Dalla sanità al turismo: il numero dei frontalieri sfonda quota 75mila

La situazione In crescita il numero dei lavoratori italiani occupati in Ticino. Tiene anche il manifatturiero, sebbene il picco positivo si rilevi perlopiù nei comparti storici

«I dati pubblicati dall’Ufficio di statistica ticinese relativi al secondo trimestre dell’anno ci dicono che la tendenza all’aumento dei frontalieri italiani occupati nel Canton Ticino a fine giugno di quest’anno si mantiene costante come negli anni precedenti, se naturalmente si esclude il breve periodo legato alla crisi pandemica».

La lunga disamina del segretario della Uil Frontalieri di Como, Roberto Cattaneo, sul nuovo record di frontalieri nel Cantone di confine - 75.795 i permessi “G” censiti al 30 giugno (+3,4% la variazione annua) - prende le mosse proprio da questa considerazione.

Segno più

I primi due dati che balzano all’occhio sono rappresentati dal segno “più” (+0,8% la variazione su base trimestrale) dell’industria manifatturiera e, per contro, dalla leggera frenata (-0,8%, sempre su base trimestrale) dell’edilizia, comparto quest’ultimo che ha legami profondi con il nostro territorio e con le province di confine, con 8.083 frontalieri (68 in meno rispetto al 31 marzo) occupati al termine del terzo trimestre, poco meno della metà dei quali comaschi.

In crescita i lavoratori frontalieri impegnati nell’industria manifatturiera, ma frenata nell’edilizia

«È importante evidenziare la buona tenuta dei frontalieri occupati nell’Industria manifatturiera, che crescono sia su base annua che trimestrale, pur se in termini dimezzati rispetto alla crescita del numero totale dei frontalieri - l’analisi di Roberto Cattaneo - Si segnala invece un arresto della crescita dei frontalieri che sono occupati nel settore delle costruzioni. Arresto avvenuto tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, visto che su base annua anche i frontalieri dell’edilizia crescono».

L’altra importante sottolineatura la merita sicuramente il Terziario, che in Ticino ha sfondato il muro dei 50 mila permessi “G” attivi.

«A oggi il 66,5% dei frontalieri italiani, in pratica due su tre, è occupato nel Terziario. All’interno del Terziario i comparti che registrano un incremento più che proporzionale sono gli stessi che da anni vedono il più forte aumento numerico», l’affermazione del segretario della Uil Frontalieri di Como.

E nel dettaglio sicuramente balza all’occhio il segno “più” marcato dei servizi di alloggio e ristorazione (+12.5% su base annua) e con loro quello delle attività scientifiche e tecniche (+6,3%) nonché del sempre florido - quanto a frontalieri occupati - segmento della sanità (+8,2%).

I “tradizionali”

«L’occupazione dei frontalieri che possiamo definire “tradizionale” nel settore “alloggio e ristorazione” registra un incremento che è quasi il quadruplo dell’aumento totale dei frontalieri. È in gran parte dovuto a una forte ripresa del turismo interno ed estero, ma questo settore è tradizionalmente soggetto a un andamento altalenante. In periodi di calo turistico i frontalieri occupati nel settore diminuiscono anche in termini rilevanti - fa notare ancora Roberto Cattaneo - Chi invece non diminuisce mai, neppure durante la pandemia, è il numero dei frontalieri occupati nei settori del Terziario avanzato, in pratica gli italiani forniti di elevati gradi di istruzione e di alto contenuto professionale. La domanda di manodopera frontaliera dotata di alti contenuti professionali è, in Canton Ticino, costantemente in crescita e ormai da parecchio tempo».

Tassi di crescita ben più alti della media per i lavoratori frontalieri impiegati nella Sanità

Un caso a sé è poi rappresentato dall’andamento dei frontalieri occupati nella Sanità, che da diversi anni registrano tassi di crescita ben più alti della media e che creano alle strutture sanitarie lombarde seri problemi di reperibilità di figure professionali, in modo particolare per quanto riguarda gli infermieri.

«Se raggruppiamo i numeri dei frontalieri occupati nei diversi rami del Terziario non tradizionale, comprendendo anche la sanità e l’istruzione, notiamo che i frontalieri che operano in questi settori raggiungono, a fine giugno, il 54% di tutti i frontalieri occupati nel Terziario. Un anno fa, al 2° trimestre 2021, erano il 53,3%, mentre 5 anni fa, nel 2017, erano il 50%», la chiosa del segretario della Uil Frontalieri di Como. Un segnale di crescita non eclatante ma certamente molto costante.

Da segnalare infine che l’incremento dei frontalieri in Ticino resta comunque inferiore a quello del totale della Svizzera e di quasi tutti i Cantoni che fanno ricorso da tempo a manodopera frontaliera.

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