Guerra nucleare, i piani svizzeri: «Così siamo pronti a difenderci»

Gli scenari La Confederazione dispone di 360mila bunker antiatomici. Il governo ha diffuso un vademecum per non farsi trovare impreparati

È sicuramente uno spettro lontanissimo - e tale deve rimanere - ma la Svizzera ha comunque deciso di portarsi avanti sul tema sensibile di un possibile “evento nucleare in relazione” alla guerra in Ucraina, ricordando che la vicina Confederazione dispone di 360 mila bunker anti-atomici costruiti sotto abitazioni ed edifici nonché oltre 5 mila rifugi pubblici in grado di ospitare - in caso di attacco o emergenza nucleare - la totalità della popolazione.

A rompere gli indugi è stato il Governo di Berna che ha ufficialmente autorizzato il Dipartimento federale della Difesa “a impiegare uno Stato maggiore di condotta strategica (leggasi task force appositamente creata, ndr) in caso “di evento nucleare” quale deflagrante epilogo del conflitto ucraino.

Cinquemila rifugi pubblici

«In tal modo il Governo ha definito l’organizzazione di crisi al fine di garantire una reazione rapida ed efficace in caso di evento - ha confermato una nota diffusa da Berna -. I compiti dello Stato maggiore di condotta prefigurano anzitutto l’analisi costante della situazione, in modo da poter attuare tempestivamente le misure necessarie, nonché il coordinamento della pianificazione degli impieghi a breve, medio e lungo termine, in stretta collaborazione con gli organi competenti».

Detto ciò è arrivata l’inevitabile puntualizzazione: «Nella sua attuale valutazione della situazione, il Dipartimento federale della Difesa ritiene improbabile che in relazione con la guerra in Ucraina la Russia impieghi armi nucleari o che sia provocato deliberatamente un incidente nucleare. Se un evento nucleare dovesse comunque verificarsi in Ucraina, ciò rappresenterebbe una crisi di grande portata e complessità nonché di particolare urgenza in termini di tempo. Per garantire una reazione rapida ed efficace in caso di evento, il Consiglio federale ha definito la creazione di un’unità di crisi e i relativi compiti operativi».

Pertanto il Consiglio federale ha autorizzato il Dipartimento cui fa capo la Difesa a impiegare «lo Stato maggiore federale Protezione della popolazione quale Stato maggiore di condotta strategica della Confederazione, nel caso in cui si verificasse un evento nucleare oppure che un tale evento si profilasse. Tale Stato maggiore è diretto dal segretario generale del Dipartimento della Difesa medesimo. Vi partecipano i segretari generali di tutti i dipartimenti, il portavoce del Consiglio federale, insieme ad un rappresentante dell’Esercito» ed numerosi altri rappresentanti delle istituzioni federali nonché dei vigili del fuoco.

Strutture parallele

Il Governo federale ha anche precisato che «non verrà creata alcuna nuova struttura parallela» e che l’obiettivo è «garantire una gestione efficiente delle crisi».

In questo contesto, «le responsabilità e le competenze rimangono ai singoli organi federali». I compiti dello Stato maggiore di condotta strategica comprendono anzitutto - ne abbiamo dato conto poc’anzi - «l’analisi costante della situazione (dunque è da ritenersi già operativo), in modo da poter attuare tempestivamente le misure necessarie, nonché il coordinamento della pianificazione delle azioni da intraprendere nel breve, medio e lungo termine in stretta collaborazione con gli organi competenti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA