«Giù le mani dall’italiano». La finta rivolta in un film

Ciak si gira Le riprese di “Bon Schuur Ticino” del regista Peter Luisi. Nella commedia la protesta di chi è contrario all’istituzione di una sola lingua

Le lingue nazionali sono una cosa seria: anche quando si sorride.

Di recente non è mancata un’insolita scena a Locarno, ovvero una folla di manifestanti che sfilavano con cartelli urlando “Giù le mani dalla nostra lingua”. Chi si è fermato a cercare di capire cosa stesse accadendo ha anche scorto cartelli con scritte come “No all’abolizione della lingua italiana in Ticino” o ancora “La nostra lingua la nostra identità”. Che cosa stava dunque accadendo? C’è una rivoluzione linguistica in corso all’improvviso che minaccia i cantoni?

Niente di tutto questo, non c’è alcun rischio per il futuro linguistico del Cantone, piuttosto si tratta delle riprese di un film: “Bon Schuur Ticino”, diretto dal regista Peter Luisi. Tema centrale, una votazione popolare dal risultato disarmante e in grado di gettare la Confederazione elvetica in un clima di vera e propria emergenza.

Al cinema in estate

L’opera arriverà nei cinema svizzeri per la prossima estate, ma intanto ha già attirato l’occhio durante la realizzazione per queste peculiarità. A Locarno ci si è fermati due settimane per girare proprio le scene della protesta: una scelta non casuale, ha rilevato il produttore David Luisi rispondendo ai media, perché l’attaccamento alla propria lingua è radicato nei ticinesi. L’iniziativa che – nel contesto immaginario del film – sbarca in Svizzera si chiama “No Bilangue” e sancisce il mantenimento di una sola lingua nazionale: novità impensabile per la gente pronta a scendere in strada e a lottare per difendere ciò che ritiene strettamente connesso con le proprie radici e la propria identità. Se la reazione è dura in Ticino, non è che andrà liscia in altre zone svizzere: le proteste esploderanno in ulteriori Cantoni e la troupe girerà anche a Zurigo e Berna.

Segno particolare, il film è realizzato grazie al sostegno della Ticino Film Commission. E se a Locarno nasce in parte, a Locarno spera di tornare una volta compiuto per farsi apprezzare dal pubblico: in particolare al prossimo film festival dove potrà giocare anche in casa. Si tratta di un film con oltre mille persone coinvolte. Tra gli attori compaiono il cabarettista Beat Schlatter e l’attrice, cantante e ballerina ticinese Catherine Pagani. Ci sarà da sorridere, come vuole una commedia per tutti, ma anche da riflettere.

Nessun cambiamento in vista

Nella realtà, infatti, nessun cambiamento legislativo è in vista su questo fronte e nessuno sfilerà in Ticino per tenersi stretto l’italiano. Che peraltro va anche oltre i confini di questo cantone come lingua principale.

Circa la metà della popolazione svizzera che indica l’italiano come lingua principale risiede in Ticino ma anche nelle Valli Calanca, Mesolcina, Bregaglia e Poschiavo del trilingue Canton Grigioni, secondo Italianoascuola.ch, un’associazione di insegnanti di italiano di tutte le aree linguistiche della Svizzera. Vivo e anche dinamico, il dialetto, dato che il 30,7 % dei residenti in Ticino e il 60,8% degli italofoni grigionesi usano il dialetto tra le pareti domestiche.

Interessante è l’andamento di questa lingua. «Il picco dell’11.9% del 1970 è il riflesso dell’immigrazione italiana, il successivo calo al 6.5%, invece, del fenomeno di naturalizzazione o di ritorno in patria degli immigrati» si spiega. Poi sono cambiate le metodologie di rilevazione, ma si viaggia appunto sopra l’8% in questo periodo storico.

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