Nucleare, amore rinnegato degli svizzeri: tiene il divieto alle centrali

La storia Il primo impianto risale al 1957, con l’avvio di un reattore di ricerca. Nel 2017 lo stop con un referendum e, dall’anno dopo, la nuova normativa

Il nucleare si è fatto largo in Svizzera a partire dal 1957, con la messa in esercizio del primo reattore definito “di ricerca”. Si è trattato di un primo significativo passo, cui l’allora Consiglio federale ha deciso di dare seguito operativo (erano i primi anni Sessanta) alla stretta necessità di coprire il crescente fabbisogno energetico.

Da lì la decisione - che ai tempi ha portato in dote un aspro dibattito politico - di accantonare (seppur non in toto) l’energia idroelettrica per puntare con decisione sul nucleare, destinato ad un utilizzo “a scopi pacifici, ovvero per la produzione di energia elettrica e per applicazioni nei settori della medicina, dell’industria e della ricerca”.

Il Canton Argovia

E così lo sfruttamento commerciale dell’energia nucleare è iniziato nel 1969 con la messa in servizio della centrale di Beznau I (Canton Argovia), seguita nel 1972 dalle centrali di Beznau II e Mühleberg, nel 1979 da quella di Gösgen e nel 1984 da quella di Leibstadt. La vicina Confederazione ha così proseguito negli anni una convivenza pacifica con il nucleare nel corso dei decenni, tanto che nel 2008 i principali gestori delle centrali nucleari hanno inoltrato tre dettagliate richieste di autorizzazione per la costruzione di nuovi impianti.

Dopo l’incidente al reattore di Fukushima (Giappone), nel marzo 2011 il Dipartimento federale dell’Ambiente ha però deciso di sospendere le procedure di rilascio delle autorizzazioni di massima per nuove centrali nucleari. Nel secondo semestre del 2011, il Consiglio federale e il Parlamento - decidendo di abbandonare gradualmente l’energia nucleare - hanno poi gettato le basi per una nuova politica energetica (contenuta nella cosiddetta “Strategia energetica 2050”).

Alla fine del 2016, i gestori delle centrali nucleari hanno ritirato tutte e tre le richieste di autorizzazione. Come spesso accade in Svizzera, è toccato poi al popolo svizzero, nel maggio 2017, mettere la parola fine ad una possibile espansione del nucleare, attraverso una consultazione molto sentita. Nel dettaglio, riprendendo un dettagliato reportage di Swissinfo.ch all’indomani del voto, il 58% degli aventi diritto ha detto no alla costruzione di nuove centrali atomiche, chiedendo nel contempo la chiusura in modo graduale gli impianti esistenti.

«Il sostegno alla svolta energetica è stato particolarmente forte nella Svizzera francese. In Canton Vaud, quasi tre votanti su quattro si sono espressi in favore dell’abbandono progressivo dell’atomo. Dalle urne è uscito un “sì” anche in Ticino e nei Grigioni, così come nella maggior parte dei Cantoni di lingua tedesca», rimarcava Swissinfo.ch. Particolarmente fragorosa la bocciatura del nucleare in Canton Argovia, Cantone che ospita quattro dei cinque reattori della Svizzera. Dal 1° gennaio 2018 vige pertanto sul territorio federale il divieto di rilascio di autorizzazioni di massima per nuove centrali nucleari.

Da segnalare che la centrale nucleare di Mühleberg - Comune del Canton Berna a tre ore e mezza d’auto da Como - è stata disattivata nel dicembre 2019 ed è ora in fase di smantellamento. Gli altri impianti sono ancora in esercizio.

Il futuro

«In Svizzera non è stato fissato per legge un limite temporale per l’esercizio delle centrali nucleari, che possono quindi continuare a funzionare fintantoché né è garantita la sicurezza», ha precisato il Governo federale. Nell’ambito della “Strategia energetica 2050”, la Svizzera punta ora in maniera decisa a diminuire la dipendenza dalle energie fossili importate, rafforzando nel contempo le energie rinnovabili indigene.

«Da ciò risulteranno posti di lavoro e investimenti in Svizzera», ha rimarcato ancora il Governo. Anche il fatto che non esiste un limite temporale per l’esercizio delle centrali nucleari, di fatto tutela (ad oggi) i quattro impianti attivi «sino al termine del loro ciclo di vita, stabilito in funzione di criteri di sicurezza tecnici».

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