La “voglia di politica” che infiamma il Ticino. Quasi mille candidati per le elezioni cantonali

La situazione I pretendenti ai novanta seggi del Gran Consiglio sono 924. Nel 2019 erano stati quasi duecento in meno. E poi c’è il Consiglio di Stato

C’è tanta voglia di politica (anche) in Canton Ticino. Per quanto sorprenda l’idea in un momento così diffuso di disimpegno, a due mesi dalle attese elezioni cantonali si scopre che i pretendenti ai 90 seggi in Gran Consiglio (l’ultima volta si era votato il 7 aprile 2019) sono ben 924. Il che significa praticamente che c’è un candidato alla carica ogni 380 abitanti.

Un primato mai raggiunto prima (e sottolineato da più parti in queste settimane con tutta l’enfasi del caso), che fa riflettere su quanto sia ambito un seggio nel Parlamento cantonale. Nel 2019, i candidati erano stati 734, dunque 190 in meno rispetto all’attuale tornata, fissata - lo ricordiamo - per il prossimo 2 aprile.

Il dato finale

Ma non è tutto perché ai candidati in lizza per un posto in Gran Consiglio si è aggiungono quelli che ambiscono ad uno dei cinque posti disponibili in Consiglio di Stato, vale a dire il Governo cantonale.

Il dato finale dei candidati per il Consiglio di stato si è attestato a 49, il che porta il totale dei candidati - incluso il Gran Consiglio a 973, in pratica ad un’incollatura da quota 1000.

Un dato che ha sorpreso anche molti degli addetti ai lavori, che ora stanno cercando di dare risposte a questa rinnovata “voglia di politica” dopo tre anni difficili come quelli segnati dal Covid e dall’onda lunga del conflitto ucraino.

Per fornire un altro dato significativo, nel 2015 i pretendenti ad una poltrona in Gran Consiglio erano stati 624, dunque ben 300 in meno. Buona, in questa tornata elettorale che si annuncia molto combattuta, la rappresentanza femminile, considerato che il 40% delle persone in lizza sono donne. Dentro queste dinamiche, la Rsi ha evidenziato anche un altro aspetto di rilievo e cioè che circa il 14% dei Comuni ticinesi - pur a fronte, come anticipato, di un numero record di candidati e candidate - non avrà alcun rappresentante nel Governo cantonale.

Nessun rappresentante

I Comuni ticinesi, per inciso, sono 106. In larga parte si tratta di piccoli Comuni di montagna - anche se molto conosciuti, come Bosco Gurin, che ospita apprezzati impianti di risalita con annesse piste da sci -, ma vi è anche qualche caso di Municipio strategico (che come detto non avrà alcun gran consigliere a Bellinzona) come Grancia, Municipio noto per il fatto di avere un numero di frontalieri superiore a quello dei residenti effettivi. Gran parte dei candidati - ben 590 - si attesta nel Sottoceneri, il che dà ancor più rilevanza ad argomenti e tematiche che riguardano i rapporti di confine.

Di sicuro sarà battaglia (politica) per assicurarsi i 90 seggi in Gran Consiglio. Ed a questo proposito vale la pena ricordare l’attuale composizione del Parlamento cantonale. Con 23 seggi il Partito Liberal Radicale guida il nutrito drappello di schieramenti che siedono a Palazzo delle Orsoline.

Segue la Lega dei Ticinesi con 18 rappresentanti, che nella tornata elettorale del 2019 ha superato di due incollature (16 Gran Consiglieri) il Ppd. La quarta posizione della graduatoria è occupata dal Partito Socialista, che conta 13 esponenti.

A seguire siedono poi in Gran Consiglio i cosiddetti partiti “minori” - non certo per importanza, ma per numero di gran consiglieri -, vale a dire Udc (6), Verdi (5), Movimento per il Socialismo (3), Partito Comunista svizzero (2), Più Donne (2) e Udf (1).

I nomi più noti

Nel Partito Liberal Radicale da segnalare nell’ultima tornata elettorale cantonale gli oltre 54 mila voti conquistati da Alex Farinelli, mentre Daniele Caverzasio con 40 mila voti ha guidato il gruppo dei gran consiglieri in quota alla Lega dei Ticinesi. Nel Ppd citazione d’obbligo per i 36686 voti di Giorgio Fonio, ricordando per tutti il differente meccanismo elettorale rispetto alle nostre regionali. Dal Gran Consiglio era stata infine esclusa la lista di “Montagna Viva” rappresentata nella legislatura precedente da Germano Mattei, che aveva impostato il proprio mandato a Bellinzona nella difesa dagli alpeggi dall’assalto dei grandi predatori, in primis il lupo.

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