Manca un posto a tavola. Ecco come la Svizzera vuole fermare il “vizietto” di chi prenota e poi non si presenta

La situazione Le prenotazioni a vuoto cominciano a essere un problema. E la categoria corre ai ripari: «Ma è anche una questione di principio»

Il dibattito sulle tante (per qualcuno troppe) prenotazioni nei ristoranti di ogni ordine e grado saltate nella vicina Confederazione per i motivi più variegati è passato da dibattito interno all’Associazione di categoria di riferimento (GastroSuisse) ad argomento di stretta attualità, con il Ticino che dentro questo contesto in continuo divenire ha comunque annunciato la volontà di non stare a guardare.

La stessa GastroTicino ha parlato di “questione di principio”, annunciando la volontà (sempre su base individuale, naturalmente) di introdurre una caparra - dal prezzo variabile a seconda del rango del ristorante - per evitare le prenotazioni “a vuoto” che numeri alla mano stando aumentando un po’ ovunque.

Le modalità

La base si collocherebbe a quota 50 franchi, perché per dirla con il presidente di GastroTicino Massimo Suter - sua l’intervista di copertina dedicata principalmente a questo tema - “mettere una caparra di 10 franchi avrebbe poco senso”. Peraltro la recente assemblea di GastroTicino, che si è svolta a Lugano, abbia di fatto avallato in toto questa proposta, che a Zermatt - località a forte trazione turistica del Canton Vallese - così come a Lucerna e Zurigo è in essere da tempo. Il concetto di fondo è che anche in Ticino ormai un numero sempre più rilevante di prenotazioni salta, perché i clienti scelgono più locali contemporaneamente, decidendo all’ultimo su quale destinazione optare.

«Così non va bene - la chiosa di Massimo Suter -. Il nostro lavoro va rispettato ed è per questo che l’assemblea di GastroTicino ha avallato questa opzione, ricordando anche che quello della ristorazione è stato tra i settori più colpiti dal biennio segnato dalla pandemia».

Forbice

La forbice entro la quale è atteso il debutto della caparra va dai 50 ai 150 franchi. L’assemblea di GastroTicino ha anche chiarito che non vi è nessun obbligo di dar corso a questa iniziativa, consigliando però di applicarla soprattutto «laddove le prenotazioni riguardano 10 o più persone».

Su base federale al momento il fenomeno sembrerebbe ancora contenuto, anche se si moltiplicano nei diversi Cantoni le segnalazioni di ristoratori che vedono le prenotazioni - in particolare nelle serate clou del fine settimana - saltare senza alcun motivo apparente. L’obiettivo è trovare il giusto equilibrio, perché come tutte le novità anche questa rischia comunque di essere mal digerita (tanto per rimanere in tema). Da capire ora chi nel vicino Cantone romperà il ghiaccio chiedendo 50 (o più franchi) per evitare spiacevoli sorprese al momento di alzare la saracinesca e trovarsi davanti ad un tavolo vuoto.

Il tema appassiona ed al tempo stesso, sopra certi numeri, rappresenta un cruccio non solo per le attività più piccole, tanto che lo stesso Massimo Suter ha comunque annunciato che «quantomeno il numero di carta di credito a garanzia della prenotazione è consigliato chiederlo».

La Rsi - che ha dedicato di recente ampio spazio all’argomento - ha parlato di “fenomeno che danneggia i ristoranti”, citando il caso di un noto ristorante di Zurigo, il “Churrasco”, dove capita che i clienti riservino un tavolo, ma poi non si presenti nessuno.

Libero ma occupato

«E quel tavolo resta vuoto, ma paradossalmente occupato», la sottolineatura dei proprietari del “Churrasco”, senza dimenticare che si tratta di un danno economico non trascurabile in un periodo così contradditorio come quello attuale. Sempre la Rsi ha realizzato una panorama in diversi ristoranti ticinesi, confermando che se da un lato il fenomeno (come anticipato) è ancora contenuto nelle sue dimensioni, dall’altro c’è chi si è già attrezzato evitando di accettare le prenotazioni, se non in determinate situazioni. L’alternativa è la caparra da 50 franchi, che pare sia soluzione in arrivo soprattutto nei ristoranti di alcune località turistiche (ticinesi e non) dove vi è un forte passaggio di clienti. Basterà per far scendere a livelli fisiologici questa cattiva “abitudine”?.

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