Ticino e il 4,5% si trasferisce nel resto della Svizzera. Esaminando i tre anni successivi allo spostamento, si riducono ulteriormente i frontalieri, al 36,8%. Il 32,6% vive all’estero e non è più attivo in Svizzera, il 24,2% torna a vivere in Ticino e il 6,4% vive nel resto della Confederazione elvetica.

Attraverso il metodo del clustering – identificando gruppi di persone con analoghi percorsi – si riescono a cogliere ulteriori elementi.

Ogni anno, una persona può risultare: residente in Ticino, residente nel resto della Svizzera, frontaliere oppure residente all’estero.

Da frontalieri a residenti: quali traiettorie? Come appena visto, chi da frontaliere diventa residente è più stabile. In ogni caso vengono individuate sette traiettorie. La prima è quella di chi rimane residente anche nei tre anni seguenti: 5.732 persone, il 77,3% di chi fa questa scelta. Con una sovrarappresentazione di svizzeri, di donne e di persone con più di 35 anni.

In 225 (il 3%), dopo essersi trasferiti in Ticino si spostano via via in altri luoghi della Confederazione. Spiccano svizzeri e giovani (15-34 anni).

Visto che «questi cluster sono maggiormente associati a un ritorno verso l’estero, non sorprende quindi registrare una sottorappresentazione di persone svizzere» si precisa. Tra chi torna all’estero come frontaliere: in 131 (1,8%) sceglie già l’anno dopo e in 341 (il 4,6%) nei due anni successivi; qui giovani fino a 34 anni a essere sovrarappresentati. Tra chi torna all’estero, definitivamente, in 312 (il 4,2%) tagliano ogni legame con la Svizzera nel giro di un anno, e in 298 (il 4%) nei due anni dopo. Sovrarappresentati i giovani fino a 24 anni e le persone più vicine all’età di pensionamento. Ci sono altri gruppi interessanti che vengono esaminati. Un cluster complicato è quello con 292 persone (ovvero l’8,8%) perché comprende persone che passano gradualmente dallo stato di frontaliere a quello di residente all’estero, eppure una quota non insignificante torna a essere residente in Svizzera (non per forza in Ticino) tre anni. Più rappresentati gli svizzeri e chi ha qualche anno in più: la fascia dei lavoratori tra i 55 e i 65 anni, quindi quelli tra 35 e 44 anni.

Un altro gruppo - 378 individui, l 5,1% di chi diventa residente in Ticino - si mostra più eterogeneo. Due anni di residenza nel Cantone, quindi va all’estero (ma non è frontaliere) o verso il resto del Paese. Si distinguono i giovani tra i 15 e i 24 anni, che colgono nuove chance.

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